Il circolo Acli di Caravaggio compie 80 anni. Un traguardo storico, che testimonia l’impegno e la dedizione al servizio della comunità che sono iniziati nel lontano 1945 e che continuano ancora oggi, grazie alla capacità di captare e di rispondere efficacemente ai diversi bisogni che di volta in volta sono emersi in una società che è cambiata nel tempo.
Ottant’anni di storia
L’importante anniversario è stato celebrato domenica 16 novembre con un incontro al teatro “San Carlo” dell’oratorio aperto a tutta la cittadinanza e condotto da Giovanni Pozzoli, in cui la presidente Luisa Ogliari – che prima di cominciare ha portato il saluto di Battista Bettani, ex presidente del circolo che per motivi di salute non ha potuto essere presente – e la consigliera Angela Merisio hanno ripercorso le tappe fondamentali della lunga storia del circolo, che conta circa un migliaio di soci, documentata attraverso una serie di pannelli espositivi.


“L’8 dicembre 1945 l’associazione si è costituita in una stanza della scuola elementare in piazza dei santi Fermo e Rustico, prima della costruzione della sala cinematografica ‘Pace’. I soci all’inizio erano circa 200 e il primo presidente fu Giulio Merisio, mio nonno, con assistente ecclesiastico don Angelo Cattaneo. Il primo documento storico è l’attestato di aggregazione alle Acli nazionali, risale al primo giugno 1949. La sede da piazza Santi Fermo e Rustico si è poi trasferita in via Mangone, al ‘Caffé Benedetto’, quindi in via Bamfi, poi in via Santa Liberata e oggi si trova sul viale Papa Giovanni XXIII. Già agli albori, la preoccupazione degli aclisti era quella di essere un elemento di aggregazione dei vari gruppi che agiscono sul territorio, ma anche di aiutare tutti individuando le diverse necessità della comunità e, infine, riconoscere i bisogni seguendo l’evoluzione della società”.
Quindi ha fatto una sintesi di quanto l’Acli ha realizzato finora.
“Terminata la guerra la fame era tanta e le risorse poche – ha ricordato – per cui gli aclisti si sono attivati per procurarsi derrate alimentari. E qui occorre far memoria di Carlo Baroni, che acquistava viveri e vestiti a prezzi ridotti allo spaccio Acli di Milano e li portava a Caravaggio in treno, poi li consegnava a Franceschina Severgnini che gratuitamente li distribuiva. Col passare del tempo il lavoro riprese ed emerse la necessità di manodopera specializzata per le imprese, così alcuni artigiani si misero a disposizione per organizzare corsi serali nei locali dell’Acli, sotto la responsabilità dell’ingegner Carlo Merisio, aiutato da Piero Severgnini, Piero Brigatti, Paolo Carminati, Nando Pesenti e Carlo Inico. Molti degli operai formati diedero vita a piccole officine che poi si sono ampliate”.
Nel frattempo le Amministrazioni pubbliche cominciarono a offrire dei servizi sociali alla popolazione ma molti non sapevano come chiederli e come compilare i relativi certificati.
“L’Acli istituì il Segretariato del popolo – ha continuato Merisio – il primo responsabile fu Giuseppe Farina, un ruolo importante lo ebbe ancora Baroni e con lui Alessandro Ranghetti. In seguito si trasformò in patronato. Le case intanto non erano più sufficienti ma chi voleva costruirsene una doveva affrontare costi proibitivi, Acli pensò allora di dar vita a cooperative edilizie in cui era richiesta la partecipazione dei soci nell’organizzazione e nella gestione, con lo scopo di creare amicizia e porre le basi per la convivenza tra gli assegnatari delle abitazioni. Animatori di questa iniziativa furono ancora Baroni e Ranghetti con Bettani, Paolo Ziglioli, Silvio Rondelli, Matteo Brigatti, per citarne solo alcuni. Acli seppe favorire anche la voglia di conoscere il mondo, organizzando gite per tutta la cittadinanza. C’era poi bisogno di un’agricoltura moderna e nacquero corsi di istruzione professionale e attività di consulenza. Infine, per rispondere alla necessità di presentare la dichiarazione dei redditi, venne istituito il Caf. Oggi si sono aggiunti nuovi servizi: il centro ‘La Gabbianella’ per dare sostegno alle persone con disabilità, lo Sportello lavoro, lo Sportello colf e badanti, lo Sportello per l’amministratore di sostegno e lo Sportello facilitatore informatico”.
Ogliari, visibilmente emozionata, ripresa la parola ha voluto rimarcare il carattere popolare dell’Acli, lo stile sinodale, la fedeltà alla democrazia, lo stile da operatori di pace e quello cristiano, ringraziando tutti i presenti, ma ha anche posto l’accento sulla difficoltà nel ricambio generazionale.

Le sfide future: l’emergenza abitativa
Ospite gradito il presidente provinciale Roberto Cesa, che invece si è soffermato sulle prospettive future, evidenziando come le realtà che afferiscono al mondo Acli costituiscano il primo gruppo non commerciale a livello nazionale, e illustrando le nuove sfide da affrontare, in primo luogo quella dell’emergenza abitativa.
“Oggi il problema della casa nella nostra provincia non ce l’hanno solo le persone che sono in condizioni di povertà ma anche chi ha un lavoro e nuclei familiari con due stipendi – ha detto – in un territorio che conta circa 200mila sfitti… Il problema è che i proprietari nutrono diffidenza verso i futuri inquilini. Acli vuole rilanciare il modello della cooperativa indivisa, con un importante lavoro relazionale, e creare un fondo contro la morosità mettendo sul piatto gli strumenti del nostro Caf che consentono, dati alla mano, di porre le basi per generare la fiducia che manca”.
Un tema sul quale è intervenuto, portando la sua esperienza sullo spirito delle cooperative edilizie, il consigliere Giuseppe Carminati. L’assemblea, a cui hanno portato i loro saluti il parroco, monsignor Giansante Fusar Imperatore e il sindaco Claudio Bolandrini, e a cui hanno preso parte gli assessori Juri Cattelani e Licia Capetti, si è conclusa in bellezza con il dono di un’opera in acquarello raffigurante il volto di Cristo da parte di Alberto Merisio, figlio di Giulio Merisio, quindi sono seguiti uno stuzzicante aperitivo e un pranzo conviviale.