Dopo dieci anni l'associazione "Hibiscus" chiude i battenti
La presidente Monica Ghidini lo ha comunicato via social con un post amaro

Dopo dieci anni l’associazione "Hibiscus" con sede a Caravaggio chiude. La presidente Monica Ghidini lo ha reso noto sui social, rivelando problemi economici insostenibili.
Post sui social: "Non riapriremo più"
Un post amaro quello pubblicato dalla presidente del Sodalizio Ghidini martedì 5 agosto.
"Oggi è un giorno triste per noi - si legge - L’associazione chiude i battenti. Non riapriremo dopo le vacanze. Non riapriremo più. Abbiamo preso questa decisione dopo una serie di tavoli di confronto: una decisione durissima che ci ha tolto il sonno… Non potevamo più fare fronte alle spese. Siamo una realtà piccolina e quindi non siamo riusciti a sopravvivere. Vi salutiamo tutti e ringraziamo tutti i follower, tutti i volontari, gli educatori, i ragazzi, le famiglie... tutte le persone che sono passate da noi e che ci hanno voluto bene. Ce l’abbiamo sempre messa tutta. Ora è tempo di smettere di sognare e fare i conti con la realtà, che è ben diversa dai sogni carichi di entusiasmo che ci hanno sempre accompagnato… È andata così".
Poi lo sguardo verso il passato, che ha regalato tante soddisfazioni.
"Dieci anni non si dimenticano - si continua - porteremo nel cuore tutto ciò che abbiamo vissuto... i ricordi... le risate e anche i pianti... le avventure, le vacanze, le uscite sociali... tutto… Porteremo nel cuore tutti. Crediamo sempre che il bello deve ancora venire. E verrà. Per i buoni, per chi fa il bene, per chi ama incondizionatamente".
Infine un gesto di generosità.
"Tutte le cose di 'Hibiscus' sono state donate a chi ne ha bisogno - si conclude - Abbiamo individuato una struttura nella zona e tutto è devoluto gratuitamente. Verrà devoluta anche una somma, dopo il pagamento delle spese che abbiamo a chiusura, a un’associazione che si occupa di aiutare i mici in difficoltà".
L'intervista
La presidente ha concesso un’intervista, dove ha rivelato una serie di problematiche con le istituzioni che negli anni erano già venute a galla.
Perché "Hibiscus" chiude?
"Perché in dieci anni siamo riusciti ad inserire al lavoro 13 ragazzi per passaparola ma mai con l’aiuto dell’assistenza sociale, nonostante la richiesta di una mano sia all’azienda consortile ‘Risorsa sociale della Gera d’Adda” sia agli assistenti sociali del circondario, Caravaggio compreso. Finché abbiamo avuto utenti il servizio funzionava, poi qualcuno è stato inserito al lavoro nelle cooperative e piano piano si è svuotato il Servizio formazione autonomia (Sfa). L’abbiamo tenuto in vita attraverso il volontariato e il taglio dei nostri compensi. Però due Comuni su quattro non pagavano le rette, Caravaggio sì. Misano in particolare ci deve ancora diecimila euro. Di 13 ragazzi ne erano rimasti quattro: uno non pagante, uno che ha pagato dopo 7 mesi… Una realtà piccola non sopravvive con questi 'buchi' economici".
Come mai i rapporti con le istituzioni non erano buoni?
"Non sono mai stata benvista dalle Amministrazioni perché ho sempre agito per la tutela dei disabili mostrando i denti. Su 13, 12 non percepivano nulla dai Comuni per la partecipazione allo Sfa, ma è un diritto. E per garantirglielo abbiamo sostenuto anni di battaglie legali, tutte vinte, perché per fortuna la legislazione non la fa il Comune. Quindi mi hanno etichettata come la “rompiscatole” e questo ci ha giocato a sfavore. Non c’è mai stata collaborazione col Comune di Caravaggio e con l’assistenza sociale. Non è mai venuto nessuno a visitarci, a chiederci cosa facevamo, a collaborare sui progetti. Se l’Amministrazione avesse creduto un po’ in noi non sarebbe andata così. L’inclusione si fa, non si dice. I politicanti si riempiono la bocca con questa parola ma nei fatti non ci siamo. La chiusura rappresenta il fallimento della società che cede dietro a compromessi effimeri e non dà spazio a chi merita. La nostra sede era piena di muffa e non considerata agibile, l’Ats e ci aveva dato dei tempi per ristrutturare ma il Comune non ha mai fatto niente, ha promesso i lavori ma non sono mai iniziati. Abbiamo avvisato della chiusura dello Sfa due mesi fa, con una mail a sindaco e vice, senza ricevere risposta. Questo dimostra che siamo stati invisibili e che non abbiamo mai contato molto. Alle istituzioni vorrei dire di guardare oltre al proprio naso: c’è un mondo fatto di volontariato che necessita di motivazione e rinforzo, gente con idee buone da realizzare ma senza il loro aiuto il sociale muore".
Come l’hanno presa i ragazzi?
"Hanno subìto un lutto tanto quanto noi. Avevamo realizzato un bel progetto di educazione sessuale, si erano formate due coppie e avrebbero voluto sposarsi ma ora non potranno più frequentarsi. Questi sono grandi strappi, ferite aperte che non smetteranno di sanguinare mai. Perché un ragazzo disabile non ha la capacità di canalizzare le emozioni come faremmo noi. Da un certo punto di vista mi sento liberata dal dover continuare a combattere per vedere rispettati i diritti delle persone fragili".
Il vicesindaco: "Spiace, ma il nostro supporto c’è sempre stato"
L’Amministrazione comunale non è rimasta indifferente al post di "Hibiscus" e il vicesindaco Ivan Legramandi ha ripercorso le tappe di una storia che ha seguito da vicino.
"Spiace che questa realtà chiuda - ha affermato - Una realtà che ha trovato sempre il supporto dell’Amministrazione e della nostra comunità, dagli alpini ai singoli cittadini che hanno messo a disposizione il loro tempo e contribuito economicamente al sostegno di 'Hibiscus'. E per questo li ringrazio. Il supporto dell’Amministrazione in particolare è iniziato concretamente nel 2018 quando, dovendosi trasferire da Treviglio e non avendo più una sede, in poco tempo abbiamo messo a disposizione locali e utenze gratuite attraverso una convenzione, aiutando l’associazione anche a creare attorno a sé una rete da parte della comunità. La sede aveva qualche problema, è vero, e allora un paio d’anni fa abbiamo investito diverse decine di migliaia di euro per eliminare la muffa, con l’intenzione di fare interventi di sistemazione strutturali, ma tutto si è fermato a seguito della forte riduzione degli utenti del servizio. I ragazzi di Caravaggio che hanno deciso di frequentare 'Hibiscus' lo hanno potuto fare, come da loro diritto, e abbiamo garantito ciò che prevede la legge, anche attraverso compartecipazioni economiche al costo della retta. Quando poi abbiamo saputo della chiusura, l’assistente sociale ha prontamente sentito i genitori dei due utenti caravaggini, fornendo loro supporto e proponendo progetti alternativi, non lasciandoli a loro stessi".