Caravaggio

Cristiana Vassalli: "Il soffitto di cristallo c’è anche qui"

La comandante della Polizia locale racconta la sua esperienza di donna che ha raggiunto i vertici in un ambiente ancora oggi tipicamente maschile

Cristiana Vassalli: "Il soffitto di cristallo c’è anche qui"
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La comandante del Distretto di Polizia locale della Bassa bergamasca occidentale Cristiana Vassalli è una di quelle che ce l’ha fatta, che ha mandato in frantumi il "soffitto di cristallo", riuscendo ad emergere, e racconta la sua esperienza nel Comando di Polizia locale che ha sede a Caravaggio e comprende i territori di Fornovo, Brignano, Mozzanica e Pagazzano.

Il mondo del lavoro e il "soffitto di cristallo"

Sono ancora troppo poche le donne che riescono a conquistare i vertici nelle Forze dell’ordine. Il famigerato "soffitto di cristallo", l’ostacolo invisibile che impedisce l’avanzamento di carriera ai cittadini di sesso femminile, che si materializza in mille e più forme, c’è anche qui, e in maniera forse più forte che in altri settori. D’altra parte è stato di appannaggio solo maschile fino a pochi decenni fa e ancora c’è chi fatica a concepire che gli ordini possano arrivare da una donna. Alla base di tutto c’è il fattore culturale, che non si manifesta solo nella prevaricazione degli uomini, che temono di perdere posizioni di potere: le donne stesse, ancora oggi, sin da ragazze sono orientate a scegliere corsi di studio e professioni più tradizionalmente femminili secondo i canoni della società. Del resto sin dall’infanzia si impongono ancora ruoli definiti in base al genere, anche se in maniera meno spiccata che in passato, perché l’educazione sta lentamente evolvendo e la consapevolezza delle donne pure. Ma c’è ancora molto da fare per evitare che siano ancora strumento inconsapevole di una cultura maschilista che si perpetra di generazione in generazione.

L'intervista alla comandante Cristiana Vassalli

Ha trovato difficoltà nel corso della sua carriera in quanto donna?

"Sì, ho la percezione che la fatica che fa una donna per arrivare allo stesso livello di un uomo è doppia addirittura tripla. In questo campo in particolare siamo in poche".

È un problema culturale, come si manifesta?

"L’aspetto culturale è sicuramente importante. Ci sono delle forme di maschilismo latenti che sono ancora nei geni delle persone. Per esempio la donna non è ritenuta all’altezza di sopportare un certo tipo di stress psicologico e di affrontare situazioni conflittuali. È un pregiudizio e i pregiudizi sono duri a morire".

Si può fare qualcosa dall’interno per abbattere il "soffitto di cristallo"?

"Uno stile di vita socialmente sano è quello che si basa sulla meritocrazia, non sul genere. Io seleziono i miei collaboratori secondo questo criterio, tuttavia le “quote rosa” sono utili in situazioni in cui le donne sono pesantemente discriminate, finora sono state un strumento per agevolare le pari opportunità, anche se io preferisco sempre che chi assume una carica lo faccia perché è una persona capace non per altro".

Purtroppo nel mondo del lavoro episodi di molestie sessuali sono tutt’altro che rari, le è mai capitato di esserne vittima in un ambiente tipicamente maschile come il suo?

"No, per fortuna non ho avuto questa triste esperienza. Forse il fatto che sono robusta funziona da deterrente... In ogni caso lavoro dal 1988 e non ho mai avuto questi problemi".

Ha mai dovuto intervenire in casi di violenza di genere sul territorio di sua competenza?

"Sì, purtroppo questo è un fenomeno “strano”: se ne parla molto sui mass media ma i cittadini per lo più pensano ancora che siano cose che si vedono solo alla televisione, in fondo lontane da loro, che succedono solo agli “altri”. Invece episodi di violenza contro le donne ci sono anche sulla nostra terra e ogni tanto interveniamo per fermare maltrattamenti e percosse".

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