L’Intelligenza Artificiale (IA), già utilizzata eppure ancora così sconosciuta ai più. Ne ha parlato in un recente incontro il professor Edoardo Fleischner organizzato dall’Amministrazione comunale di Urgnano nella sala conferenze del castello Albani, all’interno del ciclo di appuntamenti dedicati all’approfondimento degli scenari futuri della comunicazione e della produzione.

Cos’è l’Intelligenza Artificiale (IA)
Una serata che ha dato un’infarinatura per comprendere un mondo che si è già palesato nelle vite di tutti, più di quanto non si pensi. Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura Alessandro Pelucchi, il relatore ha dato le prime coordinate al pubblico in sala.
“L’Intelligenza Artificiale è un calcolo estremamente complesso fatto da decine di migliaia di computer contemporaneamente, collegati fra loro con una rete che ricorda quella dei neuroni del nostro cervello – ha esordito – quindi ha un apparato mnemonico pazzesco ma, a differenza del nostro cervello, per ora non può contare sui cinque sensi a nostra disposizione. All’interno di un robot potremmo dire che è la sua parte cervicale, gli consente di calcolare come muoversi, come fare le cose ecc… La utilizziamo quando su un motore di ricerca, per lo più Google, chiediamo di fare una ricerca raccogliendo dati dal web: quella che viene fatta è un’analisi Swot, che valuta i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e le minacce relative a un progetto”.
Esistono tre tipi di IA
Dopo una breve sintesi sugli studi di Alan Turing – matematico considerato uno dei padri dell’informatica – e altri scienziati, la nascita dell’IA e il processo di imitazione che vi sta alla base, il professore ha spiegato le differenze tra IA generativa, IA predittiva, IA agentiva.
“L’Intelligenza Artificiale generativa, la Chatbot, crea qualcosa che prima non c’era – ha spiegato – Lavora su trilioni di dati inseriti e su internet. È in grado di elaborare testi, creare immagini si può scrivere ma anche conversare in audio. È costruita per accontentarvi a tutti i costi, chiacchiera con voi e per evitare di perdere tempo bisogna fare domande precise altrimenti si rischiano le cosiddette allucinazioni, che altro non sono che errori madornali. ChatGPT è la più comune. Oggi però si punta sempre di più sulla creazione di IA generativa specialistica. L’Intelligenza Artificiale predittiva invece, che interessa molto le aziende, macina dati per elaborare previsioni e scenari possibili. Infine la più nuova è quella agentiva, vale a dire capace di eseguire più azioni e compiti in autonomia, collaborando per raggiungere nel modo migliore un obiettivo fissato da noi: per esempio organizzare un viaggio prenotando biglietti del mezzo di trasporto e hotel secondo le esigenze fissate, pagando anche il dovuto. Un assistente che si occupa di tutto insomma. Mentre in azienda, nella produzione di qualsivoglia merce controlla ed elimina i difetti, una sorta di tutore”.
Fleischner ha anche illustrato il tema del Deepfake: una tecnica in grado di creare o manipolare audio, video o immagini in modo che appaiano realistici. Per fare un deepfake serve una rete antagonista generativa (Gan), vale a dire due reti neurali che competono l’una contro l’altra, e una grossa mole di dati del soggetto che si desidera «taroccare».
“Faticheremo a distinguere i robot da noi”
Infine una previsione sui futuri cambiamenti che aspettano la società, alcuni un po’ inquietanti.
“Oggi già ci sono auto che guidano da sole, dispositivi che ci traducono le varie lingue, robot che fanno lavori pericolosi o che sostituiscono più addetti in fabbrica imparando pian piano le mansioni, quelli che cucinano, quelli guerrieri, quelli medici che eseguono interventi con una precisione non possibile con una mano umana dietro indicazioni del chirurgo, anche a distanza di migliaia di chilometri – ha affermato – Come in altre epoche di transizione molti hanno già perso o perderanno il lavoro ma nasceranno nuovo occupazioni, molte già create dalle start up, cioè le nuove imprese con un modello di business innovativo: con l’avvento del motore è sparito il cavallo e con lui lo stalliere ma sono comparse le auto e i meccanici. Ormai però siamo molto vicini anche alla bioinformatica, i robot infatti cominciano ad avere sembianze umane e ci sarà un momento che faticheremo a distinguerli da noi – ha concluso – sono stati coltivati 800mila neuroni umani in provetta che hanno imparato a fare un gioco… sono neuroni artificiali ma biologici e questa cosa mi spaventa un po’”.
Il professore ha chiuso con una notizia sorprendente:
“Mezz’ora di videogioco toglie il medico mentale di torno, è come fare cinque settimane enigmistiche complete ogni settimana. È un allenamento che mantiene perfettamente funzionante il cervello”.