Chiesa

La comunità saluta don Davide Milani e accoglie don Francesco Colombi

Domenica 21 settembre parrocchiale gremita e viva commozione

La comunità saluta don Davide Milani e accoglie don Francesco Colombi

Una messa partecipatissima quella celebrata domenica 21 settembre da don Davide Milani, che si appresta a lasciare la comunità di Urgnano per diventare parroco di Capriate San Gervasio. I fedeli hanno ascoltato il suo saluto commosso e hanno accolto il nuovo vicario, don Francesco Colombi da Bossico.

Otto anni intensi

Una celebrazione solenne, di quelle che restano nel cuore sia dei sacerdoti che dei fedeli quella che si è tenuta  alle 10.30 nella chiesa parrocchiale. Il vicario don Davide si è infatti congedato dai fedeli dopo otto anni con la voce rotta dall’emozione. Con lui, sull’altare, il parroco don Stefano Bonazzi, padre Antonio Brambilla da Basella, don Cristopher Seminati e don Francesco, che prenderà il suo posto. Una chiesa gremita si è stretta a lui e i “suoi ragazzi” si sono presentati indossando orgogliosamente la maglietta dell’oratorio “San Giovanni Bosco”. E lui ha ringraziato tutti, commosso.

“Grazie per essere così numerosi – ha esordito – grazie al sindaco e a tutte le autorità civili presenti a questo passaggio di consegne. Ci mettiamo nelle mani di Dio, ringraziandolo per tutto quello che ci ha donato ma nello stesso tempo invochiamo la sua misericordia”.

Poi, durante l’omelia, si è soffermato su alcuni momenti cruciali della sua esperienza urgnanese.

“In questi giorni, rileggendo il Vangelo di questa domenica, ho riflettuto sulla parola casa, pensando alla mia, l’oratorio – ha esordito –  e su quelle che ha frequentato Gesù, alle quali sono collegate altre parole:  il silenzio, la condivisione, l’amicizia e l’amore. Per me la casa di Urgnano ha il loro sapore e gusto”.

E ha spiegato il perché.

“Sono entrato in una comunità che mi ha accolto e dimostrato affetto e protezione – ha ricordato – Ho sperimentato da subito uno stile di amicizia e di collaborazione: tantissimi ragazzi e famiglie, che mi hanno donato fiducia nel camminare insieme. Le tante attività vissute, l’impegno prezioso nella scuola e i tanti debiti che impedivano di poter fare anche le piccole cose hanno caratterizzato i primi passi dentro a questa grande casa. Mi sono affiancato a tanti bambini e giovani, sperimentando un’amicizia che aveva il sapore della fiducia, della stima, dell’affetto e sono sicuro che tante amicizie continueranno anche dopo la mia partenza. L’oratorio era frequentatissimo e sembrava che nulla potesse distruggerlo”.

Poi il buio del Covid e, al ricordo della terribile pandemia scoppiata nel 2020, il religioso ha dovuto trattenere le lacrime.

“Dopo i primi due anni e mezzo ecco il periodo del silenzio: l’oratorio era vuoto, per certi aspetti buio, com’era la nostra chiesa – ha continuato – Il silenzio tra le strade, il solo percorso che facevo più volte al giorno era oratorio-cimitero, cimitero-oratorio… Tante persone ancora oggi mi ringraziano per quello che ho fatto ma non ho fatto nulla di eccezionale: sono stato un prete che nel silenzio ha salutato tantissimi fratelli e sorelle, accompagnandoli alla casa del Padre. Un periodo di smarrimento oltre che di solitudine. L’oratorio era drammaticamente silenzioso e penso che questo sia stato il silenzio più assordante che abbia finora sperimentato nella mia vita”.

Ma è arrivato anche il tempo della rinascita.

“La nostra fede ci insegna che dopo la morte c’è la risurrezione – ha osservato – Ecco allora il terzo periodo, il tempo della condivisione: con chi c’era abbiamo vissuto la fatica di ripartire, di ricominciare. Ecco la sfida, non più l’oratorio del fare, ma della condivisione, l’oratorio come una grande famiglia, una grande casa, che accoglie tutti coloro che vogliono mettersi in gioco. Tanti fratelli forse non hanno capito questo, ma abbiamo avuto la tenacia e la forza di credere che un miracolo ci avrebbe portato a sentirci più casa, chiesa e famiglia. Una casa tornata a riempirsi e a vivere, momenti davvero speciali e unici. Non sono qui a parlare di numeri ma di relazioni autentiche. Oggi l’oratorio ha lo stile della fraternità, della vicinanza e della corresponsabilità che ci ha unito”.

