Treviglio in marcia contro la violenza sulle donne: oltre 200 persone per gridare "Basta!"
Quello di sabato è stato l'evento culminante delle celebrazioni per la "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne"
Oltre duecento persone in marcia a Treviglio per dire "Basta" alla violenza sulle donne. Un'ampia partecipazione, sperata ma inaspettata, quella registrata alla camminata che si è tenuta sabato pomeriggio tra le vie della città. E' stato l'evento culminante di una settimana di eventi dedicati alla celebrazione della "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne".
Treviglio in marcia
Partito da piazza Cameroni il corteo, formato da donne sì, ma anche da tanti uomini, bambini, giovani e famiglie, si è incamminato tra le vie della città per toccare i luoghi simbolo delle donne. Quei luoghi "dove nel passato le donne hanno con fatica e nel silenzio lavorato e
vissuto, per guardare con occhi diversi la città e per imparare dal passato perché fare memoria arricchisce la sensibilità umana".
Queste le parole scelte dell’architetto Barbara Oggionni per descrivere la marcia “Camminerò a un passo da te”, l’ultimo evento che il Consiglio delle donne, con l’Amministrazione comunale, Pro loco Treviglio e la partnership di Prima Treviglio (che ha raccolto le iscrizioni dal suo sito), ha organizzato in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Fare rete contro la violenza
Ad accogliere la folla c’era Katia Cogo, presidente del Consiglio delle donne, e rappresentanti delle istituzioni, come la vicesindaco Pinuccia Prandina e Valentina Tugnoli, assessore al bilancio e alle politiche giovanili.
"Il Consiglio delle donne - spiega la presidente Cogo - è un organo costituzionale di partecipazione popolare che racchiude le associazioni del territorio su tematiche femminili e le consigliere comunali e ha lo scopo di favorire la partecipazione culturale, lavorativa attiva delle donne nella società e nelle istituzioni, proponendo una serie di eventi di prevenzione e contrasto alla violenza e alla discriminazione di genere".
Molti sono i progetti attuati e in cantiere che hanno lo scopo di promuovere la cultura della parità e della non violenza, soprattutto nelle
scuole, in partnership con la rete interistituzionale antiviolenza "Non sei sola".
La presidente Cogo non ha poi mancato di ricordare gli ultimi fatti di cronaca, in particolare il femminicidio di Giulia Cecchettin, in memoria della quale ha chiesto ai presenti di fare “un minuto di rumore” riportando anche le parole del padre della ragazza: "L'amore vero non umilia, non delude non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L'amore vero non urla, non picchia, non uccide".
Non una di meno
È stata poi la volta della vicesindaco Prandina, che ha condiviso il ricordo personale della madre che lavorava nella fabbrica Monfrino e
della nonna che lavava la biancheria nella roggia di via Cavallotti, due delle tappe della camminata. Ha inoltre ricordato come la rete di
associazioni presenti sul territorio trevigliese aiuta in modo concreto tutte le donne vittime di violenza.
"La rete di aiuti di cui stiamo parlando è fatta non solo da enti istituzionali, ma soprattutto da tutti noi presenti, dalle persone comuni - ha aggiunto l'assessore Tugnoli - Tutti possiamo fare il nostro pezzettino contro questa piaga sociale".
E ha poi ringraziato, tra gli altri, una ragazza che ha partecipato alla manifestazione portando in alto un cartello con scritto due delle frasi
simbolo della lotta alla violenza di genere: “non una di meno” e “se domani tocca a me voglio essere l’ultima!”.
I luoghi simbolo delle donne
Si è poi entrati nel vivo della manifestazione, con la spiegazione dell’architetto Oggionni dei luoghi scelti come tappe della marcia: viale
Battisti e l’angolo di via Filzi (con riferimento al lavatoio, alla fabbrica Lazzaroni e all’ospedale); a seguire, nella stessa via, l’angolo di via Cavallotti (lavandaie alla roggia e fabbrica Monfrino), viale del Partigiano, con una tappa all’angolo di via Portaluppi (dove ci si è soffermati sull’importanza delle Case Operaie) per proseguire verso piazza del Popolo, via Galliari, via Matteotti, piazza Insurrezione
(fabbrica Paladini), vicolo Poggetto e passando per piazza Garibaldi, piazza Manara dove è presente la pietra d’inciampo dedicata a Rachele
Lea Manas Stern, anch’essa vittima di violenza.
"Le industrie seriche, le fabbriche di bottoni e le manifatture, che ora non esistono più, avevano la quasi totalità di operai tra le donne, perché più adatte ai lavori di precisione - ha spiegato l’architetto Oggionni - Le condizioni di impiego erano precarie e la differente retribuzione tra uomini e donne era considerevole. Alto era anche il numero di bambine impiegate nella lavorazione dei bachi da seta, fina da quando avevano otto anni. La forza delle donne, però, stava soprattutto nella loro capacità di creare rete di aiuti concreti".
Molte sono le storie e le curiosità narrate dall’architetto Oggionni, sia alla folla nelle varie tappe, sia a chi le camminava accanto curioso:
"Venire a conoscenza di queste storie è emozionante e mi commuove sempre. I luoghi ci raccontano le vite della gente e scoprirle ci
arricchisce enormemente".