Peste suina, il virus dei maiali è alle porte della Bassa

Non colpisce l'uomo ma può causare danni economici immani al settore Primario, a rischio le produzioni Dop di prosciutti

Peste suina, il virus dei maiali è alle porte della Bassa
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I focolai sono ormai 24, dei quali 18 solo in Lombardia. Cinquantamila gli animali abbattuti. E se al momento non si registrano ancora (per fortuna) casi nella pianura bergamasca o cremasca, l'apprensione è veramente palpabile anche tra i nostri allevatori suinicoli. Parliamo della Psa, Peste suina africana, la malattia dei maiali che sta mettendo a repentaglio la sicurezza di una delle filiere più importanti del settore Primario locale, e sta facendo tremare le gambe a centinaia di imprenditori agricoli anche nella nostra zona.
La diffusione del virus - che non colpisce l'uomo e si trasmette da animale ad animale - non è in realtà una novità. In Lombardia i primi casi sono stati censiti tre anni fa, ma quest'estate l'epidemia ha avuto una brutale recrudescenza, dalle conseguenze già piuttosto preoccupanti sul piano economico.

In Bergamasca 335mila maiali allevati

Principali vettori della malattia, oltre agli stessi maiali domestici, sono i cinghiali selvatici. Dal momento in cui un solo caso viene infatti registrato all'interno di un allevamento intensivo, la legge prevede che sia abbattuta l'intera popolazione venuta potenzialmente a contatto con il virus. Per pensare alle conseguenze di una diffusione esponenziale, basti pensare che sono 385 gli allevamenti di suini in Bergamasca, moltissimi dei quali proprio nella Bassa, e che sono 335mila i maiali allevati (circa uno ogni tre cittadini, su un totale di quattro milioni di animali allevati in Lombardia). A livello nazionale la filiera della carne suina vale tra produzione e indotto circa 20 miliardi di euro e centomila posti di lavoro. Senza contare che costituisce la base per la produzione dei grandi prosciutti Dop italiani (Parma e San Daniele, tra gli altri) e di altre 20 tipicità Dop nei salumi.

La Zona di restrizione 1  lambisce il Cremasco

Ad oggi, come detto, non sono ancora stati riscontrati casi di peste suina africana in Bergamasca, ma in via cautelare - è accaduto con la Fiera di Orzinuovi settimana scorsa - sono sconsigliati gli eventi che prevedano assembramenti di allevatori, per scongiurare il rischio di trasmissione del virus attraverso calzature o abiti degli stessi addetti. Al momento i focolai lombardi sono concentrati nelle province di Milano, Pavia e Lodi: la Regione ha individuato tre aree concentriche con crescenti livelli di emergenza. La Zona di restrizione 1 - la più "blanda", che coinvolge i Comuni non colpiti ma confinanti a Comuni in cui si è verificato almeno un caso - comprende però al momento quasi l'intera provincia di Lodi, fino a Dovera, a pochi chilometri dal Cremasco.

L'allarme di Coldiretti

È dei giorni scorsi il primo di diversi appelli firmati dalle associazioni di categoria degli agricoltori, Coldiretti in testa. Obiettivo: sostenere le aziende colpite, alcune delle quali sono state costrette ad abbattere in poche ore, per un solo contagio, migliaia di animali.
"Il primo passo da compiere è quello di erogare gli indennizzi dovuti alle aziende danneggiate dalla Psa che oggi sono in grande difficoltà - scrive Coldiretti in una nota - Si rendono necessari quattro interventi urgenti: risarcimento alle scrofaie anche su fermo aziendale; risarcimento agli allevatori da ingrasso per mancato reddito; monitoraggio costante sui prezzi dei suini pagati agli allevatori per evitare le speculazioni; stop a mutui e contributi per le aziende colpite.
"Ora è fondamentale - prosegue Coldiretti - che il nuovo Commissario straordinario metta in campo ogni misura, anche drastica, per evitare che la Psa si diffonda nelle province limitrofe che rappresentano la metà del patrimonio suinicolo nazionale. Vigileremo e reagiremo al fianco dei nostri soci suinicoltori affinché gli interventi necessari non rimangano lettera morta, ma si proceda nel più breve tempo possibile a copertura del mancato reddito".

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