A Covo si è svolto il Triduo delle Anime Giustiziate: una ricorrenza che unisce storia, tradizione e fede
Nel paese della Bassa il rito che rispolvera fatti avvenuti nel 1798.

Nel paese della Bassa il rito che rispolvera fatti avvenuti nel 1798.
Un fatto che scosse il paese
Te anime giustiziate sul patibolo del borgo. Era il 1798 quando, a Covo, un episodio drammatico sconvolse la comunità. Tre ladri – Raselli di Romano, Taglia di Mornico e Moneta di Cividate – assalirono una giovane, figlia di Stefano Capranelli, appena uscita dalla stalla dove la famiglia si era riunita per cercare un po’ di calore, come d’uso all’epoca. I malviventi le strapparono gli orecchini d’oro e, non paghi, sottrassero alcune povere suppellettili. Alle urla della ragazza fuggirono, ma la loro corsa terminò poco fuori dal paese, quando furono arrestati da alcuni gendarmi.
Il processo e la condanna
Riconosciuti senza ombra di dubbio dalla vittima, i tre furono condotti a Bergamo per essere processati. La giustizia dell’epoca fu rapida: vennero condannati a morte e la sentenza doveva essere eseguita proprio sul luogo del reato. Così, sui “terragli”, venne eretta una ghigliottina. Il 7 agosto, davanti a una folla commossa e numerosa, Raselli, Taglia e Moneta furono decapitati. Le loro spoglie furono sepolte nel cimitero dell’epoca, situato nei pressi di dove oggi sorgono le scuole elementari.
Dal patibolo alla devozione popolare
Prima di salire sul patibolo, i tre uomini si confessarono, chiedendo perdono per le loro malefatte. Questo gesto, interpretato dal popolo come segno di sincero pentimento, suscitò una forma di pietà e rispetto nei loro confronti. Così nacque una tradizione che dura ancora oggi: il “Triduo delle Anime Giustiziate”. Ogni anno, il 7, 8 e 9 agosto, Covo si illumina di candele e lanterne, e presso il cimitero si svolgono momenti di preghiera e celebrazioni religiose in memoria di quei tre uomini, divenuti simbolo di redenzione e memoria storica.