Asst Bergamo Ovest

Dagli anziani ai giovani: tre progetti di medicina di prossimità grazie al Dipartimento di psicologia clinica

I tre progetti sono stati realizzati con il coinvolgimento delle Case di Comunità di Treviglio, Dalmine, Martinengo e Ponte San Pietro

Dagli anziani ai giovani: tre progetti di medicina di prossimità grazie al Dipartimento di psicologia clinica
Pubblicato:

di Fabiola Graziano

Il Dipartimento di Psicologia clinica dell’ASST Bergamo Ovest dà il via a tre importanti progetti di Medicina di prossimità con il coinvolgimento delle Case di Comunità di Treviglio, Dalmine, Martinengo e Ponte San Pietro.
Con il nome rispettivo di "Longevity Care", "Myosotis" ed "Ehi ragazzi… Costruiamo benessere!", le tre iniziative sono state presentate lunedì mattina in conferenza stampa presso la sala del Consiglio dell’ospedale di Treviglio.

Tre progetti per la medicina di prossimità

"La figura dello psicologo nella Casa di Comunità – ha esordito Miriam Regonesi, responsabile del Dipartimento di Psicologia clinica, alla presenza del direttore socio-sanitario Pietro Tronconi – fornisce interventi di primo livello, intercettando i bisogni dell’utenza che non ricadono in una dimensione psicopatologica. Nello specifico, le psicologhe delle nostre Case di Comunità non volevano ridursi al ruolo di mero sportello che accoglie le domande esterne, bensì volevano proporre un’offerta attiva, che al momento è stata tradotta nei tre progetti. In particolare, sono arrivate a formulare il “Longevity Care” perché, dai dati raccolti nel 2023, si sono rese conto che il 25-30% delle domande spontanee che arrivavano allo sportello riguardava una fascia d’utenza compresa tra 65 e 75 anni, per la quale non esistevano ancora servizi specifici".

Longevity Care

Si è pensato dunque di offrirli con il "Longevity Care".

"Ci siamo accorti del bisogno degli utenti di dare un’accezione positiva a un periodo di vita, ovvero il pensionamento, che può essere ancora ricco di risorse – ha aggiunto Roberta Carrara, psicologa della Casa di Comunità di Dalmine – Per questo abbiamo scelto di usare il termine “longevità” piuttosto che “invecchiamento”, in modo da suggerire l’accezione positiva che può essere data a questo determinato periodo del ciclo vitale. Mai come in questa fascia d’età vale il binomio “Mens sana in corpore sano” ed è necessario che gli utenti capiscano che nel periodo del pensionamento ci si può prendere cura del proprio benessere psicologico. A partire da novembre quindi, offriremo loro interventi di gruppo con otto incontri incentrati su differenti tematiche. La modalità di accesso a tali incontri sarà in primis l’impegnativa del medico di base, con cui si potrà telefonare al cup della Casa di Comunità territorialmente competente e fissare un primo colloquio con noi psicologhe, che dovremo valutare l’effettivo inserimento dell’utente nel gruppo degli over-65 che parteciperà agli incontri".

Myosotis e i disturbi emotivi

A una fascia d’età diametralmente opposta invece, è indirizzato il secondo progetto "Myosotis".

"Con esso abbiamo deciso di andare incontro ai ragazzi compresi tra 12 e 15 anni – ha riferito Maddalena Fontanella, psicologa della Casa di Comunità di Ponte San Pietro – Si tratta di un progetto che vede la collaborazione di diversi enti e diverse figure professionali, tra cui pediatri di libera scelta, assistenti sociali, Case di Comunità, ATS e Università degli Studi di Bergamo. A seguito dei dati epidemiologici successivi al Covid, con cui è stato riscontrato un aumento dei disturbi emotivi comuni e delle psicopatologie nei preadolescenti e negli adolescenti, abbiamo voluto attivarci per individuare tempestivamente il loro disagio emotivo. I nostri interventi partiranno da novembre nel Distretto Isola e Val San Martino e nel Distretto della Pianura Orientale, ovvero nella Casa di Comunità di Ponte San Pietro e in quella di Martinengo, e avranno come obiettivo quello di accrescere le abilità sociali e relazionali dei ragazzi, in modo da svolgere su di loro un lavoro di psicoeducazione e allo stesso tempo fornire ai loro genitori un supporto nel loro processo educativo".

Il "Myosotis" sarà articolato in più fasi.

"Inizialmente i pediatri di libera scelta somministreranno un questionario ai loro pazienti per intercettare precocemente eventuali problematiche emotive – ha proseguito Francesca Pontoglio, psicologa della Casa di Comunità di Martinengo – Una volta individuati i ragazzi che necessitano di un intervento di primo livello, si procederà con il loro invio alla Casa di Comunità, che dapprima organizzerà un colloquio con i genitori per comprendere storia e background del ragazzo paziente e poi incontrerà quest’ultimo per approfondire le sue problematiche attraverso la somministrazione di determinati test forniti dall’Università di Bergamo. Ci saranno poi incontri di gruppo tra i ragazzi e verrà avviata una collaborazione tra genitori e assistenti sociali per lavorare sulle strategie da utilizzare con i propri figli. Nella fase finale infine, verranno somministrati ai ragazzi altri test per capire se l’intervento ha avuto esito positivo".

Il benessere dei ragazzi

Cavalcando sempre l’onda della preadolescenza poi, a settembre è partito anche il terzo progetto “Ehi ragazzi… Costruiamo benessere!”, che ha visto il coinvolgimento di 19 classi distribuite tra il Distretto della Pianura Orientale, con l’istituto comprensivo “Rubini” di Romano e l’istituto comprensivo “Lotto” di Covo, e il Distretto della Pianura Occidentale, con l’istituto “Mastri Caravaggini” di Caravaggio.

"Con questo terzo progetto – ha chiosato Lucrezia Barbato, psicologa della Casa di Comunità di Treviglio – ci siamo prefissati di entrare nelle scuole secondarie di primo grado e di lavorare direttamente con i ragazzi della prima media. Con i nostri interventi abbiamo indagato il loro comparto emotivo, spingendoli a raccontare come si sentono e da dove nascono le loro emozioni, per arrivare ad affrontare temi come l’autostima, la gestione dello stress e la comunicazione con i propri pari età. Abbiamo scelto di lavorare proprio con i ragazzi di prima media non solo perché hanno vissuto buona parte della loro scuola primaria tra pandemia e lockdown, ma anche perché si trovano oggi a dover affrontare un grande cambiamento sia in termini contestuali, visto che hanno cambiato scuola e con essa anche le regole didattiche, sia in termini relazionali, visto che hanno cambiato i compagni di classe e sono chiamati a costruirsi nuovi punti di riferimento".

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