MONTAGNA

L’alpinista Benjamin Védrines a Lissone: un incontro di sport e solidarietà ad alta quota

La serata è stata l’occasione per la proiezione del film "K2 Chasing Shadow", che ripercorre l’impresa più audace di Védrines

L’alpinista Benjamin Védrines a Lissone: un incontro di sport e solidarietà ad alta quota

Nemmeno il freddo pungente e la pioggia di una classica serata di fine novembre sono riusciti a fermare la passione per la montagna. Oltre 500 appassionati hanno riempito il Palazzo dello Sport DF di Lissone, in provincia di Monza e Brianza (Lombardia), per ascoltare la testimonianza di Benjamin Védrines, giovane alpinista francese classe 1992, specializzato nelle arrampicate di velocità e oggi considerato uno dei talenti più sorprendenti del panorama internazionale.

L’evento, organizzato da DF Sport Specialist insieme a The North Face, si inserisce nella lunga scia delle oltre 300 iniziative promosse nei punti vendita della catena fondata da Sergio Longoni e ora guidata dalle figlie Daniela e Francesca.

“K2 Chasing Shadow”: la scalata in 10 ore, 59 minuti e 59 secondi

La serata è stata l’occasione per la proiezione del film “K2 Chasing Shadow”, che ripercorre l’impresa più audace di Védrines: la scalata della seconda montagna più alta del mondo, 8611 metri di altezza, in meno di 11 ore. Ma non è solo un tributo al successo: il documentario racconta anche il fallito tentativo del 2022, gli errori, la fatica, le lezioni imparate.

Il momento più drammatico arriva a quota 8300 metri. Benjamin lo ricorda con lucidità:

“Ho iniziato a sentirmi molto stanco, perdevo spesso l’equilibrio. Ho pochi ricordi… mi vedo appoggiare la testa sul ghiaccio e lottare con i ramponi su una parete ghiacciata“.

L'alpinista Benjamin Védrines a Lissone: un incontro di sport e solidarietà ad alta quota

Poi il vuoto. Finché qualcuno non tende la mano:

“Un alpinista messicano e il suo sherpa mi hanno chiesto come mi sentivo e mi hanno dato ossigeno. Poi un polacco mi ha aiutato a fare un nodo barcaiolo per scendere sulla corda fissa, perché non avevo il discensore. Infine, gli italiani – una spedizione valdostana che aveva appena raggiunto la vetta del K2 – mi hanno aiutato più in basso“.

Il racconto si ferma per un istante lassù, in vetta. Il cronometro è impietoso: 10 ore, 59 minuti e 59 secondi. E insieme al gelo, arriva anche il calore umano: il pianto, liberatorio, l’emozione dell’impresa riuscita. Poi il tempo si rimette a correre: è già ora di scendere, e lo fa in parapendio.

Il sacro valore della solidarietà in alta quota

Ma il film non finisce qui. C’è una seconda salita. Non per gloria, ma per aiutare un compagno in difficoltà. Benjamin torna in quota per soccorrere Marco Majori, compagno di cordata di Federico Secchi, guida alpina della Valfurva. Marco era caduto e risalito da un crepaccio, con una spalla rotta e gravi difficoltà fisiche. Federico lo protegge dal gelo scavando una buca e chiama i soccorsi. Benjamin non esita:

Benjamin Védrines

È stato un istinto primordiale. Fin da giovane ho sempre avuto la spinta ad aiutare chi è in difficoltà. Lassù, quando vedi amici in pericolo, è impossibile voltarsi dall’altra parte. L’alta quota è un mondo dove puoi contare solo sulla solidarietà tra alpinisti. Mantenere vivo quel valore è quasi sacro”.

E sul senso di tutto questo, la risposta è semplice e potente:

Gli sport di montagna non sono una competizione, ma un’espressione di libertà e creatività personale“.

Sul palco con Simone Moro, verso l’ottava meraviglia

A moderare l’incontro, un altro gigante dell’alpinismo: Simone Moro, appena partito per quella che potrebbe essere una spedizione storica. L’obiettivo è la prima salita invernale assoluta del Manaslu (8163 metri), l’ottava montagna più alta della Terra. Se realizzata dopo il 21 dicembre, sarà la prima e unica scalata invernale mai compiuta su un Ottomila in questo stile.

Moro tenterà l’impresa in stile alpino, leggero, con un solo slancio dal campo base fino alla vetta. Con lui ci sarà il giovanissimo Nima Rinji Sherpa, 19 anni appena e già salitore di tutti i quattordici Ottomila del pianeta. Una cordata che punta non solo alla vetta, ma a scrivere una nuova pagina dell’alpinismo contemporaneo.