Dall'arte di Luigi Oldani una medaglia per ricordare gli 80 anni dal bombardamento della Dalmine
Nel raid aereo del 6 luglio 1944 morirono 278 persone e altre 800 restarono ferite
Gli ottant’anni dal disastroso bombardamento che colpì la Dalmine celebrati con una medaglia commemorativa. E’ stato un weekend intenso quello appena trascorso e dedicato al ricordo dell’attacco aereo del 6 luglio 1944. Tanti gli eventi: dal grande concerto di sabato sera, con la consegna delle medaglie realizzate dall’artista Luigi Oldani. alle visite guidate di domenica.
Ottant'anni dal bombardamento
Per ricordare quel giorno, le sue vittime e le tante famiglie che furono segnate da quei tragici momenti, sabato 6 luglio, è stata celebrata una messa alle 10.30 in via Mazzini, di fianco al sagrato della chiesa San Giuseppe. Alla cerimonia hanno partecipato diverse personalità politiche, istituzionali e religiose, nonché la cittadinanza dalminese e le associazioni, unite nel ricordo dei concittadini scomparsi e feriti nel tragico bombardamento. Nell'omelia il vescovo di Bergamo Francesco Beschi ha sottolineato l'importanza del verbo "cambiare" e la necessità di "una conversione, invitando a disarmare non solo le mani ma anche le coscienze e i cuori per evitare nuove violenze e devastazioni".
Una medaglia per ricordare
Una mattinata profonda e toccante, specialmente quando, alle 11.02, la sirena della Tenaris Dalmine ha suonato e portato tutti i presenti a un momento di raccoglimento e silenzio. A causa del maltempo, invece, il "Grande concerto per Dalmine" in programma alle 21 non si è svolto in piazza ma nella struttura polifunzionale "L'Arca" dell’oratorio San Giuseppe. L'evento ha visto la partecipazione dei corpi musicali San Lorenzo Martire e di Sforzatica, la banda musicale comunale di Lallio, il corpo musicale "Mons. Luigi Chiodi" di Verdello, il corpo musicale San Donato di Osio Sotto, l’Unione Filarmonica Stezzanese e il corpo musicale "Luigi Bordogna" di Albegno. Prima dell'inizio del concerto, alle 20.30, l’Amministrazione ha consegnato ai familiari delle vittime di Dalmine e ai sindaci dei Comuni coinvolti le medaglie commemorative realizzate dallo scultore Luigi Oldani su commissione del Comune di Dalmine e il contributo di Tenaris.
"Il 6 luglio per me che sono nato a Dalmine, è sempre una giornata particolare - spiega Oldani -. Da un paio d’anni ho un motivo in più. Il 6 luglio del 1944 mio nonno stava lavorando nello stabilimento, per una serie fortuita di circostanze, si salvò. Quest’anno per la mia attività, iniziata da mio padre, ricorre il 50esimo di fondazione. Papà, che il 6 luglio di due anni fa ci lasciò, sarebbe stato molto orgoglioso di questo lavoro".
Le iniziative della memoria
Il momento che Oldani ha cercato di fissare, prima nel disegno e successivamente nella modellazione, è l’attimo di silenzio, più o meno lungo, che si verifica subito dopo ogni avvenimento, straordinario o tragico che sia. Quel silenzio surreale dove nemmeno gli uccellini cantano più. La genesi dell’opera risale a cinque anni fa, quando Oldani sintetizzò l’accaduto in un disegno, non pensando che sarebbe poi potuto diventare una medaglia: "Qui, devo ringraziare l’Associazione storica dalminese che, ricordandosi di questo mio lavoro, me l’ha chiesto come copertina per i loro progetti a riguardo l’ottantesimo del bombardamento".
L’Associazione storica ha infatti partecipato agli eventi commemorativi con due pubblicazioni "Dalmine 6 luglio 1944: una comunità ferita" e "Bagliori di carità tra le rovine". Ha poi restaurato e convertito da vhs a dvd il documentario "Dalmine Operazione 614". Il 5 luglio scorso il film è stato proiettato nella sede della cooperativa sociale "La Solidarietà" per onorare la memoria di coloro che perirono e soffrirono a causa del bombardamento.
Quel 6 luglio di 80 anni fa...
E' un giovedì di frenetica produzione come tanti altri da quando la Dalmine ha iniziato la sua attività, nel lontano 1906 quando ancora si chiamava Società Tubi Mannesman. E' il 6 luglio 1944. L'azienda è piena di operai, un grande formicaio sempre attivo. Fuori, nei campi si lavora. Ci sono anche i bambini ad aiutare. Altri sono in casa, forse giocano. Pochi minuti dopo le 11: è lì che l'orologio si ferma.
La Dalmine, con l'insediamento di Mariano, finiscono sotto 77 tonnellate di bombe sganciate da un attacco aereo degli alleati partiti dalla Campania e dalla Puglia. Saranno 400 gli ordigni lasciati cadere da una trentina di bombardieri.
La chiamarono "Operazione 614": fece 278 vittime e oltre 800 feriti (252 portati in ospedale e altri 450 con ferite leggere).
Di questi 244 lavoravano alla Dalmine: il bombardamento distrusse in particolare le acciaierie, gli aggiustaggi e le finiture danneggiando gravemente anche i laminatoi e la palazzina dirigenziale. Tra le vittime anche 34 esterni delle Imprese Valsecchi e Ratti, Ferretti, Crivelli, Pietra e Bellini e 21 civili (tra cui 9 bambini) con l'unica colpa di essersi trovati troppo vicini allo stabilimento.
