Treviglio

"Portatelo a casa a morire", la denuncia di una cittadina romanese che si era recata al Pronto soccorso di Treviglio

Più di otto ore di attesa senza cure e terapie, l’Odissea di un invalido paziente oncologico di Romano all’Ospedale di Treviglio.

"Portatelo a casa a morire", la denuncia di una cittadina romanese che si era recata al Pronto soccorso di Treviglio
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Più di otto ore di attesa senza cure e terapie, l’Odissea di un invalido paziente oncologico di Romano all’Ospedale di Treviglio.

L'emergenza

Non è iniziato bene il nuovo anno per un cittadino di Romano che lunedì per circostanze emergenziali ha vissuto una brutta esperienza. A raccontarlo è la figlia, testimone di quanto successo al padre.

"Erano da poco passate le 17  lunedì quando mio papà ci ha detto che stava male - ha detto la donna - Un malessere che è peggiorato sempre di più, spingendomi a chiamare il 118 per avere soccorso. Dopo la chiamata abbiamo aspettato per una buona mezz’ora l’ambulanza. Un fatto che di per sé non sembrerebbe grave ma se si considera che mio papà è competente invalido e malato oncologico allora la valutazione cambia".

L'arrivo al Pronto Soccorso

Una volta arrivati i soccorritori hanno prestato le prime cure e hanno deciso di trasportare il paziente al Pronto soccorso dell’Ospedale di Treviglio per gli accertamenti del caso. Tutto normale fino a questo punto, ma una volta arrivati la situazione è degenerata.

"Siamo arrivati al Pronto soccorso con l’ambulanza e a mio padre è stato dato un codice arancione, quindi grave - ha proseguito la figlia del paziente - Mio padre è stato messo in una corsia del Ps dopo il triage senza cure. Ci aspettavamo un assistenza, non dico immediata, ma in ogni caso in tempi brevi invece le ore passavano senza nessuno che si facesse vivo. Dopo così tanto tempo siamo andati in escandescenza - ha aggiunto la figlia - Abbiamo protestato ad alta voce, chiedendo soccorso per mio padre che, paziente oncologico, oltre a non essere assistito, non ha potuto nemmeno ricevere la sua terapia quotidiana. Dopo le nostre lamentele allora un medico si è deciso a visitarlo e lo ha ricoverato, o meglio ha deciso di tenerlo in osservazione in Pronto soccorso".

La diagnosi

Una decisione che ha allarmato la famiglia. Già un anno fa, infatti, il romanese era stato tenuto in osservazione in Pronto soccorso per poi uscire con una diagnosi di paziente terminale.

"Siamo già in causa con l’ospedale per quanto avvenuto l’anno scorso - ha detto la figlia – La diagnosi fatta è stata poi ritrattata con tanto di scuse. E ora stiamo rivivendo la stessa situazione. Dopo qualche giorno in Pronto soccorso, infatti, il medico ci ha detto sostanzialmente di optare o per un hospice oppure per portarlo a casa a morire». La famiglia del paziente ha deciso di riportare a casa il proprio caro, pronta però a rivalersi sull’Ospedale di Treviglio come aveva fatto un anno fa. «Di sicuro provvederemo ad altri controlli, perché quanto successo al Pronto soccorso è vergognoso - ha concluso la figlia - La sensazione, come l’anno scorso, è quella che mio padre sia stato  assistito con superficialità e non è accettabile. Siamo in Lombardia, il  servizio sanitario dovrebbe essere efficiente e invece ci ritroviamo ad essere condannati senza via di scampo".

 

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