I vandali non risparmiano nemmeno la cima della Presolana: rovinate le memorie di vetta
Sdegno tra escursionisti e amanti della montagna: distrutte foto commemorative, libro di vetta e opere sacre a 2.500 metri di quota.

Sdegno tra escursionisti e amanti della montagna: distrutte foto commemorative, libro di vetta e opere sacre a 2.500 metri di quota.
La scoperta sulla vetta
Un gesto tanto incomprensibile quanto deplorevole, come raccontano i colleghi di Prima Bergamo, ha colpito la cima della Presolana, vetta simbolo delle Orobie. A fare l’amara scoperta, sabato 9 agosto, è stato l’escursionista Alex Bombardieri, che ha trovato le memorie di vetta gravemente danneggiate. Vicino alla croce, le foto commemorative lasciate negli anni da alpinisti e familiari erano state strappate, sparse tra le rocce o nascoste sotto massi. Bombardieri, insieme a un gruppo di ragazzi, ha raccolto ciò che era possibile salvare, denunciando poi l’accaduto anche sui social.
Un attacco mirato e devastante
L’azione vandalica non si è limitata alle fotografie. Una storica immagine in ceramica, presente da anni a 2.500 metri, è stata frantumata a sassate. Il volto di Cristo, scolpito nella pietra e dipinto, è stato danneggiato, così come il libro di vetta, ridotto in mille pezzi e gettato via. Nel suo contenitore, i vandali hanno infilato un grosso sasso per impedire la sostituzione del registro. Sotto un masso, è stato trovato un pacchetto di foto commemorative, mentre una targa in acciaio è stata rimossa, tagliando le fascette che la fissavano, e fatta sparire. Anche la campanella di vetta è stata colpita.
Sdegno e interrogativi
La notizia ha suscitato profonda indignazione nella comunità alpinistica e tra gli amanti della montagna. Colpisce non solo la gravità dei danni, ma anche l’evidente premeditazione: chi ha agito ha impiegato tempo e fatica per compiere un’azione che appare priva di qualsiasi motivazione logica. “Non si capisce perché tanta rabbia verso luoghi che dovrebbero ispirare rispetto e silenzio”, commentano gli escursionisti. Le memorie di vetta, pur parzialmente recuperate, restano segno di un legame affettivo tra uomo e montagna che, stavolta, qualcuno ha tentato di spezzare.


