Anche i ragazzi della "Sacra Famiglia" di Martinengo in campo per dire basta
Un'installazione intitolata "Sentiero delle voci" e un monologo per riflettere. E al Filandone la mostra di Gianpaolo Zanchi
Oggi, lunedì 25 novembre, in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, i ragazzi della scuola media della "Sacra Famiglia" di Martinengo, hanno dato vita a un momento di profonda riflessione collettiva attraverso la creazione dell’installazione comunitaria intitolata "Il sentiero delle voci".
Il "Sentiero delle voci"
La Giornata internazionale, istituita dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, rappresenta un invito globale ad agire e riflettere per costruire una società libera da ogni forma di sopruso. E la scuola ha voluto riaffermare il suo impegno per l’educazione alla parità e al rispetto, rendendo i ragazzi protagonisti di un percorso di responsabilizzazione e prevenzione.
L’opera di cui sono artefici, il "Sentiero delle voci", si sviluppa come un percorso simbolico costruito con elementi di colore rosso, tra cui scarpe, vestiti, oggetti personali e installazioni artistiche, portate da ogni alunno, che evocano la lotta contro la violenza di genere. Ogni oggetto rappresenta una voce silenziata, un frammento di storia, un grido di aiuto non espresso o rimasto inascoltato. Intorno all’installazione composta da un filo rosso attorcigliato che accoglie una panchina rossa, i ragazzi hanno scritto e raccolto frasi che ogni donna in difficoltà dovrebbe avere il coraggio di gridare, componendo un messaggio corale di sostegno e consapevolezza. Questa esperienza si inserisce in un progetto educativo volto a sensibilizzare le nuove generazioni su una delle più gravi violazioni dei diritti umani: la violenza contro le donne.
Il 'Sentiero delle voci' diventa così un simbolo di speranza e un invito ad alzare lo sguardo verso un futuro più giusto - commenta l'insegnante Sara Sangaletti - in cui ogni donna possa essere ascoltata, sostenuta e libera di vivere senza paura.
Martinengo Il Sentiero delle voci della Sacra Famiglia contro la violenza sulle donne
Un monologo che fa riflettere
L’installazione è stata abbinata all'ascolto di un monologo, teatralizzato da una docente della scuola, sulle note leggere di una viola:
"Sapete, c’è un silenzio che urla più forte di qualsiasi grido. È il silenzio di chi non riesce a parlare, di chi ha paura che il suono delle sue parole venga soffocato ancora una volta. Quel silenzio, l’ho conosciuto. Lo conosco ancora. Le mani che vedete, sembrano mani normali, no? Eppure queste mani, un tempo, tremavano. Tremavano per la paura di sbagliare, di fare qualcosa che avrebbe "meritato" un urlo, uno schiaffo, una punizione. Perché, quando vivi accanto a chi ti colpisce, non solo nel corpo ma nell’anima, inizi a credere che sia colpa tua. Che, in fondo, te lo meriti. Non è vero. Non è mai vero. Ma ci vuole tempo per capirlo. Ci vuole tempo per guardarsi allo specchio e vedere una persona, non un riflesso spezzato. E quel tempo, per alcune, non arriva mai. Perché una donna ogni tre giorni in questo Paese non ce la fa a raccontare la sua storia. Una donna ogni tre giorni viene cancellata, come se la sua vita fosse solo una parentesi chiusa in fretta. E sapete cosa fa più male? Spesso chi la circonda, chi le vuole bene, non si accorge di nulla. La violenza non sempre si manifesta con lividi che tutti possono vedere. La violenza a volte si nasconde nei sussurri, nei "mi dispiace, non volevo", nei "sei tu che mi provochi". Si nasconde nel controllo, nell’isolamento, nella manipolazione. Si nasconde nei sorrisi di circostanza, nelle scuse inventate, nei "è solo un periodo difficile". Ma io non sono qui solo per raccontare la mia storia, o quella delle troppe donne che non possono più farlo. Sono qui per dirvi che la violenza non è un destino. Che possiamo fare qualcosa. Che dobbiamo fare qualcosa. Ascoltate. Non aspettate di vedere un livido per tendere una mano. Prestate attenzione alle parole non dette, agli occhi spenti, ai sorrisi forzati. E se state vivendo tutto questo, sappiate che non siete sole. Esiste una via d’uscita. Esiste una luce oltre il buio. E quella luce inizia con una parola: Aiuto. Pronunciarla può sembrare impossibile, ma è il primo passo verso la libertà. Io l’ho fatto. E se sono qui oggi, è perché qualcuno ha ascoltato. Qualcuno ha creduto in me quando io stessa non ci credevo. E oggi voglio essere quella voce per chi non riesce ancora a trovarla. Perché ogni donna ha diritto a una vita senza paura. Perché ogni donna è molto più delle ferite che ha subito. E perché, insieme, possiamo spezzare questo silenzio. Non domani. Non tra un mese. Oggi."
Al Filandone una mostra di Giampaolo Zanchi
L'arte è un megafono formidabile per trasmettere un messaggio contro la violenza. E al Filandone la mostra "Segni di disumana quotidianità" di Giampaolo Zanchi ne è un esempio. Il visitatore si trova catapultato in un viaggio all'interno della violenza contro le donne contrapposto alla forza prorompente e vitale della bellezza femminile. E' stata inaugurata sabato 23 alle 10 nella sala consigliare, con introduzione a cura della di Shila Pulito, della Pro loco, e le letture sulla figura femminile a cura di Michael Vernice. La mostra rimarrà aperta fino al primo dicembre, dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17 . All'inaugurazione è intervenuto anche il sindaco Pasquale Busetti.