Come cambia la comunicazione visiva nell’era dei social

Come cambia la comunicazione visiva nell’era dei social

I social hanno cambiato radicalmente diversi aspetti della nostra vita. La comunicazione visiva è uno di questi.

Soprattutto negli ultimi anni, con l’esplosione di una piattaforma come TikTok e con il definitivo affermarsi, in ambiente Meta, dei Reels, che hanno inglobato, da più di tre anni ormai, Instagram TV, il contenuto breve ma di forte impatto è diventato uno degli strumenti più utilizzati dai brand per promuoversi.

Considerando che la soglia di attenzione media attuale è pari a 8 secondi – dati forniti da Microsoft Canada nel 2023 e numeri che non sono legati solo alla tecnologia in sé, ma anche alla società performativa che ci richiede di metterci costantemente in mostra e di raccontarci pressoché senza sosta – chi si occupa dei contenuti visivi sui social deve lavorare mirando a suscitare quelle emozioni che toccano le corde fondamentali dell’essere umano.

Ciò vuol dire essere in grado di costruire o di richiamare strutture storiche innovative potenti o che si sa già essere valide e riconoscibili – un esempio su tutti è il riferimento ai valori della famiglia che caratterizza alcuni brand di food & beverage italiani – e avere la lungimiranza di scegliere protagonisti immediatamente riconoscibili e il cui brand sia perfettamente coerente con i valori di quello che si promuove.

Si tratta di un sottile gioco di armonie che deve nascere e concretizzarsi nel giro di pochi secondi, il che implica, alla base, la presenza di un professionista che conosca il potere evocativo di ogni singola frazione di istante.

Alla luce di ciò, può avere senso frequentare un corso di regia cinematografica personalmente se ci si occupa da soli dei contenuti per il proprio brand o proporlo ai propri collaboratori.

La buona notizia è che, oggi come oggi, è possibile scegliere percorsi intensivi che, senza nulla togliere alla qualità dei contenuti, permettono di conciliare al meglio formazione in ambito registico ed eventuale lavoro principale.

Il salto culturale dell’AI

L’intelligenza artificiale non rappresenta più l’innovazione del momento: secondo alcuni autorevoli punti di vista, può essere definita come una tecnologia matura, che deve essere integrata in modo intelligente nella comunicazione visiva dei brand che vogliono distinguersi sul mercato e risultare credibili per il proprio target.

Prezioso potenziatore della creatività umana, deve essere gestita nel momento in cui ci si trova dalla parte di chi elabora i concept di comunicazione visiva tenendo conto di aspetti come la massima personalizzazione, frutto della possibilità di cambiare i dettagli del contenuto in pochi secondi.

Nei primissimi tempi ha senza dubbio spaventato molti: si è gridato alla fine della creatività umana con toni roboanti ma, per fortuna, la situazione è cambiata.

Oggi si è finalmente consapevoli, grazie a quello che, a ragione, può essere definito come un salto culturale, che l’AI può aiutare, lato contenuti visivi, nell’ottimizzazione stilistica, senza snaturare l’essenza e lo stile del regista o del video maker.

Queste figure possono anzi liberare del tempo per concentrarsi su dettagli come l’impianto narrativo e lo storyboard, in modo da avere maggiori chance di creare un prodotto in grado di spiccare nel mare magnum dei social.

L’unicità umana al centro

L’unicità del tocco umano, come abbiamo visto, rimane al centro nella gestione della comunicazione visiva anche nell’era dei social e della soglia di attenzione minima.

Fermare lo scroll è diventata la sfida principale per registi e video maker che devono impegnarsi per portare l’utente fuori dal continuo bombardamento di contenuti, facendolo innamorare della storia del brand.

La formazione, ribadiamo, è essenziale e deve essere portata avanti insieme con la coltivazione del pensiero critico e laterale, fondamentale per trovare soluzioni creative fuori dall’ordinario.

Un consiglio pratico che fa la differenza? Adottare, nei momenti di confronto con le persone con cui si collabora, la tecnica dell’analogia.

Come funziona? Dopo aver definito un determinato tema, lo si riformula tramite un’analogia e, man mano che si discute, lo si sviluppa sempre tenendo conto di questo approccio.