Ricorrenza

Treviglio si ferma per ricordare i suoi caduti e rinnova l’appello alla pace

Il ricordo e la riflessione sono state dirette a un appello di pace che ancora oggi manca in molte parti del mondo.

Treviglio si ferma per ricordare i suoi caduti e rinnova l’appello alla pace

Oggi, 2 novembre 2025, Treviglio si è fermata per ricordare i suoi caduti, ma anche per rinnovare un appello di pace che, a più di cent’anni dalla fine della Prima guerra mondiale, è ancora lontana.

Treviglio celebra l’Unità nazionale e le Forze armate

La mattinata per la celebrazione della Festa dell’Unità nazionale e delle Forze armate è iniziata con la messa celebrata alle 10 nella basilica di San Martino e Santa Maria Assunta dal parroco don Zaccaria Bonalumi. Al termine della cerimonia il corteo aperto dal sindaco Juri Imeri, insieme alla Giunta, alle autorità militari e ai rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, si è diretto verso i Monumenti ai Caduti per la deposizione delle corone di allora accompagnato dalle note del Corpo musicale della città di Treviglio. Il corteo ha raggiunto i monumenti dedicati ai Bersaglieri, alla Polizia di Stato, alla Guardia di Finanza, all’Aeronautica, all’Arma dei Carabinieri, agli Alpini, ai Partigiani e alla Marina per poi radunarsi, alle 11.45, per la commemorazione ufficiale al Monumento di piazza Insurrezione.

“Una festa che evoca la pace che avremmo dovuto custodire”

E nel ricordare quel 4 novembre del 1918 quando entrò in vigore l’Armistizio di Villa Giusti, che sancì la fine della Prima guerra mondiale il ricordo e la riflessione sono state dirette a un appello di pace che ancora oggi manca in molte parti del mondo.

“La festa di oggi evoca la pace che avremmo dovuto custodire e il ricordo di una guerra che avremmo voluto restasse solo nei libri di storia – ha detto il sindaco – E invece, purtroppo, la realtà ci riporta numerosi scenari di guerra, civili e militari uccisi, bambini orfani, fame e miseria, prepotenze e invasioni. A più di cent’anni di distanza è come se il tempo si fosse fermato. E soprattutto, è come se non avessimo imparato abbastanza. Come ha ricordato anche papa Leone XIV, “è desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza”. Non è difficile prendere posizione: l’invasore va sempre condannato. Ma occorre farlo con gli strumenti della diplomazia, con l’impegno degli operatori di pace e – per chi crede – con la speranza della fede. Quella di oggi è dunque una ricorrenza viva e attuale, che ci chiama in causa nel presente e guarda al futuro. Non è solo passato. Il ricordo dei caduti di tutte le guerre ci unisce come comunità e ci invita a riflettere sul valore immenso della pace, che esige di essere costruita ogni giorno”.

L’appello al rispetto e all’ascolto

“Viviamo in un tempo complesso, attraversato da paure e da un senso diffuso di incertezza che a volte percepiamo, e fa male dirlo, solo per i risvolti economici e finanziari – ha aggiunto – I riflessi a cui dovremmo guardare con più partecipazione e che dovrebbero scuoterci sono invece quelli delle tragedie umanitarie. I conflitti che stanno lacerando l’Ucraina e il Medio Oriente, quelli che incombono come minacce anche in queste ore e quelli spesso taciuti in tante altre zone del mondo ci mostrano ancora di più quanto precario possa essere l’equilibrio della convivenza umana. Una convivenza che va costruita anche nella nostra quotidianità. Rispetto, solidarietà, ascolto, senso del dovere e impegno per la nostra comunità. Sono questi i temi che ci devono coinvolgere e che richiamiamo in modo convinto e condiviso soprattutto in giornate come questa”.