I cent'anni di vita di Paulì: dalla guerra all'amore per i campi e la famiglia
Un compleanno speciale, celebrato con la semplicità che lo ha sempre contraddistinto, ma carico di emozione e memoria

Cent’anni portati con l’orgoglio di chi ha vissuto ogni istante con il sorriso, senza mai tirarsi indietro. Venerdì scorso Paolo Vergiani, per tutti semplicemente "Paulì", ha spento le sue cento candeline nella casa di famiglia in via Della Ponticella, a Vailate, circondato dall’affetto di figli, nipoti e pronipoti.
Il traguardo di un secolo
Un compleanno speciale, celebrato con la semplicità che lo ha sempre contraddistinto, ma carico di emozione e memoria. Perché la vita di Paulì è una di quelle storie che andrebbero raccontate con il rispetto che si riserva alla terra, alla fatica e all’amore vero. Nato nel 1925 in una famiglia contadina, Paulì ha iniziato presto a conoscere il peso del dovere. Ha frequentato la scuola fino alla quinta elementare, ma i libri non erano la sua priorità: "Studiava poco, doveva aiutare in campagna", racconta la figlia. "Anche prima di andare a scuola dava una mano a suo papà. Diceva sempre che prendeva brutti voti perché non aveva tempo". Non era un alibi, ma la pura verità di un’infanzia passata tra solchi, zappe e albe troppo precoci.
La ferita della guerra
A diciott’anni, è arrivata la prima grande ferita: la guerra.
"Viene arruolato - continua la figlia - trascorre un anno di addestramento in Germania, poi torna in Italia, in Toscana, dove combatte per i fascisti. Viene ferito e rientra a casa, a differenza di tanti suoi compagni. Ricorda sempre quel periodo come il peggiore della sua vita".
Vita che, una volta tornato nella sua amata Vailate, ha "ripreso in mano con il cuore".
"Ha continuato infatti a gestire insieme ai fratelli l’azienda agricola dei genitori: coltivava i campi, lavorava il fieno sul trattore, mungeva le mucche. Ogni giorno è stata una prova di resistenza e amore".
La scelta di una vita nei campi
E quando, all’età di 23 anni, gli si è presentata l’occasione di voltare pagina – un impiego all’Agip – la tentazione è stata forte.
"Lavoro più leggero e paga migliore. Ci ha pensato molto ma il padre e i fratelli non erano d’accordo essendo Paolo molto in gamba. E lui, fedele alla sua terra e ai legami familiari, ha rinunciato. Una scelta che, ancora oggi, racconta senza rimpianti. La campagna era la sua vita".
E l'amore per la famiglia
La sua vera ricchezza, però, è stata l’amore. Nel 1953 ha sposato Maria, classe 1930, la compagna di una vita. Insieme hanno cresciuto tre figli, costruito un nido sicuro e condiviso tutto, anche il silenzio degli ultimi anni.
"Nostra madre è scomparsa nel 2023, dopo 69 anni di matrimonio. Temevamo che lui si reagisse male, e invece ha sorpreso tutti: ha sofferto, certo, ma ha mantenuto una forza di vivere incredibile. È ancora pieno di energia. Anche quando lei si svegliava di notte, era sempre lui ad alzarsi per aiutarla".
Oggi Paulì non può più curare i campi con le mani, ma la testa e il cuore sono ancora lì, immersi nella terra. Osserva ogni cosa, segue il lavoro del figlio e del nipote, dispensa consigli con l’occhio esperto di chi non ha mai smesso di appartenere a quel mondo. Il compleanno di Paulì non è stato solo una festa, ma una celebrazione sincera di un secolo di vita vera. Un secolo di mani sporche di terra, di notti insonni, di rinunce silenziose, di fedeltà incrollabile alla famiglia. Un secolo che oggi ci insegna che la forza non sta nel gridare, ma nel restare. Con dignità, con amore, e con quella testarda dolcezza che solo i grandi uomini possiedono. Buon compleanno, Paulì.