Pumenengo

Il suono struggente di una cornamusa saluta il reduce di Russia Mario Donati, aveva 104 anni

La comunità ha tributato gli onori al decano che partecipò anche alla lotta partigiana

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Un lungo commosso addio a Mario Zaverio Donati quello tributato ieri, martedì 30 aprile, ultimo reduce della Campagna di Russia tra gli artiglieri bergamaschi e del Reggimento Artiglieria a Cavallo (Volòire), e partigiano, mancato sabato pomeriggio a 104 anni.

Onori al reduce della campagna di Russia

I labari dell'Associazione Nazionale delle Volòire, dell'Associazione Nazionale Artiglieri d'Italia, dell'Unione Nazionale Reduci di Russia, dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e dell' Associazione Nazionale Alpini alzati nel picchetto d'onore all'ingresso del feretro nella chiesa parrocchiale del paese, accompagnato dal suono struggente di una cornamusa. Sono cominciate così le esequie del decano del paese, che lascia le figlie Clelia e Miriam. A celebrarle il parroco, don Fabio Santambrogio, che nella sua omelia si è soffermato non solo sul dolore per la perdita di un grande uomo ma anche sulla gioia perché "si è ricongiunto alla moglie Mina e al figlio Osvaldo", la prima mancata il 10 febbraio scorso e il figlio 67enne otto anni fa. Una cerimonia partecipata, a cui erano presenti anche il sindaco Mauro Barelli e il vicepresidente della Federazione Artiglieri Bergamo Claudio Aceti.

Addio al reduce Mario Zaverio Donati

"Un eroe speciale"

Durante le esequie sono intervenuti anche Yuri Tartari, probiviro dell’associazione nazionale Artiglieri d’Italia, che ha recitato la preghiera dell’artigliere, e Maurizio Plati, presidente dell’associazione Combattenti e reduci di Filago che ha pronunciato parole di stima per un uomo che era uno scrigno di esperienze, "un eroe speciale, semplice e tranquillo e quando se ne va un grande vecchio è come se andasse a fuoco una scuola o una biblioteca". Una fibra d'acciaio quella di Mario, che se n'è andato ancora lucidissimo, capace di tornare dall’inferno bianco, in Ucraina nel bacino del Donetsk e poi in Russia nei pressi di Nikolajewka, per poi partecipare alla lotta partigiana e vivere una lunga vita di lavoro come agricoltore, dedicandosi alla famiglia.

"Ora Mario ti trovi nel luogo del paradiso dedicato agli eroi speciali e tranquilli" ha concluso Prati.

Concluse le esequie, il mesto corteo ha accompagnato il 104enne nel suo ultimo viaggio verso il cimitero cittadino, dove è stato tumulato insieme alla ceneri dell'amata moglie.

Mario Zaverio Donati

 

Addio al reduce Mario Zaverio Donati

Il ricordo della figlia Clelia: "Un esempio"

Affranta la figlia Clelia, che ha accudito l'amato padre per cinque anni. Il suo è un ricordo colmo di affetto e di stima, per colui che è stato non solo il papà ma anche un esempio di vita.

"Mio padre parlava spesso della guerra, aveva una memoria ferrea: era partito nel 1941 dalla caserma Perrucchetti a Milano accompagnato dalla sorellina più piccola, poi il viaggio, l'arrivo in Ucraina e in Russia - ha raccontato - E' rimasto fino al 1943: per tornare a casa ha fatto 200 e rotti km a piedi per raggiungere un treno che si chiamava la Tradotta, senza vetri, portando un amico sulle spalle. L'amicizia con lui è durata una vita e i suoi figli sono venuti al funerale".

Mario Zaverio Donati
Mario Zaverio Donati in Ucraina, nel bacino del Donetsk, tra i due soldati che si stringono la mano

Un uomo che godeva di ottima salute, ma nell'ultimo periodo era stato ricoverato in ospedale.

" Mio padre era una persona mite ma decisa e alla fine ha avuto il coraggio di dire basta - ha continuato Clelia - ha smesso di magiare, voleva tornare dalla mamma, che a luglio avrebbe compiuto 100 anni. Avevano vissuto insieme 76 anni di matrimonio più il fidanzamento. Si erano sposati nel 1948. La mamma se n'è andata un paio di mesi fa e lui mi aveva detto che voleva rimanere ancora un po' con me ma poi, lui che non ha mai avuto patologie, ha preso un'infezione alle vie urinarie ed è stato ricoverato un mese all'ospedale di Palazzolo, da lì non è riuscito più a camminare e si alimentava con il sondino. A quel punto mi ha detto chiaramente che voleva tornare dalla mamma, l'ha tolto e ha smesso di assumere anche quel poco che lo sosteneva. Si è spento il 27 aprile alle 14, nella sua camera da letto con me accanto. Era un uomo libero. Aveva sofferto tanto anche per la perdita di mio fratello, il maggiore che aveva subito il trapianto dei reni, con lui curava l'orto dietro casa. Fino a qualche anno fa faceva ancora la grappa. Mi hanno fatto molto piacere gli onori che gli hanno reso per la cerimonia funebre, il papà lo meritava, era un uomo eccezionale: non aveva paura di morire perché diceva che aveva visto tanti ragazzi spegnersi nella neve in guerra, senza nessuno, invocando la mamma e invece lui era riuscito a tornare a casa ed era curato da noi. Da piccolo erano in sei fratelli, famiglia povera, poi la guerra: aveva sofferto la fame e adesso che aveva tanto da mangiare con il sondino non lo poteva più fare, è stata una via Crucis ma non si lamentava mai. Era ben voluto da tutti, un uomo che metteva pace, un esempio di vita".

Mario Zaverio Donati

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