Carenza di dottori, finisce l’era della Cadd. Ma i nuovi "Amt" non piacciono ai medici
Dall'1 aprile cambia tutto per chi è privo di assistenza sanitaria di base: pioggia di critiche
Dall’1 aprile i pazienti privi di medico di base non dovranno più rivolgersi alla Cadd (Continuità assistenziale diurna diffusa), ma dovranno fare affidamento sugli Amt (Ambulatori medici temporanei).
Medici di base
Un cambio di rotta, su cui al momento non è stata fatta alcuna comunicazione, che è stato deciso lo scorso 31 gennaio dalla Regione Lombardia, con la delibera 1827. Nell’allegato 3 si affronta infatti il tema della carenza di medici di base, che nella bergamasca da anni sta creando disagi. "La carenza di medici di famiglia sta incidendo sulla risposta ai bisogni dei cittadini, in relazione al cosiddetto “cambio generazionale” in atto non ancora compensato dall’inserimento adeguato di nuovi professionisti - si legge nel documento - Si conferma pertanto la possibilità per le Asst di autorizzare, su base volontaria, l’aumento del massimale individuale fino a 1800 scelte nell’ambito ove si riscontra l’effettiva carenza. Per pazienti cui non è possibile assegnare un medico, possono essere attivati, in via temporanea, come previsto dall’Accordo integrativo regionale 2023 per la Medicina Generale, nei giorni diurni feriali degli specifici ambulatori: Ambulatori medici temporanei (Amt). Tutti i medici che opereranno in tali ambulatori saranno retribuiti con la quota oraria di 40 euro, da finanziare con i risparmi derivanti dal minor utilizzo del compenso a quota capitaria".
La novità non piace
Una situazione già in essere in tutte le provincie lombarde, tranne che nella bergamasca dove era appunto in corso questa sperimentazione proprio perché la carenza di medici di base era più grave. La novità, però, non piace ai medici. E i pazienti senza assistenza sanitaria di famiglia rischiano di ritrovarsi con ancora più problemi, dopo che con la Cadd si era riusciti a mettere una toppa tutto sommato accettabile: il sistema dà infatti la possibilità di prenotare una visita o un una prescrizione grazie ai medici di base che, su base volontaria, mettevano a disposizione delle ore per questo servizio, che venivano retribuite con 20 euro a prestazione. La nuova riorganizzazione è quindi meno appetibile dal punto di vista economico e e il rischio è che questi Amt restino solo sulla carta.
Lo scontro sui compensi
"A prescindere da come la si pensi sulla riorganizzazione, è chiaro che qui siamo di fronte a un problema di mercato - ha sottolineato Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo - Questa è un’offerta rivolta a medici con un numero di pazienti spesso oltre i limiti e quindi con un’attività già intensa. Aggiungendo ulteriore carico si rischia di lavorare male. E’ probabile che nessun medico aderisca alla proposta se le condizioni resteranno queste. Già la Cadd era una toppa al limite per coprire il buco, ma ora la toppa è diventata ancora più piccola se non ci sono nemmeno incentivi economici".
Le critiche di Medicina Democratica
Intanto non mancano le polemiche per la decisione del Pirellone che, come riferito dagli stessi camici bianchi, rischia di rendere la situazione ancora più difficili. "La Cadd era l'unico mezzo che avevano i pazienti che erano rimasti senza medico di famiglia - hanno commentato Erik Molteni e Francesco Steffanoni, referenti dello Sportello provinciale di Medicina Democratica a Treviglio - Anche se aveva alcune carenze che abbiamo sempre denunciato, i cittadini avevano almeno dei riferimenti in caso di bisogno. Con la sua chiusura, pensiamo ai pazienti con gravi patologie che saranno in balia di loro stessi e ai medici e infermieri dei Pronto soccorso che saranno ancora più caricati di lavoro. Regione Lombardia non può continuare a depotenziare i servizi territoriali perché il diritto alla salute di noi cittadini è garantita dalla costituzione. Se la giunta Fontana e i dirigenti sanitari vogliono gestire le strutture sanitarie come semplici aziende e agevolare la sanità privata sulla pelle dei lombardi, lo dicano e si prendano le loro responsabilità. Chiediamo anche ai sindaci bergamaschi di far sentire la propria voce sul depotenziamento che sta avvenendo sui loro territori. Da parte nostra, monitoreremo la chiusura della Cadd per capire le ricadute sul territorio e valutare le possibili azioni".
Il Pd: "Basta tagli alle risorse"
Sul piede di guerra anche l’opposizione in Consiglio regionale. "Il servizio nei comuni montani e nella bassa bergamasca che garantisce continuità assistenziale diurna e diffusa non può essere messo in discussione - hanno detto Davide Casati e Jacopo Scandella del Pd - E viste le criticità evidenziate dai medici che in questi mesi hanno prestato il loro servizio nei nostri comuni, riteniamo che Regione debba intervenire al più presto per confermare almeno la situazione attuale che, per quanto insufficiente, consente di tamponare le esigenze più urgenti. In attesa che, nei prossimi mesi, un nuovo contingente di medici entri in servizio permanente. In questa fase critica della medicina territoriale non possono essere tagliate risorse e chiediamo quindi di sostenere le Asst per garantire il servizio necessario per chi non ha ancora il medico di base".