"Cittadinanza onoraria ai minori stranieri dopo l'obbligo scolastico? Non è il mercato del pesce"
Dopo la mozione approvata in Consiglio comunale dalla maggioranza "Progetto Cologno" s'infiamma la polemica

Sulla concessione della cittadinanza onoraria ai minori residenti a Cologno al Serio non in possesso della cittadinanza italiana, che abbiano completato le scuole dell’obbligo in Italia lo scontro continua.
Le reazioni alla mozione della maggioranza
La mozione approvata dalla sola maggioranza nell’ultima seduta consiliare ha sollevato un vespaio di polemiche, sia in Consiglio comunale che fuori. In Aula, mentre nessun commento era arrivato dal capogruppo di "Cologno Concreta", Massimiliano Del Carro, comunque contrario, il centrodestra aveva dato vita a un dibattito pepato. E l’indomani le diverse anime che scalpitano da mesi si sono fatte sentire di nuovo.
FdI e Gioventù nazionale: "Follia"
Giovedì della scorsa settimana infatti sui social il circolo FdI è intervenuto.
"La cittadinanza non è il mercato del pesce - si legge - Va meritata, non concessa per convenienza o per mandare segnali politici. Apprendiamo con dispiacere che la mozione presentata da “Progetto Cologno” sia stata approvata con la maggioranza dei voti. Una decisione che arriva a poco più di un mese dal chiaro responso delle urne: 1.041 colognesi, su 2.273 votanti al referendum dello scorso 8 e 9 giugno, hanno detto un netto no a questo tipo di iniziative. A ciò si aggiungono 40 schede bianche, 16 nulle e soprattutto i 6.076 colognesi che hanno scelto di non recarsi alle urne, segno evidente di un dissenso silenzioso verso l’uso politico di certi temi. La cittadinanza onoraria dovrebbe essere un riconoscimento simbolico e prestigioso, riservato a personalità che si siano distinte per meriti eccezionali nei confronti della comunità, della cultura o dello sviluppo del nostro paese. Se invece viene utilizzata come strumento ideologico o propaganda di parte, perde il suo valore e diventa solo una mossa pubblicitaria".
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E venerdì Circolo e ragazzi di Gioventù nazionale insieme hanno alzato le loro bandiere in piazza Garibaldi. Accanto allo storico militante Giuseppe Quarti, al presidente Manuel Ubbiali, a Palmina Bani, e ai due rappresentanti di Gioventù nazionale Marco Imberti ed Emanuele De Masi di Canonica, anche il consigliere del centrodestra Thomas Picenni.
"Quindi cittadinanza onoraria anche ai maranza?" hanno commentato tenendo strette i loro vessilli e il tricolore.
"Siamo qui a dire forte e chiaro che non si deve assolutamente regalare così la cittadinanza onoraria - ha detto in particolare Ubbiali - essere cittadini implica dei doveri, in primis il rispetto della bandiera. Diciamo pure che si tratta di una manovra per acquisire voti: siccome a sinistra non vota più nessuno, si devono trovare nuove leve. Di questo passo ci ritroveremo come in Gran Bretagna dove nelle città ci sono vere e proprie enclaves islamiche".
"Riteniamo che la cittadinanza onoraria concessa in questo modo non abbia alcun senso - ha osservato Imberti - si snatura il suo significato: dovrebbe essere appannaggio di persone che si sono contraddistinte per merito. Assegnarla invece a ragazzi stranieri dopo le scuole dell’obbligo solo perché sono immigrati paradossalmente si lega a un tema razziale… Non siamo contrari a concederla a chi se la merita per davvero e ha costruito qui la sua vita dando il suo apporto attivo alla comunità, anzi, ben venga. No invece alla mozione approvata da 'Progetto Cologno', che di fatto riteniamo quasi una follia".
"Ho voluto essere presente con i nostri amici di Fratelli d’Italia in veste di consigliere del centrodestra per ribadire che la cittadinanza, anche se onoraria e simbolica, non si ottiene attraverso onorificenze - ha affermato Picenni - La mozione presentata è essenzialmente un’azione propagandistica che non affronta la gestione dell’immigrazione degli adolescenti nella realtà delle cose. Riteniamo che lo si debba fare in maniera più seria, toccando la tematica dell’integrazione dal punto di vista culturale ed educativo che, spesso e volentieri, non è portato avanti come si deve soprattutto nelle scuole, dopo la conclusione del ciclo dell’obbligo delle quali 'Progetto Cologno' vorrebbe appunto concedere la cittadinanza onoraria".
Insomma uno scontro frontale.
Lega: "No alle scorciatoie ideologiche"
Sulla mozione di "Progetto Cologno" a dire per primo il suo no in Aula era stato il capogruppo del centrodestra Marco Picenni, quindi la Lega ha pubblicato un post.
"La cittadinanza non è un gesto simbolico, ma un vincolo giuridico tra persona e Stato - si legge -️ È regolata dalla legge 91/1992, non da cerimonie comunali. Dare cittadinanze onorarie ai minori stranieri genera confusione, banalizza il concetto di appartenenza e serve solo a fare politica. I Comuni dovrebbero concentrarsi su integrazione vera: scuola, lingua, regole, servizi. No alle scorciatoie ideologiche. Sì a una cittadinanza seria, responsabile e fondata sul rispetto delle regole".
