Una comunità, quella di Cologno al Serio, che non solo ha dato i natali a più di un cardinale, l’ultimo Pierbattista Pizzaballa, ma che presto avrà tra i suoi concittadini più illustri anche un beato: padre Alberto Ferri Garavelli.
Avviato l’iter per la beatificazione del missionario
Mercoledì 22 ottobre è stata aperta in Ecuador la causa di beatificazione del padre missionario comboniano Alberto Ferri Garavelli. La decisione è stata comunicata dalla curia dell’arcidiocesi di Portoviejo, dopo un attento lavoro di raccolta di dati e testimonianze, con decreto dell’arcivescovo monsignor Edoardo Castillo.
Chi era padre Alberto Ferri Garavelli
Nato a Cologno nel 1935, primo figlio di quattro fratelli in una famiglia della classe media, avrebbe potuto prendere le redini dell’azienda di famiglia, come desiderava il padre Pietro. Giovanissimo invece decise di entrare nella scuola apostolica di Crema, quindi emise i primi voti nel noviziato di Firenze il 9 settembre 1954 e i voti perpetui il 9 settembre 1960. Fu ordinato sacerdote dal cardinal Giovanni Battista Montini, nel duomo di Milano, il 18 marzo 1961. La sua prima destinazione fu la Spagna dove collaborò nell’amministrazione delle riviste dell’Ordine poi, dopo due anni, venne inviato in Ecuador e qui iniziò il suo apostolato a Quito, occupandosi degli indios della periferia della città. In seguito svolse il suo ministero nelle parrocchie di Limones e Viche (Vicariato di Esmeraldas) e, successivamente, in diverse comunità dell’arcidiocesi di Portoviejo, provincia di Manabí. Nel 2008 gli venne diagnosticato un tumore al pancreas ma dopo un ciclo di chemioterapia, tornò nella sua missione. Tuttavia nel 2009 chiese alla di rimanere in famiglia per curarsi. Alla sua morte, avvenuta in terra colognese il 16 ottobre 2009, per desiderio dei fedeli che lo avevano conosciuto e amato, la salma è stata riportata nel Paese sudamericano e tumulata nella chiesa di Honorato Vásquez (Manabí), dove aveva dedicato 13 anni della sua vita visitando e formando numerose comunità cristiane. Il suo metodo ha fatto scuola: padre Alberto coinvolgeva e impegnava la gente nella costruzione e crescita della propria comunità cristiana. Da questa attenzione sorsero i vari ministeri, con persone che seguivano corsi di formazione per diventare guide di comunità, catechisti, ministri dell’eucaristia, ministri della salute, ministri della cappella e dei poveri. Il missionario colognese seppe anche responsabilizzare i laici nell’amministrazione del denaro della comunità, fino ad iniziare, come sua ultima opera, una cooperativa di risparmio.
Il parroco: “Una figura esemplare”
“Cologno ha avuto vescovi, cardinali e adesso accogliamo l’avvio per una causa di beatificazione – ha affermato il parroco don Giuseppe Navoni – è la chiamata alla missione di ogni cristiano: assurgere alla santità. La vicinanza alla festa di Ognissanti è significativa, si celebrano i santi della ‘porta accanto’, genitori e nonni che hanno vissuto onestamente e bene. La Chiesa però riconosce anche alcune figure portate poi come esempio”.
La cognata: “E’ la conferma di quanto già sapevo”
“Questa causa di beatificazione è una conferma di quanto nel mio cuore già sapevo – ha affermato la cognata Bambina Adobati – Mi sono sposata 53 anni fa con suo fratello Giancarlo e ho vissuto Alberto i primi anni in cui era in missione, era speciale: avrebbe dovuto tornare a casa ogni 5 anni per un periodo di riposo ma lui si fermava anche 6-7 anni. Gli si leggeva negli occhi che era una persona eccezionale, indescrivibile, per nulla bigotto e non credo di peccare di esaltazione nei suoi confronti. Racconto solo un aneddoto per dare un’idea del suo modo di essere: fumava tantissimo ma non intendeva spendere un solo centesimo di quelli che raccoglieva grazie alla carità della gente per la missione. ‘Non sono soldi miei’ diceva, allora tutti coloro che lo conoscevano, me per prima, fumatrice come lui, gli regalavano le sigarette. Quando si è ammalato è rimasto nella mia famiglia per un anno… La mamma Angela Lucia Garavelli è mancata a 103 anni e purtroppo ha visto morire lui nel 2009, mio marito nel 2008. La figlia Margherita si è invece spenta nel 2018. Resta solo il fratello Mario“.