Martinengo

Francesco e la sua "rivoluzione" nell’Incoronata

Continua il nostro viaggio nella chiesa e nel convento candidati come "Luogo del cuore Fai" per il 2025

Francesco e la sua "rivoluzione" nell’Incoronata
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Questa è la seconda tappa del viaggio immaginario che di mese in mese stiamo facendo nel Convento e nella chiesa di Santa Maria Incoronata (XV secolo) di Martinengo, candidata come "Luogo del cuore dal FAI" per l’anno 2025.

L'incoronata e la figura di san Francesco

Il Convento dell’Incoronata esiste perché sulla scena della Storia del XIII secolo comparvero san Francesco d’Assisi e santa Chiara.

"Ottobre è il mese in cui, tra le altre cose, ricordiamo proprio san Francesco e il movimento di rinnovamento spirituale, sociale e culturale che egli, insieme all’amica santa Chiara, ha innescato nella chiesa e nella società, e il cui spirito continua ad affascinare tantissime persone - ha spiegato padre Antonio Consonni - Con san Domenico e tutti gli altri giovani uomini e donne, ha custodito e fatto crescere il sogno di una Chiesa 'altra', di una civiltà diversa, di un cuore semplice. Questi, dentro l’Umbria-Mondo del 1200, hanno tenuto vivo, anzi hanno vissuto in modo radicale, il sogno che abita il cuore di ogni giovane: il desiderio di una civiltà fraterna, mentre intorno a loro vedevano la smentita quotidiana di questa utopia; il sogno di una chiesa liberata dal potere temporale, più povera, più vicina alla prima comunità degli apostoli; il sogno di un cuore puro, semplice, non attardato alla ricerca del profitto, alla conservazione dei propri confini, guerresco. Anche se ancora dopo otto secoli, san Francesco rimane comunque un mistero, un enigma da decifrare e interpretare. La chiesa dell’Incoronata e il convento, nella loro architettura, affreschi e clima 'spirituale', ci parlano di san Francesco e dei francescani che qui abitarono per tantissimi anni".

All’origine (1473) vi furono i francescani Osservanti e dal 1598 l’altro ramo dell’Ordine, i francescani Riformati. Qui nel 1468 morì anche il beato Roberto da Asola ritratto in un dipinto del 1497 che presenta sullo sfondo il convento. Anche se il Convento venne acquistato nel 1868 dai religiosi della 'Sacra Famiglia', che si dedicano all’educazione e alla scuola di bambini e ragazzi, essi custodirono nel tempo lo spirito di sobrietà e semplicità tipicamente francescane.

"La chiesa ci parla di san Francesco anzitutto per la presenza di una cappella, a sinistra dell’ingresso, dedicata a lui dove, attraverso gli affreschi di Pietro Baschenis (Bergamo, 1590-1600 - Bergamo, 1630 ) possiamo ripercorrere le tappe più significative della sua vita - ha sottolineato il religioso - ma anche attraverso tutti gli affreschi che ci raccontano di un Dio che si è fatto vicino all’essere umano, portando tutto il dolore e la fatica di diventare, appunto, ‘umano’. In modo più esplicito san Francesco è raffigurato inginocchiato davanti a Gesù crocifisso con il condottiero Bartolomeo Colleoni (antica sagrestia) e, in un affresco molto significativo, che si trova alla base del frontone dell’abside, dove vediamo il poverello di Assisi in mezzo ai suoi “compagni” più importanti: sant’Antonio e san Bernardino".

Fu in un breve arco di anni del Duecento che si concluse l’esperienza in vita del santo umbro, capace con la sua scelta evangelica radicale di rivoluzionare il cristianesimo medievale. Numerosi studi hanno messo in luce l’influenza che il santo più popolare del cattolicesimo ha tutt’oggi sulla cultura italiana.

Le pitture che "parlano" del santo

L’affresco che ritrae san Francesco tra sant’Antonio (con in mano il giglio) e san Bernardino da Siena (con in mano il trigramma JHS) presenta il poverello d’Assisi che si staglia tra i due «compagni», nella sua autorevole postura come un uomo da seguire, un uomo che esercita un fascino di cui non si può restare indifferenti.

"Dell’autore dell’affresco se ne era persa memoria, tanto che, non riuscendo a venirne a capo, l’avevano indicato come il Maestro di Martinengo - ha ricordato padre Consonni - e solo da poco, proprio durante una ricerca storica sull’Incoronata, ne è stato riscoperto il nome, anzi i nomi: sono padre e figlio, Antonio e Matteo Zamara, originari di Chiari. Gli stessi che hanno dipinto anche altre opere presenti all’Incoronata: il San Francesco con il condottiero Bartolomeo Colleoni (nell’Antica sagrestia), il frontone dell’Abside, due immagini di Cristo nell’avello, e l’affresco della Crocifissione con Santi dell’Antico refettorio, che in parte è stato strappato per finire al di là dell’Oceano Atlantico, negli USA, in un museo dello Stato dello Utah".

L’opera

"San Francesco, sant’Antonio, e san Bernardino sono collocati in una stanza, vuota, semplice - ha spiegato il sacerdote - La monumentalità delle tre pareti conferisce ancora più autorevolezza ai personaggi. Queste hanno delle aperture, delle finestre a sesto acuto, come frecce puntate verso l’alto. Sono sei in tutto, simbolo dell’umanità intera. Quando Antonio e Matteo Zamara - che per un verso guardano al passato, alla pittura medievale di Giotto, e per l’altro al Rinascimento di un mondo nuovo - dipingono, è il tempo in cui si sta sperimentando la prospettiva: il modo per collocare Dio nelle case e nelle strade dell’essere umano (anche sopra l’Annunciazione è posta dentro a una casa e un paesaggio del tempo, anche a lato Maria è seduta su un trono, ma molto vicino alla terra). Essendo agli inizi della prospettiva, i tre personaggi sembrano sollevati da terra, sollevati sopra un pavimento a quadrettoni bianchi e verdi. Ci colpiscono perché tengono in mano un libro sopra il quale vengono ricordate ai frati, che nella preghiera si ponevano davanti a questo affresco, le cose fondamentali della loro esperienza religiosa. San Francesco avanza un poco con il piede destro che rivela insieme alle mani le stigmate, il segno della identificazione l’amore della sua vita, Gesù di Nazaret. Tutto l’affresco è dominato dal colore marroncino dei vestiti dei tre frati, ma soprattutto dal rosso dell’argilla, la terra con la quale Dio ci ha creati, ma anche la terra per costruire le case".

San Francesco

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