Una strage causata, come appurò l'inchiesta della Commissione prefettizia nell'agosto del 1945, dal fatto che il «segnale d'allarme non fu dato perché l'ufficio germanico di Milano, il quale solo aveva la facoltà di ordinarlo, lo aveva dato con deplorevole ritardo». Un massacro evitabile: nel 1943 erano stati conclusi i lavori per la realizzazione di 159 rifugi antiaerei proprio nell'area della Dalmine che, di proprietà pubblica, produceva anche materiale bellico e commesse militari per la Germania. Un obiettivo sensibile confermato dal fatto che quello del 6 luglio non fu l'unico bombardamento. Altri tre il 12, il 14 e il 21 aprile 1945 colpirono lo stabilimento distruggendo anche quanto era stato ricostruito nei mesi successivi al bombardamento di luglio, ma questa volta l'allarme venne lanciato per tempo e non ci furono vittime.
Ottant'anni dopo, la Fondazione Dalmine, nel solco di una tradizione che dal 1994 ricorda ogni anno la tragedia vissuta quel giorno, ha voluto organizzare una serie di iniziative e visite guidate dedicate alla scoperta della storia attraverso i documenti conservati nel vastissimo archivio. I partecipanti hanno potuto ascoltare le testimonianze raccolte in oltre vent'anni di attività di ricerca, vedere filmati d’epoca, documenti originali e fotografie, leggere le relazioni sui danni allo stabilimento e alla città, visualizzare le mappe e conoscere i promemoria della direzione e molto altro.
Testimonianze che raccontano non solo un momento storico tragico per la Bassa, ma restituiscono uno spaccato culturale, quello che riflette l’evoluzione di un modello di relazione fra l’industria e il territorio. "Un modello che ha portato con sé la nascita di una tipica company town, fatta di infrastrutture, quartieri residenziali, scuole, spazi pubblici e ricreativi parte di un welfare aziendale nato negli anni ‘20. Una città industriale nel senso proprio, dove GiovanniGreppi ha saputo tradurre in architettura e urbanistica una visione, un modello di relazione, ma anche un linguaggio e uno stile caratteristico del ‘900 - si legge sul sito della Fondazione Dalmine - Un’idea di città e di paesaggio industriale che ancora oggi caratterizza la contemporaneità che oggi possiamo interpretare e capire grazie agli archivi".
Il tributo della Bassa
Anche la Bassa, quel giorno di ormai 80 anni fa, fu toccata nel profondo dal bombardamento che colpì la Dalmine. Furono in tutto 46 i Comuni coinvolti e, anche se la maggior parte delle vittime si concentrarono tra Dalmine (24% con 68 vittime) e Bergamo (19,8% con 55 vittime), ci furono effetti devastanti anche in paesi come Osio Sotto (15), Osio Sopra (10), Treviolo (16) e Verdello (10).
Nella Bassa si pianse la scomparsa di 54 persone, dai 17 ai 63 anni, tutti operai alla Dalmine.
Francesco Aldegani 31 anni di Verdellino, Giuseppe Amadei 34 anni di Verdello, Raffaele Artina 50 anni di Ghisalba, Giovanni Arzuffi 41 anni di Osio Sotto, Pietro Avogadri 31 anni di Boltiere, Giovanni Bassi 34 anni di Boltiere, Angelo Belloli 46 anni di Pontirolo Nuovo, Luigi Bonanomi 28 anni di Osio Sotto, Giuseppe Bono 29 anni di Urgnano, l’ingegner Lodovico Brolis 29 anni di Verdello, Giovanni Cardinetti 22 anni di Verdello, Gian Paolo Carissimi 40 anni di Osio Sotto, Angelo Carissimi 47 anni di Osio Sotto, Timoteo Carrera 63 anni di Boltiere, Angelo Cavagna 50 anni di Boltiere, Giovanni Cavalleri 44 anni di Osio Sotto, Sergio Corci 17 anni di Verdellino, Guido Dalla Chiesa 60 anni di Osio Sotto, Mario Dalmaggioni 41 anni di Osio Sotto, Giacomo Envalli 29 anni di Ciserano, Angelo Ghidotti 37 anni di Verdello, Angelo Invernizzi 52 anni di Pognano, Antonio Lava 53 anni di Osio Sotto, Francesco Lazzari 29 anni di Cologno al Serio, Luigi Lecchi 36 anni di Comun Nuovo, Giovanni Linello 42 anni di Verdello, Giovanni Locatelli 58 anni di Verdello, Pietro Lorenzi 51 anni di Verdello, Angelo Maffeis 38 anni di Osio Sotto, Isacco Maffeis 41 anni di Osio Sotto, Giuseppe Maffeis 30 anni di Urgnano, Alessandro Mariani 31 anni di Boltiere, Vittorio Medolago 43 anni di Boltiere, Camillo Mistrini 38 anni di Comun Nuovo, Luca Mario Moro 31 anni di Brignano, Luigi Nembrini 49 anni di Treviglio, Giuseppe Paganini 50 anni di Osio Sotto, Giovanni Pagnoncelli 62 anni di Pontirolo Nuovo, Antonio Pighizzini 28 anni di Verdello, Giacomo Pinotti 29 anni di Osio Sotto, Francesco Poletti 38 anni di Osio Sotto, Alessandro Poletti 31 anni di Verdello, Mario Rossi 33 anni di Boltiere, Luigi Rovaris 46 anni di Verdellino, Santo Scarpellini 46 anni di Verdellino, Angelo Scarpellini 63 anni di Verdellino, G.Maria Scotti 49 anni di Verdello, Pietro Sottocorna 50 anni di Urgnano, Angelo Testa 34 anni di Urgnano, Giovanni Valdati 60 anni di Lurano, Angelo Vavassori 32 anni di Osio Sotto, Giuseppe Villa 56 anni di Arcene, Giuseppe Viola 53 anni di Osio Sotto e Felice Zucchetti 58 anni di Ciserano.
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