Infine un ringraziamento al Signore.

“Tutto questo è stato possibile perché c’è stato un amore sopra di tutti che lo permetteva: Gesù Cristo, unico e vero protagonista nella chiesa e nell’oratorio – ha affermato – Il suo amore mi ha sempre guidato in questi otto anni, nei momenti bellissimi e divertenti, unici e di condivisione ma soprattutto in quelli bui, di ferite e perdite speciali. Spero di essere stato un testimone credibile del suo amore, se non l’ho fatto chiedo perdono, soprattutto per quei fratelli che si sono allontanati a causa del mio agire sbagliato. L’essere testimone porta a non sentirsi indispensabile e il mio testimone ora passa nelle mani di don Francesco. Ora è il tempo dell’arrivederci. Grazie per questa casa che abbiamo vissuto insieme, amore e gratitudine sono davvero grandi e non saranno dimenticati, Dio vi benedica sempre per quello che avete fatto per me”.

E i fedeli hanno applaudito con affetto sincero.

Il saluto del parroco

Anche il parroco don Stefano Bonazzi ha voluto ripercorrere gli anni vissuti a fianco del suo vicario.

“Quando a maggio 2020 mi è arrivata la telefonata da don Davide io ero a Roma e ricordo che mi aveva incoraggiato tantissimo ma senza conoscermi – ha spiegato – adesso tocca a me incoraggiare lui nell’ulteriore paternità che assume nel diventare parroco. E lo faccio convintamente perché ora un po’ lo conosco. Ce la farà anche perché l’amore del Signore lo ha sempre sorretto e ha il bel desiderio di cercare di vivere la comunità. L’augurio è che il dono di don Francesco che il vescovo ci ha fatto, sia per me, prete, un’ulteriore esperienza di fraternità e condivisione. Non è scontato. Ci sono stati momenti in cui con don Davide abbiamo discusso, magari anche alzando un po’ la voce, pochissimi in realtà, ma come in tutte le famiglie. L’augurio che faccio a entrambi è che questa esperienza di condivisione anche tra noi preti possa essere un segno, un bel dono a tutta la comunità. Buon cammino a tutt’e due”.

Un nuovo applauso caloroso è riecheggiato in chiesa, e c’è stato spazio anche per i saluti ai genitori e ai parenti dei due sacerdoti, oltre al grazie ai giovani presenti che si sono impegnati per il passaggio di consegne.

Don Davide Milani e don Francesco Beschi
Don Stefano Bonazzi

Il dono del sindaco

A intervenire, emozionato, è stato anche il sindaco Marco Gastoldi.

“Tra noi oltre ai rapporti istituzionali c’era un rapporto di amicizia, don Davide – ha detto rivolgendosi al religioso – Difficile fare la sintesi di questi otto anni in cui il mondo e Urgnano sono cambiati ma il tuo essere stato vicino a questo cambiamento non è stato assolutamente facile”.

Al sacerdote ha quindi consegnato il gagliardetto ufficiale del Comune con una dedica: “Grazie don Davide, Urgnano ti porta nel cuore, buon cammino per il tuo futuro, con stima e riconoscenza”.

Poi un abbraccio sentito e un benvenuto al successore.

“Urgnano è fatto di gente bergamasca, siamo un po’ testoni ma abbiamo un grande cuore e tanta voglia di fare – ha scherzato – Se ci stai vicino noi siamo a fianco a te, grazie”.

Don Davide Milani e don Francesco Beschi

Le prime parole di don Francesco ai fedeli

Ancora una volta gli applausi sono nati spontanei e a ruota ha portato il suo saluto lo stesso don Francesco.

“Grazie don Stefano per l’accoglienza di questi giorni – ha esordito –  con la promessa e il desiderio di poter collaborare in questo tempo che ci si apre davanti, ringrazio anche don Davide che mi ha passato il testimone di tutte le belle attività dell’oratorio a cui sono legate le vostre storie, le storie di una comunità, quindi mi preme anticiparvi da subito che il mio ingresso in queste storie sarà molto discreto e voglio accogliere quanto prima di me c’è stato ed è stato costruito come una bella eredità da coltivare e portare avanti. Vi chiedo la premura e la collaborazione nell’incertezza dei primi giorni e nelle difficoltà nel prendere piede nelle varie dinamiche dell’oratorio e delle tante attività della vita parrocchiale. Sono certo del vostro essere al mio fianco e di questo già vi ringrazio. Avremo modo di conoscerci di persona nelle vostre storie, necessità e desideri. Vi assicuro la mia preghiera ancora più forte”.

Parole accolte con vivo apprezzamento da parte di tutti i presenti.

