Assemblea pubblica

Basta liste d’attesa infinite, a difesa dei pazienti nascono gli "Sportelli Salute"

L’associazione "La nostra voce conta" di Cologno ha organizzato una serata sul declino della sanità pubblica

Basta liste d’attesa infinite, a difesa dei pazienti nascono gli "Sportelli Salute"
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Liste d’attesa infinite o addirittura chiuse negli ospedali e pazienti costretti a sborsare quattrini in strutture private, in barba al diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana? C’è chi dice no e fonda gli "Sportelli Salute". Se ne è parlato venerdì scorso all’auditorium, nella serata "Il declino della sanità pubblica", organizzata dall’associazione "La nostra voce conta", con in testa il presidente Giuseppe Rinaldi - attivista del Movimento cinque stelle e delegato Fp Cgil.

Una serata per parlare del declino della sanità

A introdurre il tema, quanto mai "caldo", è stato il moderatore Leopoldo Chiummo, segretario di Fp Cgil Bergamo che, dopo aver accennato alla difficile situazione dei lavoratori delle Rsa, ridotte a "cuscinetto per gli ospedali", ha dato la parola al delegato Andrea Bettinelli, infermiere dell’ospedale di Treviglio, un giovane che ha tratteggiato un quadro a tinte fosche.

"Nel 2020 lavoravo in Pronto soccorso e ho un ricordo drammatico di quell’esperienza - ha raccontato - la pandemia è stata uno spartiacque che ha fatto emergere contraddizioni e fragilità della sanità pubblica, e avrebbe dovuto essere un grido d’allarme, invece la situazione oggi è peggiorata. La sanità riguarda tutti, operatori e cittadini, e la risposta al bisogno salute non può essere commerciale perché è un diritto. Non lo è tuttavia se migliaia di cittadini non hanno il medico di base; se ci sono liste d’attesa talmente lunghe che le persone si rivolgono ai privati; se la spesa sanitaria complessiva privata nel 2023 ha superato i 40 miliardi di euro, 900 euro a famiglia, e 4, 5 milioni di cittadini hanno invece rinunciato a curarsi; se gli ospedali sono sotto-organico e chi lavora è continuamente spremuto, con conseguenze che ricadono sull’utenza".

Da fiore all’occhiello, il Sistema sanitario nazionale "è in ginocchio" ha concluso l’infermiere, dopo

"dopo decenni di tagli alle risorse, carenza di personale e privatizzazioni selvagge, con la Lombardia a fare da laboratorio per queste scelte e futuro modello di sistema. La percentuale di spesa per la sanità in rapporto al Pil è in calo, e a ciò si aggiunge un attacco feroce alle professionalità del settore, che non sono più attrattive, con rinnovi contrattuali che sono uno schiaffo in faccia ai lavoratori".

Sportelli salute

Gli "Sportelli Salute"

Cosa fare nell’immediato allora? Lo ha spiegato Giovanna Capelli, insegnante in pensione del "Coordinamento per il diritto alla salute Melegnano - Martesana".

"La Lombardia che sosteneva di essere un’eccellenza durante la pandemia ha avuto risultati drammatici, questo perché ha distrutto la medicina territoriale - ha osservato - Legge per legge si sta demolendo anche il Sistema sanitario nazionale ma il diritto alla sanità pubblica non è stato cancellato, va preteso. Di fronte alle liste d’attesa lunghissime, i volontari degli sportelli presentano un ricorso individuale sulla base della ricetta medica dove è segnato il tempo entro cui va effettuato un esame o una prestazione e, in base alla normativa, viene vinto in pochi giorni e si ottiene il dovuto. Se poi emerge che le liste sono chiuse l’ospedale paga una penale".

Ma non finisce qui. I ricorsi individuali saranno poi utilizzati anche per fare una vertenza collettiva "perché riteniamo che le lunghe liste non siano un caso ma siano strutturate per spingere la maggior parte delle persone nelle strutture private" ha detto senza peli sulla lingua.

"Una vertenza che metta sotto accusa la dirigenza sanitaria e la politica, che dimostri che il sistema non funziona e va cambiato - ha picchiato duro Capelli - Se gli sportelli si moltiplicassero potremmo intervenire anche sulle dimissioni precoci e su tante altre inadempienze".

"Il ricorso individuale si può fare anche individualmente, il modulo si trova su diversi siti internet - ha spiegato meglio Enrico Bosani, del Coordinamento lodigiano - ma chi si trova in difficoltà può rivolgersi agli sportelli che predispongono la lettera di reclamo e la inviano tramite Pec alla Direzione generale dell’Asst, che di fronte a un’organizzazione non può rispondere 'A' a qualcuno e 'B' a qualcun altro, oppure tacere o rispondere quando vuole... Si presentano ricorsi anche per l’ambito non rispettato o altre inadempienze e funziona: ormai dopo poche ore richiamano i pazienti per riprogrammare l’appuntamento nei tempi stabiliti e nell’ospedale vicino a casa".

Tuttavia la trafila potrebbe ripetersi ogni qualvolta il paziente abbia necessità di sottoporsi a un’esame, oppure "potrebbe essere spostato l’appuntamento di qualcuno che il ricorso non l’ha fatto per far rientrare nei tempi giusti chi invece ha fatto rumore" ha sottolineato ancora Bosani. Ecco il perché del ricorso collettivo verso la Direzione Generale dell’Asst.

"Con la vertenza si segnala che nella struttura non viene rispettata la legge - ha chiarito - in modo che venga soddisfatto il diritto di tutti e non solo di chi fa ricorso. Lo abbiamo già fatto una volta: non avendo ricevuto nessuna risposta dal direttore generale, siamo andati dai carabinieri per fare un esposto ipotizzando i reati di abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio e messa a rischio della salute pubblica. Il viceprocuratore di Lodi ha disposto l’archiviazione ma noi ci siamo opposti e il procuratore generale ci ha dato ragione, quindi in ottobre c’è stato un primo dibattito in Aula e stiamo aspettando la sentenza. Ne abbiamo presentato anche un secondo e questa volta il direttore ha risposto".

Durante la serata ha dato la sua testimonianza, amara, anche un medico di base in pensione, Filippo Bianchetti.

"Nella mia carriera ho visto avanzare il declino della sanità pubblica - ha affermato sconsolato - si è remato contro da subito e dopo tagli, mancata sostituzione di medici e infermieri in pensione, reparti ed ospedali chiusi, numero chiuso per la facoltà di Medicina e specializzazioni, abbandono della medicina territoriale e della medicina sociale i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Con la pandemia abbiamo avuto molti più morti di quelli che potevamo avere e anche adesso è così. Solo adesso ci si accorge che per curarsi si devono continuare a mettere le mani in tasca: la sanità la paghiamo quatto o cinque volte, poi c’è l’assicurazione integrativa per chi se la può permettere e una forte pressione pubblicitaria perché si richiedano più prestazioni: ma la salute passa dalla previdenza, dal tempo della diagnosi e della cura".

Gli sportelli più vicini sono a Treviglio (03631806807-3337139122).

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