Picenni ha successivamente aggiunto una riflessione:
"La mozione solleva importanti questioni anche giuridico-istituzionali e culturali. La cittadinanza è un istituto giuridico definito e regolato dalla legge che attribuisce esclusivamente allo Stato la competenza in materia di cittadinanza, immigrazione e diritto di asilo. Stabilisce condizioni precise per l’acquisizione, con particolare attenzione alla continuità della residenza e alla dimostrazione di un radicamento effettivo nel tessuto sociale italiano. Alla luce di ciò, qualsiasi iniziativa assunta a livello locale che si proponga di 'anticipare' simbolicamente il riconoscimento rischia di generare confusione sul piano normativo e di alterare la percezione pubblica di una questione che richiede invece equilibrio e coerenza istituzionale. La cittadinanza, infatti, non è un titolo onorifico o morale, ma un vincolo giuridico tra individuo e Stato, che comporta diritti e doveri ben definiti: ridurla a un riconoscimento cerimoniale privo di effetti concreti rischia non solo di banalizzarne il significato, ma anche di strumentalizzarla a fini politici".
Ma non basta.
"I Comuni dispongono di strumenti importanti per favorire l’integrazione, quali i servizi scolastici, sociali e culturali - ha rimarcato - Ma è proprio per questa ragione che dovrebbero concentrare energie e risorse su interventi concreti: sostegno alle famiglie, potenziamento dei percorsi di apprendimento della lingua italiana, promozione dell’educazione civica, contrasto al disagio sociale e alla marginalizzazione. L’integrazione si realizza attraverso politiche pubbliche strutturate, continuative e fondate sull’effettiva partecipazione alla vita della comunità. Inoltre il ricorso a iniziative simboliche finisce spesso per alimentare una logica di polarizzazione ideologica. Un ente locale dovrebbe essere luogo di coesione e non di divisione, soprattutto in una società già sottoposta a molteplici tensioni di carattere socioeconomico e culturale".
Poi una sottolineatura.
"Essere contrari non equivale a una posizione ostile nei confronti dei minori stranieri o delle loro famiglie - ha rimarcato - ma riaffermare la necessità di tutelare il valore della cittadinanza come elemento fondante dell’ordinamento repubblicano, e di non trasformarlo in una formula vuota, usata per finalità simboliche o mediatiche. La cittadinanza è - e deve restare - una conquista personale, consapevole e fondata sul rispetto delle regole comuni. In un momento storico in cui le istituzioni sono chiamate a ricostruire fiducia e stabilità, il rigore delle regole vale più dell’ansia di visibilità simbolica".
FI: "Noi favorevoli tuttavia la mozione è pretestuosa e polemica"
Forza Italia dal canto suo si discosta ancora una volta dal resto del centrodestra, appoggiando, seppur con i suoi distinguo, la mozione della maggioranza.
"Siamo favorevoli alla cittadinanza a tutti gli stranieri nati in Italia che hanno completato senza interruzione il percorso di studi obbligatori - ha fatto sapere il presidente del Circolo Giovanni Boschi - Se vivono qui e rispettano le nostre regole e i doveri propri degli italiani, ne hanno sicuramente diritto. Temo comunque che la mozione, per come è stata presentata e discussa dalla maggioranza, sia decisamente pretestuosa e polemica. Avessero coinvolto le minoranze o i gruppi politici colognesi avrebbero potuto avere l’unanimità".
Il consigliere indipendente Basile: "Pieno sostegno ma si riconosca la valenza politica della scelta"
A far sentire la propria voce sul tema è anche il consigliere indipendente Francesco Basile, assente al Consiglio comunale di settimana scorsa, il quale plaude alla mozione ma, a differenza di "Progetto Cologno", attribuisce alla scelta un significato politico.
"Pur non avendo potuto partecipare alla seduta in cui si è votata la mozione, desidero esprimere il mio pieno sostegno alla proposta - ha fatto sapere - Come espresso dalla maggioranza, riconoscere simbolicamente l’appartenenza di chi cresce, studia e vive nel nostro territorio è un gesto che rafforza il senso di comunità".
Ma Basile va oltre.
"Occorre ribadire il significato politico di questa proposta - ha detto senza nascondersi dietro le parole - Nel dibattito consiliare si è preferito spesso adottare un approccio che puntava a rendere neutrale il dibattito, impostando il discorso sul “buonsenso”, rincorrendo la posizione giusta, e sfociando in un “sentimentalismo pedagogico” che troppo si allontana dalla complessità del tema. A mio avviso, riconoscere la valenza politica di certe scelte non significa strumentalizzarle, ma assumerle con consapevolezza come espressione di una visione, di un’idea di società: una società che mette al centro l’uguaglianza delle opportunità, la dignità della persona e la giustizia sociale".
Quindi il consigliere indipendente ha accusato la maggioranza di non avere il coraggio di dare un colore politico alle sue idee.
"Dispiace constatare come il centrosinistra colognese, ormai da tempo, scelga di rifugiarsi dietro la bandiera del civismo, evitando di riconoscere la portata politica delle decisioni e svalutando sistematicamente il ruolo dei partiti - ha picchiato duro - In un Comune come il nostro, caratterizzato da sensibilità distanti da quelle della maggioranza, è proprio alla politica locale che spetta il compito di coinvolgere la cittadinanza e costruire consenso. Non dobbiamo avere timore di rivendicare il ruolo dei partiti, né di far vivere nelle istituzioni un confronto che sia realmente politico, e quindi capace di produrre un cambiamento autentico".