Calvenzano

Le miniature che raccontano l’evoluzione industriale del ‘900

Il 76enne ex attrezzista Franco Ferla non smette di stupire con i suoi modelli in scala

Le miniature che raccontano l’evoluzione industriale del ‘900
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I suoi modelli in miniatura di impianti industriali raccontano l’evoluzione dei processi di produzione dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Veri e propri gioielli in scala, costruiti con certosina maestria, perfettamente funzionanti e capaci di simulare il funzionamento di una linea di montaggio - partendo da quelle manuali per arrivare sino a impianti più complessi come la centrale nucleare e la raffineria di gas e petrolio - nei minimi dettagli che sono diventati famosi in tutta Italia e non solo. Tanto da valergli l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro.

La "linea 1" della Same

Anni e anni di impegno, nel tempo libero, che il 76enne Franco Ferla, ex attrezzista e manutentore prima alla "Prandoni" e poi alla "Same Trattori" di Treviglio, ha dedicato alla sua passione e che ancora oggi si ingegna a migliorare e implementare. Un estro creativo che non si placa e che lo spinge a migliorare i suoi modellini per renderli sempre più realistici.

"Ho iniziato anni fa ormai a realizzare i modelli miniaturizzati delle linee di montaggio di cui ero manutentore - ci ha raccontato Ferla, che nello scantinato di casa, in via Caravaggio a Calvenzano, ha una vera e propria officina - Tutto è cominciato con la linea di montaggio delle schede elettroniche alla “Prandoni” che produceva televisori, poi il lavoro che mi ha impegnato più di cinque anni, cioè la “Linea 1” della Same trattori, la catena di montaggio principale dell’azienda trevigliese riprodotta in tutti i suoi passaggi, dall’assemblaggio, passando alla verniciatura e al reparto collaudi".

Un maxi modello in scala che ha attirato l’attenzione di numerosi mass media - dai quotidiani ai principali telegiornali - nazionali. Ferla, perito meccanico, una volta andato in pensione grazie ad internet ha trovato online i progetti di impianti industriali più complessi come la piattaforma petrolifera, la centrale nucleare e la raffineria che ha minuziosamente costruito utilizzando pezzi di scarto, recuperati in discarica, o materiali elettronici acquistati online per pochi euro.

Il futuro della domotica

"Siamo arrivati al 2023 e nel percorso di sviluppo industriale che con i miei modelli ho voluto raccontare - ha aggiunto l’estroso pensionato - mancava qualcosa: la domotica, il sistema che in casa, ad esempio, ci permette di comandare con la voce l’accensione o lo spegnimento di luci e piccoli elettrodomestici, alzare e abbassare le tapparelle o inserire un allarme".

Così, grazie all’assistente vocale di Google impostato con i comandi necessari ecco che Franco Ferla ha integrato la domotica ai suoi ultimi modelli: "Ehi Google, avvia la centrale nucleare", ed ecco avviarsi il suo modello miniaturizzato, con la possibilità, volta per volta, di accendere o spegnere uno o l’altro settore dell’impianto, lasciando alla manualità un ruolo marginale nelle dimostrazioni che il 76enne fa a quanti fanno visita al suo museo di impianti in miniatura.

"La geolocalizzazione su Google del mio museo ha raggiunto le cinquemila visualizzazioni, vengono in visita scuole ma anche ingegneri incuriositi da modelli che... non si trovano da nessun’altra parte", ha concluso con orgoglio Ferla che stare con le mani in mano proprio non riesce. Ed ecco che nel suo laboratorio sono spuntate due nuove creazioni che sta affinando per poi collegare ai suoi impianti: si tratta di un generatore di corrente ad aria compressa e di un commutatore di corrente a camme.

Franco Ferla protagonista di un libro

Nel libro "Cabel Electronic - Storia della cooperativa bergamasca nella console war dimenticata", pubblicato nel mese di settembre e scritto da Andrea Contato uno dei protagonisti è l’attrezzista calvenzanese Franco Ferla. Amico ed ex collega del fondatore, Filippo Ubiali - venuto a mancare durante la pandemia da Covid -, Ferla era stato incaricato di costruire gli impianti della ditta, che aveva la sua sede a Curno e dal 1977 al 1984 ha prodotto sei differenti console - Telegioca, Telegun, Teleboy, Lem 2000, Universal Game Computer e TelesTar - vendute in centinaia di migliaia di esemplari sia in Italia che all’estero, principalmente nella Germania dell’Ovest, in Francia e in Spagna. Videogiochi "vintage" che oggi sono diventati oggetti ricercati dai collezionisti. Contato, nel suo lavoro di ricerca sulla Cabel ha trovato in Franco Ferla il contatto per arrivare a titolare della ditta e ha così potuto raccogliere nelle trecento pagine la storia, dalla nascita sino alla chiusura, i prodotti e i metodi di lavorazione che Ubiali, con la collaborazione di Ferla, avevano approntato per l’impresa orobica.

"Lavoravo già come manutentore in “Same” quando Filippo mi ha chiamato per realizzare gli impianti della sua azienda - ha raccontato il 76enne calvenzanese - La Cabel l’ho vista nascere: lavoravo sui turni e quando ero libero, al mattino o al pomeriggio, andavo a Curno a seguire i lavori: ho realizzato una linea, una catena di montaggio per le schede elettroniche, dove ciascun addetto o ciascuna addetta aveva un compito da svolgere. Il principio era velocizzare il più possibile il processo produttivo, realizzare il maggior numero di dispositivi ed essere così competitivi sul mercato dei videogiochi sul quale il principale competitor era il Giappone. L’azienda dell’amico Filippo è stata un successo a quei tempi dell’imprenditoria italiana e grazie al lavoro di ricerca di Andrea Contato la sua storia è riemersa ai giorni nostri".

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