L’ipotesi: al "Circulì" un ambulatorio per donne islamiche
Le dichiarazioni del nuovo presidente Hadid circa l’utenza a cui sarebbe riservato hanno suscitato scalpore ma arriva un chiarimento da un medico: "Aperto a tutti"
"A Caravaggio un ambulatorio per visitare donne islamiche? No, aperto a tutti". Sono le parole del medico di base di origine palestinese Hesham Qawasmehche, 53 anni, in Italia da 32, che attualmente lavora ad Arcene, in seguito allo scalpore suscitato dalle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dal nuovo presidente della «Cooperativa circolo lavoratori» Ahmed Mohamed Ibrahim Hadid.
Il Ciculì cambia pelle
Un ambulatorio per donne islamiche in arrivo al "Circulì"? Così è parso dopo le dichiarazioni pubbliche di Hadid. Forse un problema di comunicazione a causa della lingua perché il medico che è disposto a prestare la sua opera per qualche ora la settimana gratuitamente, spazza via ogni dubbio. Ma andiamo con ordine.
Il cambio del CdA: per quattro quinti composto da cittadini di origine straniera
Eravamo rimasti, lo scorso maggio, all’addio dei gestori precedenti, a una realtà finanziaria complicata e al manifesto che circolava sui social sulla prossima apertura del ristorante arabo "Luna di Caravaggio". L’assemblea dei soci, tenutasi il 28 aprile, vista la situazione, aveva dato precise indicazioni: procedere concedendo l’uso dell’immobile di via Mazzini ad un’altra cooperativa o in caso estremo con la liquidazione. E l’allora presidente del CdA dimissionario Fulvio Cattaneo aveva fatto delle precisazioni.
"Il ricavato dell’eventuale vendita, come stabilito per legge e dallo statuto, viene riconosciuto alle società di gestione mutualistiche - aveva sottolineato - Non ci può essere speculazione o lucro. Il CdA sta procedendo nella direzione data da tali indicazioni. Recentemente un gruppo ristretto di persone, frequentatori ma non soci, ha dimostrato affetto verso la cooperativa e quello che rappresenta. In tal senso, si sta muovendo per una proposta che al momento non si è concretizzata. Sono state valutate altre alternative che apparentemente non risulterebbero economicamente o logisticamente sostenibili. Tutte le porte rimangono aperte".
Per aprire un ristorante però occorreva cambiare lo statuto e nel frattempo è stato eletto il nuovo CdA.
"A seguito della riunione tenutasi nel luglio scorso, sono entrato a far parte del CdA della cooperativa come vicepresidente, insieme ad Hadid, presidente (e ai consiglieri Hanibal Nakhleh, Omar Haida e Baiuumy Alì Baioumy Baioumy Salem ndr.) - ha spiegato il trevigliese Alessandro Iocco - con l’obiettivo di trasformare il 'Circulí' in un punto di riferimento per l’integrazione delle minoranze linguistiche e religiose. Il nostro progetto prevede la creazione di una scuola di arabo e italiano per favorire l’inclusione, un ristorante al piano terra e uno spazio aperto per assemblee e conferenze, che possa fungere da luogo di incontro e dialogo".
Nello stabile, non senza polemiche per via della destinazione d’uso, erano state ospitate anche le celebrazioni del Ramadan, il mese sacro per i musulmani, organizzate proprio con Hadid.
"Stiamo inoltre lavorando per aprire uno studio medico - ha spiegato ancora Iocco - un servizio essenziale per rispondere ai bisogni della nostra comunità e garantire un accesso più facile alle cure. Abbiamo ereditato una situazione economica difficile, ma siamo convinti che, con il sostegno della comunità e l'impegno di ciascuno, riusciremo a costruire un futuro migliore per tutti. Crediamo che il “Circulí” possa diventare un simbolo di accoglienza e solidarietà, un luogo dove ognuno può sentirsi a casa".
L’ambulatorio medico
Su questo punto sono nate non poche perplessità, in seguito alle dichiarazioni di Hadid, che la scorsa settimana ha parlato di "un ambulatorio medico per visitare le donne islamiche". Un concetto di per sé improponibile in un Paese come l’Italia, dove il Sistema sanitario nazionale non fa certo distinzioni né etiche né religiose tra i pazienti e dove le pratiche sanitarie sono uguali per tutti. E allora che significa? Non è un mistero che ci sia diffidenza e che la presenza di medici di sesso maschile e femminile crei qualche disagio, purtroppo.
"Se invece di procedere sulla strada dell’integrazione si sceglie quella della ghettizzazione è un problema" si commenta da più parti. A fare chiarezza però è il dottor Qawasmehche.
"Ho avuto la fortuna di ricevere una borsa di studio dal Governo italiano e mi sono laureato e specializzato in anatomopatologia qui, stabilendomi a vivere in questo Paese dove mi sono integrato benissimo - ha spiegato - Conosco a fondo la sanità italiana, che purtroppo sta subendo un peggioramento. Sia medici che cittadini devono fare la loro parte per salvare il salvabile, il sistema è da rivedere. Di recente ho voluto provare l’esperienza del medico di base e mi sono trovato molto bene. Mi hanno chiesto la disponibilità anche per il Cad e ho accettato anche questo incarico e così sono venuto in contatto con la realtà degli anziani: lunghe file per i certificati. Per tale ragione sono molto conosciuto nella zona e sento di essere benvoluto. Quindi, quando Hadid mi ha parlato del suo progetto, ho garantito subito la mia presenza, per tutti. Qualora Asl e Comune diano il via libera all’ambulatorio, presterò servizio per qualche ora la settimana gratis. Penso di essere una figura utile sia per l’inserimento della comunità islamica sia per la sanità, viste la carenza di studi medici e le necessità degli anziani italiani. Vorrei, nel mio piccolo, contribuire alla risalita del sistema sanitario: conosco bene entrambe le culture e penso di poter dare tanto e aiutare l’integrazione".
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