Elezioni provinciali

Solo una donna in Consiglio provinciale: e anche oggi, la parità la facciamo domani

Lo sfogo del sindaco di Cologno Chiara Drago, consigliere uscente: "Il soffitto di cristallo è ancora ben saldo, ma non dobbiamo smettere di esserci"

Solo una donna in Consiglio provinciale: e anche oggi, la parità la facciamo domani
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L'analisi del voto provinciale lascia di nuovo l'amaro in bocca. La rappresentanza femminile è limitata a un solo posto in Consiglio comunale: una storia già vista che tende a ripetersi.

Gandossi, unica donna in Consiglio

Non che ci si aspettasse veramente altro, visto che stavolta a votare non erano «privati cittadini» ma consiglieri comunali, che almeno in teoria dovrebbero conoscere bene il tema. E il tema è quello di sempre: la scarsa rappresentanza delle donne negli organi elettivi e politici. E infatti è andata così, di nuovo. Anche per questo «giro» in via Tasso siederà soltanto una donna su sedici posti in Consiglio provinciale. Si tratta per la cronaca di Giorgia Gandossi, consigliera comunale ad Albino ed ora consigliera provinciale eletta con Civici e democratici, la lista vicina al Pd. E della parità di rappresentanza tra i generi, in barba ad ogni tentativo di «correzione» legislativa, i circa tremila consiglieri comunali elettori hanno democraticamente deciso che si riparlerà (forse) la prossima volta.

La distribuzione dei voti

 

Per dare qualche cifra dello squilibrio, analizziamo la distribuzione dei voti ponderati ricevuti da tutti i candidati delle quattro liste in campo. Nonostante tutte le liste fossero state composte secondo criteri di legge per il riequilibrio di genere, in realtà potendo esprimere soltanto una preferenza i consiglieri e le consigliere comunali hanno scelto quasi sempre di premiare un uomo.
Nel dettaglio emerge ad esempio che nella lista «Centrodestra Bergamasco», filo FdI, le donne hanno ottenuto 549 preferenze ponderate, contro qualcosa come 11mila e 700 preferenze ponderate conquistate dai colleghi uomini. Tra i Civici e moderati, il gruppo filo-FI il le donne ottengono 436 preferenze ponderate, contro 13mila e 714 preferenze maschili. Idem tra gli eletti (ed elettori) leghisti di «Responsabilità e territorio»: 1069 preferenze ponderate per le donne, 16mila e 299 per gli uomini. Un po' meglio (ma proprio poco) va nella lista di centrosinistra Democratici e civici, nella quale appunto è stata eletta l'unica «mosca rosa» di via Tasso: 8271 preferenze ponderate per le donne, 25mila e 143 per gli uomini.

L'elettorato non promuove le donne

Perché? Non c’è evidentemente «quota rosa» che tenga, se democraticamente e liberamente l’elettorato sceglie di non promuovere le donne in politica. Per capire le ragioni di un fenomeno tanto trasversale è quindi probabilmente necessario appellarsi alla categoria tanto criticata del patriarcato. L’unica che spieghi le ragioni non solo di risultati elettorali tanto sbilanciati, ma anche il perché le liste elettorali - comunali o provinciali che siano - siano così spesso popolate da candidati uomini «di spicco» accompagnati da donne «tappabuchi».

"Il soffitto di cristallo è ancora ben saldo"

Si capisce così anche la rabbia e la delusione di Chiara Drago, consigliera provinciale uscente, sindaca di Cologno, che non è stata rieletta.

«Purtroppo, per una manciata di preferenze, non potrò proseguire il lavoro in Consiglio provinciale - ha scritto lunedì, tra le altre cose, in un post sui social - Fa amaramente ridere che stamattina ci si rammarichi della presenza di una sola donna. Sia chiaro, con una in più le cose non sarebbero cambiate di molto e nemmeno sarebbero state accettabili, come non lo erano fino a ieri, quando eravamo tre su 17. Tuttavia il problema - lo sappiamo benissimo tutti e soprattutto tutte - sta a monte. I risultati non si producono per caso ma sono frutto di scelte consapevoli e reiterate. Quindi, di che cosa ci stupiamo esattamente oggi? Sapevo che sarebbe stata dura, ma non mi piace dare alibi né a me stessa né agli altri. Penso che saprò fare tesoro anche di questa esperienza, non fosse altro che per ricordarmi che il soffitto di cristallo è ancora ben saldo sopra di noi, anche nelle comunità politiche amiche, e che non bisogna mai smettere di esserci, di dare fastidio e di mettere uno specchio davanti a chi ci usa sistematicamente come foglie di fico».

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