Qualcuno dirà che celebrare il 25 novembre, Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, sia inutile. Ma si sbaglia, se non altro per un mero fatto statistico: il quarto trimestre di ogni anno è solitamente caratterizzato da un picco delle chiamate al “1522”, il numero di pubblica utilità nazionale nato proprio per aiutare le vittime a chiedere aiuto. E il picco, ha scoperto l’Istat, è legato proprio al 25 novembre, e all’effetto coinvolgente e motivante di campagne mediatiche, eventi pubblici e iniziative legate a questa giornata.
L’effetto “25 novembre” per uscire dal silenzio
Un effetto tutt’altro che peregrino: la scia prosegue per tutto dicembre. Proprio attraverso la lente statistica delle chiamate al “1522” è possibile avere uno spaccato un po’ più preciso – per quanto di certo non esaustivo – del fenomeno della violenza di genere in Italia. Uno spaccato che conferma dati ben noti, ma che spesso dalle statistiche decisamente più magre delle denunce ufficiali tendono a sfuggire. I dati sono quelli relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso, analizzati e pubblicati nelle scorse settimane dall’Istat.
Ogni mese più di mille chiamate
Ogni mese sono più di mille le chiamate intercettate in tutta Italia. La richieste di aiuto provengono per la stragrande maggioranza (2587 solo da gennaio a marzo) direttamente da vittime di violenza, ma in molte persone chiamano anche per chiedere aiuto in quanto vittime di stalking (407 casi), o anche soltanto per chiedere informazioni ed essere orientate nella rete dei Centri antiviolenza nazionali e locali. Solo poche centinaia sono, invece, le chiamate effettuate da parenti e conoscenti di donne vittime, dato che dovrebbe probabilmente far riflettere anche sulla solitudine che spesso accompagna chi vive l’incubo di una relazione violenta.
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Una violenza, tante violenze
I numeri, brutali. La violenza fisica continua a rappresentare, come nei trimestri precedenti, la forma prevalente di maltrattamento, interessando quasi la metà delle vittime (39,8%), seguita dalla violenza psicologica (33,8%). Nei casi in cui le vittime dichiarano di aver subito più tipologie di violenza, è proprio quella psicologica a comparire più spesso in associazione con altre forme, con 1.582 segnalazioni. Considerando l’insieme complessivo delle violenze riportate, oltre a quelle fisiche e psicologiche emergono con frequenza anche le minacce (1.758 casi) e gli atti persecutori (816), a conferma del ruolo centrale del servizio nel contrasto allo stalking. Rilevante è inoltre la presenza della violenza economica, con 806 segnalazioni.
L’orco in casa
Il luogo delle violenze? Quasi sempre, si può dire, la quattro mura di casa. Gli autori? Spessissimo sono familiari: mariti, ex mariti, partner, ex partner. Impressionante anche il cosiddetto under-reporting: le segnalazioni che non sfociano in denunce conferma una sostanziale continuità con i trimestri precedenti. Nel primo trimestre del 2025, infatti, circa il 75% delle vittime che si sono rivolte al 1522 non ha denunciato la violenza subita alle autorità competenti. Le motivazioni restano le stesse: in primo luogo la paura e il timore delle reazioni dell’autore, che raggiungono quasi il 37% dei casi.
L’analisi dell’Arma: 170 denunce in un mese
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, anche il Comando Provinciale Carabinieri di Bergamo ha tracciato un bilancio delle principali attività svolte nelle ultime settimane nell’ambito dei procedimenti penali che riguardano il cosiddetto “codice rosso”, a tutela delle vittime di violenza di genere.
I risultati conseguiti nell’ultimo mese rispecchiano un trend in tendenziale aumento rispetto al passato, probabilmente associato ad
un aumento delle denunce, scaturito da una maggiore presa di coscienza e di fiducia nella rete antiviolenza da parte delle vittime. In particolare, nel periodo compreso tra il 23 ottobre e il 25 novembre, i reparti dipendenti hanno deferito all’Autorità Giudiziaria oltre 170 persone: si tratta di procedimenti che, in alcuni casi, hanno condotto all’emissione di misure cautelari personali disposte dal gip, a seguito delle richieste formulate dalla Procura della Repubblica di Bergamo, in base alle denunce e alle indagini condotte dai carabinieri.
Due casi nella Bassa: a Fara e Verdellino
Sono due, in particolare, gli interventi dei carabinieri della Compagnia di Treviglio che hanno colpito a Fara d’Adda un 55enne peruviano e a Verdellino un 42enne albanese che aveva già scontato una pena di due anni per gli stessi reati.
Il primo caso a Fara d’Adda ha portato, nel pomeriggio dell’11 novembre scorso, all’esecuzione da parte dei carabinieri di Fara dell’ordinanza applicativa della misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa, emessa il 7 novembre 2025 dal gip del Tribunale di Bergamo, nei confronti di un 55enne peruviano residente in paese.
Tutto era partito dalla denuncia della moglie, 50enne anche lei residente in paese, che lo scorso 16 ottobre ha deciso di denunciare il marito raccontando ai carabinieri di essere vittima, da circa un anno, di maltrattamenti fisici e psicologici da parte sua. Secondo quanto
ricostruito, nell’ultimo anno, il rapporto coniugale era precipitato a causa dei diversi episodi di gelosia e violenza di cui l’uomo si era reso responsabile. La donna era oggetto di continue offese, percosse, talvolta anche quando la figlia minore era presente in casa. A partire da ottobre, la donna si era allontanata dall’abitazione familiare, di sua proprietà, trovando ospitalità da alcuni parenti.
L’uomo, rimasto da solo in casa, aveva deciso di vendicarsi con piccoli danneggiamenti all’interno dell’abitazione, per poi inviare alla moglie messaggi telefonici a carattere minatorio e ingiurioso, e si era persino presentato sotto casa dei parenti della donna, dove quest’ultima aveva trovato protezione. I Carabinieri, in continuo contatto con la donna, hanno documentato diversi episodi, tutti segnalati all’Autorità Giudiziaria, che ha emesso poi la misura. L’uomo si è trasferito in un altro comune e ha lasciato definitivamente l’abitazione familiare.
Il secondo caso è avvenuto, invece, a Verdellino dove, nel pomeriggio del 13 novembre 2025, i Carabinieri della Tenenza di Zingonia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 2 ottobre 2025 dal gip del Tribunale di Bergamo, nei confronti di un 42enne albanese residente in paese, ritenuto responsabile di una serie di condotte persecutorie e minatorie nei confronti della moglie, 42enne italiana, con la quale aveva avuto una figlia, ancora minorenne.
La donna era già stata vittima in passato di analoghi episodi, sfociati in precedenti denunce querele a carico dell’uomo: comportamenti che avevano comportato per il 42enne una condanna a due anni di reclusione. Ma l’uomo, scontata la pena detentiva, aveva nuovamente fatto la donna oggetto di minacce, offese e ingiurie, riprendendo a perseguitarla, manifestando atteggiamento ossessivo, non accettando che la stessa intrattenesse qualsiasi tipo di relazione sociale. La vittima, il 10 settembre, aveva trovato nuovamente il coraggio di rivolgersi ai carabinieri: a seguito della recente ordinanza di custodia cautelare, l’uomo si trova attualmente in carcere di Bergamo.