Pandino

"Io, esule istriana nei campi profughi con il sogno di diventare una maestra"

La tragedia delle foibe e degli gli esuli istriani raccontata dalla viva voce di Marisa Brugna, che ha vissuto sulla sua pelle quella buia pagina della Storia

"Io, esule istriana nei campi profughi con il sogno di diventare una maestra"
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La tragedia delle foibe e degli gli esuli istriani raccontata dalla viva voce di Marisa Brugna, che ha vissuto sulla sua pelle quella buia pagina della Storia. Lei che ha trascorso la sua giovinezza in campi profughi in condizioni disumane, lunedì scorso è stata accolta nella sala civica di Pandino da Alessandro Mariconti dove ha rivissuto quegli anni lottando con tutta se stessa per farcela e realizzare il suo più grande sogno: fare l’insegnante.

Una pagina buia

"Della guerra ricordo ben poco, ero troppo piccola - ha spiegato - Mio papà tornava sempre dai campi la sera, quando faceva buio, e negli ultimi tempi era diventato nervoso, violento. Ho capito che aveva un nuovo padrone a cui doveva consegnare metà del raccolto... Poi venne catturato e mia mamma riuscì a farlo liberare dopo essere andata a supplicare un suo cugino. Non c’era più tempo, dovevamo partire, nel nostro villaggio erano già spariti 18 uomini, mio padre presto sarebbe stato il 19esimo. Così, il 19 febbraio 1949 quando avevo sei anni, mi sono imbarcata su un peschereccio diritto in Italia. Siamo giunti a Trieste e ci hanno collocato all’interno di un silo di quelli agricoli, insieme a tantissimi altri profughi, tutti stretti e ammassati, poveri e sporchi. Nei mesi successivi ci hanno spostato da un campo all’altro in diverse città italiane. Poi si è diffusa anche la tubercolosi, così hanno deciso di spostare le famiglie dei più piccoli in un campo più a nord, verso il confine austriaco".

Volevo fare l'insegnante...

La vita di Marisa è cambiata proprio in questo frangente, circondata da altri bambini ha scoperto la sua passione per la lettura e l’insegnamento.

"Vedevo che chi leggeva i libri cambiava umore e sorrideva - ha continuato - così ho deciso che sarei diventata una maestra per insegnare a tutti i bambini a leggere. C’era, però, un grosso problema: per continuare gli studi era necessario passare l’esame di quinta elementare e per farlo bisognava prendere lezioni private, a pagamento, cosa che naturalmente non potevo permettermi. Così, sono scappata dal campo, ho seguito una mia amica ricca e sono andata con lei per prendere lezioni private. L’insegnante mi ha accettato con riluttanza, ma appena si è resa conto di quanto fossi brava, è stata felicissima di tenermi nella sua classe, seppur gratuitamente. Ho superato l’esame, e nel frattempo ci siamo trasferiti tutti in Sardegna, in un altro campo, dove si diceva che le condizioni di vita sarebbero state migliori. Fortunatamente era vero, mi diplomai nel 1961 e l’hanno dopo mi hanno dato una cattedra in una seconda elementare. Qui ho conosciuto un collega con cui mi sono sposata e ho avuto tre figli. La vita è stata comunque durissima, fuori dall’ambito scolastico ero vista come straniera, profuga, non italiana, ero la pazza che aveva abbandonato tutto per venire in Italia".

Poi una riflessione sulla guerra e sulle foibe.

"Il 25 aprile l’Italia ha perso la guerra e ha taciuto - ha esclamato - Le foibe sono continuate anche ben oltre il 1945, era una pulizia etnica. Ora il mio scopo è far conoscere il più possibile a tutti questo lato oscuro della Storia italiana, che troppo spesso viene dimenticato o taciuto".

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