Don Davide Milani e don Francesco Beschi
Don Francesco Colombi

L’arrivederci di don Davide

A chiudere il rito religioso è stato il futuro parroco di Capriate San Gervasio, che non ha scordato di nominare il compianto don Mariano Carrara.

“Oggi sono qui, perché vorrei rendere un grande grazie a Dio per tutto quello che ho vissuto in questi anni – ha asserito – La mia avventura con Urgnano è iniziata nel maggio 2017, l’arrivo come vicario e l’incontro con don Mariano, il prevosto, che mi ha accompagnato nei primi passi: di lui conservo la grande passione per la chiesa, le lunghe chiacchierate su come pagare i debiti, la sua preoccupazione per l’oratorio, il suo zelo pastorale. Momenti che porto nel cuore. Nell’ultimo periodo, con l’acuirsi della malattia spesso si commuoveva, lasciando in me un ricordo di tenerezza e di fiducia grande. Poi nel settembre 2020 l’arrivo di don Stefano, l’inizio scoppiettante e la rivoluzione copernicana che ha fatto nei primi mesi, ribaltando completamente la parrocchia. Mi ha testimoniato il suo non fermarsi davanti a nulla, la sua attenzione verso gli ultimi, mi ha insegnato ad aprire gli occhi verso gli altri, non sempre l’ho fatto in questi anni… Grazie per questi cinque anni condivisi insieme, grazie dell’esempio e della testimonianza”.

Sono arrivati anche i ringraziamenti alle altre figure importanti incontrate sulla sua strada: don René, don Sandro, le suore e i i padri della Basella e, in particolare, padre Antonio, padre Francesco e il compianto padre Danilo, don Cristopher e don Andrea, gli amministratori comunali.

“Mi mancheranno i miei ragazzi”

Quindi don Davide si è soffermato sui “suoi” oratori, il “San Giovanni Bosco” e il “San Gabriele dell’Addolorata” di Basella.

“Mi mancheranno i miei ragazzi e le chiacchierate in cui ho toccato con mano il cuore di tanti che chiedevano aiuto, consiglio, protezione – ha proseguito – mi mancheranno le confessioni, tempo prezioso di misericordia. Non cambiate mai ragazzi, continuate ad essere come siete… Mi mancheranno la condivisione con gli adolescenti e i giovani, i campi estivi, i grest, le tantissime attività, la catechesi: un grazie va ai catechisti, agli educatori, a tutti i volontari e ai benefattori. Grazie dei consigli e dei rimproveri, della vicinanza e della preghiera, dell’amore per l’oratorio e della testimonianza di servizio”.

Poi un momento di nostalgia.

“In questi mesi in cui ho messo negli scatoloni le mie cose, ho rivisto volti e storie di tante persone – ha rammentato – ragazzi e ragazze che sono entrati ed usciti dall’oratorio, adolescenti e giovani che hanno donato tanto alla vita di comunità, dimostrando grandi esempi di dedizione e testimonianza. Mi sono rispecchiato in tanti di loro, come giovane  e testimone. Nello stesso momento vi chiedo perdono se non sono stato capace di essere un buon fratello maggiore. So di non avere un caratterino facile… ma mi rendo conto di essere cambiato e quello che sono ora lo devo anche a voi, che mi avete sostenuto in quest’avventura”.

Nel suo discorso c’è stato spazio anche per esprimere gratitudine verso la scuola, la dirigente Valeria Cattaneo e l’Oratorio Urgnano Calcio.

“Ho trovato professori che mi hanno visto più come un prete che come un collega – ha continuato – La scuola mi ha permesso di incontrare i ragazzi al di fuori dell’oratorio, e di entrare anche nelle fragilità aiutando per quel poco che potevo fare. L’Oratorio Urgnanese Calcio invece mi ha insegnato ad educare anche con lo sport e la passione per i ragazzi”.

Un ultimo grazie è andato alla famiglia, ma anche a quelli che ha definito “nonni adottivi”: Anna e Innocente.

“Ogni settimana partecipavo alla cena del martedì nella loro casa e oltre ad essere portinai dell’oratorio per me sono stati consolazione e valvole di sfogo – ha rivelato – Non dimenticherò mai Anna che durante il Covid mi stirava le camicie da prete e me le consegnava con un filo di stoffa dalla finestra: un gesto di grande affetto”.

Un lungo arrivederci  terminato con il passaggio di consegne.

“Caro don Francesco, adesso tocca a te – ha concluso rivolgendosi al suo successore – sono contento che inizia il tuo ministero qui a Urgnano, la comunità ti vorrà bene, non aver paura a lanciarti in questa avventura e a donarti con tutto te stesso”.