Boltiere

Famiglia sfrattata in paese resta senza un tetto, l’Unione Inquilini: "Colpevoli di essere poveri"

Venerdì scorso, l’ufficiale giudiziario non ha più concesso nessuna proroga e lo sfratto dall'appartamento di piazza IV novembre è diventato esecutivo

Famiglia sfrattata in paese resta senza un tetto, l’Unione Inquilini: "Colpevoli di essere poveri"
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Le valigie fuori dalla porta, riempite con quelle poche cose che sono riusciti a preparare prima di lasciare l’appartamento di Boltiere dove vivevano dal gennaio 2021. Venerdì scorso, l’ufficiale giudiziario non ha più concesso nessuna proroga e lo sfratto è diventato esecutivo lasciando per strada una famiglia.

Colpevoli di essere poveri

Per loro, «colpevoli» solamente di essere caduti in estrema povertà, si sono aperte le porte dei dormitori di Bergamo, ma all’orizzonte non c’è nessuna soluzione che possa consentire alla famiglia di rimettersi in piedi.
Una situazione che l’Unione Inquilini, che ha seguito da vicino la vicenda con Vallì Morlotti, ha definito come «tra le più gravi mai riscontrate sul territorio».

«Questa famiglia, pur con tutte le sue fragilità, non ha commesso nessun reato - ha spiegato Morlotti - Sia il padre che la madre hanno sempre lavorato, la figlia è iscritta all’università: non è una famiglia allo sbando, sono solamente caduti in estrema povertà. Qui, è evidente, che è mancato un progetto da parte del Comune che era ben a conoscenza della situazione, ma ha fornito solo qualche sporadico contributo. A luglio, eravamo riusciti a far rimandare lo sfratto di due mesi chiedendo al Comune di attivare un percorso per consentire un passaggio a una soluzione abitativa anche temporanea. Invece, venerdì si sono trovati le valige fuori casa senza un posto dove andare».

Famiglia senza casa

Il padre, Mohamed El Kassas, 70 anni, cittadino egiziano in Italia con un permesso di protezione speciale dal 1977 ha collaborato per anni con le istituzioni italiane come traduttore; la madre Hasna Cherkaoui, marocchina di 53 anni, anche lei in Italia da molti anni ha lavorato fino all’inizio del 2022 quando, a causa di un infortunio che le era costato la frattura della caviglia, ha perso il posto di lavoro senza riuscire a trovare una nuova occupazione.
Con loro, vive la figlia, 20enne, Hasna El Kassas, cittadina italiana e studentessa di Giurisprudenza all’Università Statale di Milano.
Dopo aver vissuto per anni nel milanese la famiglia si è trasferita a Boltiere nel 2021, all’interno dell’appartamento di piazza IV novembre, 6.
I problemi economici sono iniziati a metà dello scorso anno.

«La famiglia El Kassas, malgrado il grave disagio economico, ha sempre cercato di pagare quanto possibile - si legge nella lettera inviata dall’Unione Inquilini alla Prefettura di Bergamo - caricandosi anche di costi per la sistemazione dell'alloggio, che presentava problemi igienico sanitari. Di tutta questa situazione le assistenti sociali del Comune e anche direttamente il sindaco ne sono a conoscenza, ma non hanno portato soluzioni».

Accolti nei dormitori di Bergamo

Al momento dell’esecuzione dello sfratto, infatti, la famiglia si è dovuta separare: il padre è stato invitato a recarsi all’«Opera Bonomelli» di Bergamo, mentre le due donne sono state accolte da una boltierese che si è resa disponibile ad aiutare la famiglia per qualche giorno.
Solo lunedì pomeriggio, dopo le insistenze dell’Unione Inquilini, che ha protestato sia venerdì che lunedì in Comune, la famiglia è stata ricevuta e anche madre e figlia hanno ottenuto un posto letto al «Central Hostel» di Bergamo per tre giorni in attesa che si liberino posti al dormitorio femminile.

«Questa non è una soluzione che può consentire alla famiglia di riprendersi - ha commentato Morlotti - E’ paradossale che non si riesca a trovare un alloggio pubblico per questa famiglia (che ha presentato domanda lo scorso giugno per le case popolari, ndr) quando nella Bergamasca esistono moltissimi appartamenti comunali e dell’Aler ancora sfitti».

Emergenza povertà

Una vicenda, come molte altre purtroppo, che fa emergere una nuova emergenza: quella della povertà estrema, insieme alla fragilità di una rete di supporto e sostegno che non si è dimostrata in grado di fornire adeguato aiuto.

«La figlia ha ottenuto qualche colloquio di lavoro e speriamo possa portare buone notizie - ha concluso Morlotti - Spiace constatare come non sia stata data attenzione a una situazione che mostrava molte fragilità, non solo economiche».

Interpellato sulla vicenda il sindaco Osvaldo Palazzini ha preferito non commentare: «Al momento non posso entrare nei dettagli perché la questione è affidata a un legale».
Rigettate però le accuse di non aver supportato la famiglia per la quale, secondo l’Amministrazione, sono state attivate tutte le procedure del caso.

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