Corsa in montagna

Ottocentocinquantacinque chilometri tra i Pirenei, l'impresa del farese Paolo Bosco

Il farese Paolo Bosco nel mese di agosto ha completato una delle gare di ultratrail più dure al mondo lungo tutti i Pirenei.

Ottocentocinquantacinque chilometri tra i Pirenei, l'impresa del farese Paolo Bosco
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Ottocentocinquantacinque chilometri sulle creste dei Pirenei. Anche il farese Paolo Bosco nel manipolo di atleti che hanno completato la "TransPyreneA 2025", un’impresa ai limiti dell’umano dalla sponda mediterranea a quella atlantica, lungo il confine tra Francia e Spagna.

L'ultramaratoneta farese Paolo Bosco

Nato, cresciuto e residente a Fara Gera d'Adda, il 42enne Bosco non è certo uno sportivo di professione. Anzi, nella vita svolge il "leggero" lavoro del carpentiere. Come se non bastasse la fatica in cantiere, però, eccolo riempire il tempo libero con uscite in montagna, maratone, ultratrail e imprese al limite dell’umana resistenza. Per lui, appassionato da sempre di alpinismo ed escursioni e iscritto al gruppo dei "Podisti Faresi", cimentatosi nel 2017 nella Maratona di Reggio Emilia e da allora messosi alla prova in gare di trail e ultratrail, quella compiuta nei primi 18 giorni di agosto è stata certamente la gara più difficile. E non a caso è tra le più lunghe e impegnative al mondo: "855 km, 57.000 metri di dislivello, anche se il mio Garmin ne ha calcolati in realtà 64.000, e poche, pochissime basi e punti vita lungo il percorso", ha raccontato. Il tutto reso ancor più difficile dalla scelta di compiere il percorso in solitaria, mentre quasi tutti gli altri finisher erano accompagnati da un team in furgone, che forniva loro supporto e incitamento.

L'impresa di Bosco, 18 giorni sui Pirenei

Partito al mezzogiorno del primo agosto da Le Perthus, località montana nel sud della Francia, Paolo si è così confrontato con meteo e altitudine, mettendo alla prova la propria resistenza fisica in un’impresa durata quasi 18 giorni. "Partiti in 205, siamo arrivati in una quarantina, di cui solo un paio senza un team al seguito - ha raccontato - Quasi tutti hanno invece mollato negli ultimi 300 km. Io sono arrivato al traguardo nella notte del 18 agosto: sono soddisfatto, considerando anche che per tre pomeriggi ci hanno tenuto fermi dalle 12 alle 18 per allerta meteo data dai 45 gradi previsti".
E al termine di una simile impresa, cosa meglio di un meritato riposo sulla spiaggia? "Macché. Finita la gara sono rientrato in Italia, e la settimana successiva ero già al lavoro in cantiere. Sono stanco, sì, ma non ho accusato particolari problemi muscolari e nel complesso mi sento bene", ha assicurato ancora l’ultramaratoneta, che ha tenuto infine a parlare della propria, singolare, "preparazione" alla gara. "Mi preparo alle gare facendo gite in montagna con i miei figli, Matteo e Francesco: quest’anno, per esempio, abbiamo percorso 320 km lungo il cammino di Santiago". Oltre ai figli, un ringraziamento finale anche ad Alberto Micheli e Dimitri Stucchi, che hanno accompagnato Paolo alla partenza della gara e in altre competizioni.