Gli Scout tagliano il formidabile traguardo degli 80 anni di storia, via ai festeggiamenti
A portarli in città è stato l'indimenticato fondatore del gruppo Gianni Fortini
Gli scout caravaggini compiono 80 anni, una traguardo di quelli che pochi movimenti educativi possono vantare e che sarà celebrato con una serie di eventi.
Gli Scout celebrano i loro primi 80 anni
Quella degli Scout caravaggini è una storia che affonda le sue radici nel Secondo Dopoguerra. E' il lontano 1945, la guerra è finita, l’Italia è libera ma distrutta, sotto ogni punto di vista, ma può cominciare a ricostruire, non solo a livello materiale ma anche umano. Se ne sente il bisogno. E a Caravaggio Gianni Fortini, insieme ad Erminio Balossi, e all’assistente don Gino Frati, decidono di fondare il primo Reparto Scout della città.
"Era il 21 ottobre 1945 quando recitammo le prime promesse ed entrammo a far parte della grande famiglia scout del mondo. Il “Reparto Scout” di Caravaggio iniziava ufficialmente le proprie attività con due Squadriglie, “Scoiattoli” e “Aquile”, un paiolo, due tende militari, ad una delle quali mancava persino l’apertura anteriore. Per quei tempi era già molto".
Così scriveva Fortini - mancato nel 2014 a 92 anni - nel volume "Il mio Quaderno di Caccia – 55 anni di scoutismo a Caravaggio". Inizialmente composto solo da un "Reparto" e da un "Branco" maschili, nel 1967, con l’aiuto di don Pierino Crispiatico, per la prima volta alcune ragazze partecipano ad un campo per guide e nel maggio del 1968 anche il "Reparto Guide" nasce ufficialmente anche a Caravaggio. Dal 1974 il "Gruppo Scout Caravaggio 1" fa parte dell’"Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani" (Agesci), nata dall’unificazione di due preesistenti associazioni: l’"Associazione Scout Cattolici Italiani" maschile (l’Asci), e l’"Associazione Guide Italiane" femminile (Agi). Infine, nel 1984 nasce il "Cerchio delle Coccinelle": unità distinta rispetto al "Branco dei Lupetti" ed unico "Cerchio" attualmente presente nella provincia di Bergamo.
Gli Scout oggi
Il Gruppo conta più di cento iscritti ed è composto dal "Branco dell’Amratvela" e dal "Cerchio della Lanterna di Gioilù" (bambini e bambine dagli 8 ai 10 anni), dal "Reparto Sta Pront!" (maschile) e dal «Reparto Sorriso» (femminile), ragazzi e ragazze dagli 11 ai 15 anni, dal "Clan/Fuoco Sirio" composto da giovani dai 16 ai 19-20 anni, e da una "Comunità di capi-educatori". Il "Gruppo Scout Caravaggio 1", continua ad operare sul territorio di Caravaggio e dei paesi limitrofi e quest’anno, per celebrare degnamente i suoi primi 80 anni, sta definendo un calendario di appuntamenti da non perdere. In realtà i festeggiamenti sono già cominciati il 16 novembre, con lo spettacolo andato in scena la teatro "San Carlo" dell’oratorio "San Luigi" intitolato "Aquile randage", un monologo dedicato al gruppo di scout che durante il Fascismo, che bandì tutte le associazioni giovanili di stampo cattolico, continuò la sua attività in modo clandestino, aiutando anche cittadini ebrei a salvarsi dalle persecuzioni.
"Abbiamo cominciato con questo spettacolo di Alex Cedron per la regia di Massimiliano Cividati perché siamo stati fondati dopo quel periodo buio e così abbiamo voluto partire dalle nostre origini - ha spiegato la 'Comunità Capi' - ha partecipato davvero tanta gente. A breve sarà pronto il programma completo dei festeggiamenti".
E tutto cominciò con Gianni Fortini
Ma chi era Gianni Fortini, l’indimenticato fondatore degli Scout caravaggini?
"Gianni negli anni del regime fascista aveva recuperato 'sottobanco' i libri su Robert Baden-Powell, il fondatore dello Scoutismo - hanno raccontato i capi - leggendoli si è formato e ha capito cosa fossero gli scout, quindi ha voluto fortemente che questa realtà nascesse anche a Caravaggio. Così, dopo la Liberazione si è dato da fare per realizzare il suo sogno e ci è riuscito".
Fortini e i suoi collaboratori cucirono le prime uniformi del gruppo caravaggino recuperando la tela usurata di alcuni paracaduti rubati all'aviazione nazista. Non è stato solo il fondatore, ma la colonna portante del gruppo, la memoria storica di un pezzo di città che ora rivive nelle foto scattate a migliaia e nei video, di cui era un appassionato regista. Ai suoi funerali, celebrati nel 2014, molti dei "suoi" ragazzi si sono presentati in uniforme e lo hanno salutato omaggiandolo con i canti e gli urli di squadriglia.
"Per noi è stata una figura fondamentale - lo aveva ricordato il capogruppo Luca Mascaretti - Gianni ci ha insegnato la fede e la fiducia nel futuro, nel fatto che i nostri giovani costruiranno un mondo migliore. Temi fondamentali, soprattutto nel mondo in cui viviamo oggi. Appena poteva si faceva vedere in sede, è stato con noi fino alla fine. Ci conosceva tutti uno per uno, dai capi ai più piccoli, ed ha sempre fatto parte della “Comunità dei Capi” e, nonostante non avesse più un ruolo organizzativo nel nostro progetto educativo, era sempre con noi, appena poteva partecipare a qualche attività, lui c’era".