Narcotraffico dal Sudamerica alla Bassa, 61 arresti
L'import della cocaina e il cinese che ripuliva i guadagni (per 375 milioni di euro)
Cocaina dal Sudamerica per rifornire i mercati di mezza Italia: si trovava a Romano di Lombardia, oltre che a Palazzolo sull'Oglio e a Brescia, una delle basi operative di una vastissima organizzazione criminale sgominata dalla Guardia di Finanza in queste ore. Si tratta di uno dei più importanti "colpi" al narcotraffico assestati dalle Forze dell'ordine negli ultimi anni nella nostra zona, sia per il numero degli arresti, ben 61 tra Italia, Albania, Svizzera e Polonia, che per la complessità delle indagini. Al sistema di importazione della cocaina, infatti, era collegata un'organizzatissima macchina gestita da italiani e cinesi, per il riciclaggio dei guadagni, che avrebbe ripulito almeno 375 milioni di euro.
L'operazione della Guardia di Finanza di Brescia
L'operazione è scattatala questa mattina, 25 settembre, al termine di indagini partite almeno nel 2020, condotte anche dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Brescia e dal Servizio centrale investigazione criminalità organizzata. Con loro anche la Direzione centrale servizi anti droga, il servizio per la coooperazione internazionale di Polizia, l'Ambasciata italiana a Tirana, l'Europol e l'Agenzia dell'Unione europea per cooperazione giudiziari. L'ipotesi è che la vasta organizzazione sgominata trafficasse principalmente cocaina e che poi riciclasse i profitti illeciti attraverso un sistema di fatture fantasma.
Le indagini nelle chat criptate
Le indagini sono durate circa cinque anni e oltre alle modalità "tradizionali" sono state condotte anche attraverso l'analisi di chat criptate, applicando innovative tecniche investigative anche internazionali, intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche.
Come funzionava l'organizzazione criminale
Il gruppo criminale aveva la sua base principale in Albania, ed era dedito principalmente all'importazione di cocaina dal Sudamerica. La polvere bianca attraversava l'Atlantico a bordo di normali rotte di navigazione commerciali, sbarcava in Spagna e in Olanda e poi, da lì, arrivava in Italia su Tir. Dove? Nel nostro paese c'erano almeno cinque basi logistiche in cui la cocaina veniva stoccata prima di essere distribuita, basi che si trovavano a Brescia, a Palazzolo sull'Oglio, a Romano di Lombardia, a Varese e a Pisa.
Il cinese che ripuliva i guadagni (per 375 milioni di euro)
In questi cinque hub si gestiva anche la raccolta del contante ricavato dalla vendita della cocaina sul territorio, che non finiva ovviamente "direttamente" in tasca ai narcotrafficanti. Prima doveva essere "ripulito". A questo ci pensava una parallela organizzazione di matrice italo-cinese, che forniva sostanzialmente l'appoggio finanziario occulto agli importatori di cocaina. Nel dettaglio, il cospicuo ammontare di denaro proveniente dal narcotraffico sarebbe confluito, per il tramite di un cittadino di etnia cinese residente in provincia di Brescia, in un complesso sistema di riciclaggio per monetizzare i guadagni dalla droga tramite fatture false emesse da imprenditori compiacenti. Sarebbero stati così "ripuliti" circa 375 milioni di euro.
Un sistema molto più efficiente del "tradizionale" trasferimento dei capitali in contanti, attraverso gli spalloni. Da un lato scompariva il rischio di essere scoperti alla frontiera, e dall'altro non era necessario pagare i trasportatori. Inoltre, ovviamente, il denaro uscito dalla "lavatrice" era assolutamente pulito e utilizzabile senza problemi nel mercato legale.
Un'operazione complessa
Quelli scattati stamattina non sono gli unici provvedimenti legati all'operazione. Nei mesi scorsi erano già stati arrestati, in flagranza di reato, altri 21 soggetti ritenuti appartenenti alla stessa organizzazione. Erano stati inoltre sottoposti a sequestro 2,5 milioni di euro in contanti, cinque pistole, 8 automobili e 360 chilogrammi di droga che, sul mercato, avrebbe fruttato almeno una trentina di milioni di euro.
Sequestri per sessanta milioni
Ora la conclusione dell'operazione, che oltre ai 61 arresti ha portato ad ulteriori sequestri preventivi "per equivalente", di beni per un importo complessivo pari a oltre 60 milioni di euro, provento delle attività criminali ipotizzate dalla Procura. Continuano in queste ore anche decine di perquisizioni, condotte con il supporto dello Scico, dei cani fiuta-contanti di cinque unità cinofile , dei "baschi verdi" e di un elicottero del Corpo.