Cologno

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa resterà a Gaza: "Per molti rifugiati fuggire equivarrebbe a una condanna a morte"

Il parroco Navoni: "Preoccupati per lui, lo aspettavamo in paese, ma la situazione è grave"

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa resterà a Gaza: "Per molti rifugiati fuggire equivarrebbe a una condanna a morte"
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Nonostante l'annuncio del governo di Israele di voler prendere il controllo della Striscia di Gaza, il cardinale di Cologno al Serio Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, resterà in Terra Santa con i preti e le suore della sua comunità sfidando le bombe e la violenza dell'esercito di Netanyahu. Lo ha annunciato nel pomeriggio di oggi, 26 agosto, in una nota congiunta firmata con l'omologo Teofilo III, patriarca greco ortodosso.  Il complesso greco-ortodosso di San Porfirio e quello latino della Sacra Famiglia, infatti, sono al momento rifugio, a Gaza, per centinaia di civili, e ritirarsi - spiegano i due patriarchi - equivarrebbe ad "una condanna a morte" per uomini, donne e bambini già provati dalla guerra e dalla fame.

Una decisione che rompe il silenzio internazionale, in Occidente, sull'annunciata occupazione della città di Gaza da parte del governo Netanyahu  e che segue di poche settimane il vibrante intervento dello stesso Pizzaballa, che aveva definito inaccettabili le violenze perpetrate da Israele contro i palestinesi della Striscia. Mentre l'annuncio del patriarca latino originario di Cologno al Serio sta facendo il giro del mondo, riscuotendo reazioni di ammirazione per il coraggio, anche i suoi "ex" parrocchiani di Cologno al Serio seguono la vicenda con ansia e preoccupazione. Solo poche ore fa,   lunedì 25 agosto un raid dell’esercito israeliano ha colpito l’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, provocando la morte di almeno 20 persone, tra cui cinque giornalisti.

Annullato il viaggio in Italia. Il parroco di Cologno Navoni: "Preoccupati"

Padre Pierbattista Pizzaballa era atteso in Italia per domani, 27 agosto, per un evento a Pavia. Non era previsto che passasse per l'occasione anche dalla "sua" Bassa, dove in realtà già nei mesi scorsi (il 30 giugno) avrebbe dovuto presenziare ad una celebrazione per il compleanno di sua madre Maria Tadini. Ma la speranza di una comparsata dell'ultimo minuto, a Cologno, era rimasta: il patriarca non torna in paese dall'anno scorso, prima del Conclave che ha eletto Papa Leone XIV, e al quale lo stesso Pizzaballa era considerato uno dei "favoriti" al soglio di San Pietro. Annullato l'evento in presenza a Pavia, è quindi stata rimandata a data da destinarsi anche qualunque ipotesi di visita nella sua comunità natale. In parrocchia, che ogni anno attende con ansia e trepidazione le sporadiche visite del cardinale in paese, ora allo sconcerto per quanto sta accadendo a Gaza si aggiunge la preoccupazione per il loro figlio più illustre e coraggioso.

"Ci siamo sentiti in queste ore, e purtroppo la sua prevista visita già saltata a giugno è stata cancellata nuovamente: "Non se ne parla", mi ha proprio scritto. La situazione a Gaza è evidentemente molto seria, come ho già detto in altre occasioni siamo ovviamente preoccupati per lui" ha commentato oggi  il parroco di Cologno don Giuseppe Navoni.

Una situazione ben descritta dalle stesse parole del cardinale.

"L'operazione di Netanyahu non è solo una minaccia, è già in corso"

"Qualche settimana fa, il governo israeliano ha annunciato la sua decisione di prendere il pieno controllo della città di Gaza - si legge nella lunga nota congiunta dei due patriarchi - Negli ultimi giorni, i media hanno ripetutamente riferito di una massiccia mobilitazione militare e dei preparativi per un’imminente offensiva. Le stesse notizie indicano che la popolazione della città di Gaza, dove vivono centinaia di migliaia di civili, e dove si trova la nostra comunità cristiana, sarà evacuata e trasferita a sud della Striscia. Al momento della presente dichiarazione, sono già stati emessi ordini di evacuazione per diversi quartieri della città di Gaza. Continuano ad arrivare notizie di pesanti bombardamenti. Si registrano ulteriori distruzioni e morti in una situazione già drammatica prima dell'inizio dell’operazione. Sembra che l'annuncio del governo israeliano secondo cui «si apriranno le porte dell'inferno» stia effettivamente assumendo contorni tragici. L’esperienza delle passate campagne a Gaza, le intenzioni dichiarate dal governo israeliano riguardo all'operazione in corso e le notizie che ci giungono dal terreno dimostrano che l'operazione non è solo una minaccia, ma una realtà che è già in fase di attuazione".

"Lasciare Gaza City e cercare di fuggire verso sud equivarrebbe a una condanna a morte"

"Dallo scoppio della guerra, il complesso greco-ortodosso di San Porfirio e quello latino della Sacra Famiglia sono stati un rifugio per centinaia di civili - prosegue Pizzaballa - Tra loro ci sono anziani, donne e bambini. Nel complesso latino ospitiamo da molti anni persone con disabilità, assistite dalle Suore Missionarie della Carità. Come gli altri abitanti della città di Gaza, anche i rifugiati che vivono nella struttura dovranno decidere secondo coscienza cosa fare. Tra coloro che hanno cercato riparo all’interno delle mura dei complessi, molti sono indeboliti e malnutriti a causa delle difficoltà degli ultimi mesi. Lasciare Gaza City e cercare di fuggire verso sud equivarrebbe a una condanna a morte. Per questo motivo, i sacerdoti e le suore hanno deciso di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che si troveranno nei due complessi. Non sappiamo esattamente cosa accadrà sul posto, non solo per la nostra comunità, ma per l'intera popolazione. Possiamo solo ripetere ciò che abbiamo già detto: non può esserci futuro basato sulla prigionia, lo sfollamento dei palestinesi o la vendetta. Facciamo eco alle parole pronunciate pochi giorni fa da Papa Leone XIV: "Tutti i popoli, anche i più piccoli e i più deboli, devono essere rispettati dai potenti nella loro identità e nei loro diritti, in particolare il diritto di vivere nelle proprie terre; e nessuno può costringerli a un esilio forzato" nel discorso al gruppo di rifugiati delle Chagos del 23 agosto".

"Nessuna ragione giustifica lo sfollamento deliberato e forzato di civili"

Parole senza appello, quelle del colognese. "Non è questa la giusta via. Non vi è alcuna ragione che giustifichi lo sfollamento deliberato e forzato di civili - continua la nota - È tempo di porre fine a questa spirale di violenza, di porre fine alla guerra e di dare priorità al bene comune delle persone. C’è stata abbastanza devastazione, nei territori e nella vita delle persone. Non vi è alcuna ragione che giustifichi tenere dei civili prigionieri o ostaggi in condizioni drammatiche. È ora che le famiglie di tutte le parti in causa, che hanno sofferto a lungo, possano avviare percorsi di guarigione. Con uguale urgenza, facciamo appello alla comunità internazionale affinché agisca per porre fine a questa guerra insensata e distruttiva, e affinché le persone scomparse e gli ostaggi israeliani possano tornare a casa. “Sui sentieri della giustizia si trova la vita, la sua strada non va mai alla morte” (Proverbi 12,28). Preghiamo affinché tutti i nostri cuori si convertano, per camminare sui sentieri della giustizia e della vita, per Gaza e per tutta la Terra Santa".