Cividate al Piano

Quando l'amore è crudele: "Vi racconto il mio viaggio all'inferno per salvare me e i miei figli"

Questa è la storia di una donna vittima di maltrattamenti, che ad un certo punto della sua vita ha deciso di denunciare il marito

Quando l'amore è crudele: "Vi racconto il mio viaggio all'inferno per salvare me e i miei figli"
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«Io dico di essere stata all’inferno con un viaggio di andata e ritorno». Questa è la storia di una donna vittima di maltrattamenti, che ad un certo punto della sua vita ha deciso di denunciare il marito.

L'inferno di Moira Cucchi

«Io non ero la sua cavia da laboratorio e ho pensato a salvare me e i miei figli». Chi parla è Moira Cucchi, una donna vittima di violenza, che dopo anni di sofferenza, lontano dai suoi affetti più cari, ha detto basta ed è tornata a vivere. La sua storia l’ha raccontata venerdì nella Sala Consiliare di Cividate al Piano: un matrimonio, minacce e percosse, poi la fuga, la condanna del marito e il cambio vita.

«Non è giusto che sia io, vittima, a dovermi nascondere - ha spiegato - Ho deciso di raccontare la mia storia dopo l’ennesimo femminicidio, perché una persona sola non ce la può fare a combattere contro questo cancro sociale che continua a mietere morti».

Due giovani ragazzi di 19 anni, la voglia di stare insieme, crescere e vivere esperienze ogni giorno nuove, un amore come tanti, o forse no.

«Mi faceva sentire la persona più importante del mondo, ero il centro delle sue giornate - ha raccontato Moira - Dopo quindici giorni che ci conoscevamo però ha voluto vedere il mio computer, me lo ha resettato, mi ha detto che la mia mail aveva provocato dei problemi. Quindi me ne ha creata una nuova, di cui si è tenuto la password».

Anni di violenze fisiche e psicologiche

Con il tempo, l’uomo è entrato sempre più nella vita di Moira, diventando la sua priorità e portandola ad allontanarsi dalle amiche e dalla vita di tutti i giorni.

«Tutti i miei momenti liberi erano dedicati a lui, perché lui mi amava, voleva star con me e dovevamo viverci la nostra vita - continua - Dopo poco tempo sono rimasta incinta, e così sono iniziate le violenze fisiche. Svegliava i piccoli di notte per fargli vedere che mi picchiava, che mi puniva. Ho vissuto un inferno».

«Per anni non ho avuto la forza di denunciare, mi sentivo in gabbia, non vedevo via d’uscita, Moira non c’era più - racconta la donna - Una sera è arrivato a casa arrabbiato, non si sa per cosa e ha iniziato a mettere le mani addosso ai miei figli, che cercavano di difendermi e lì è stato l’inizio della fine».

La forza di denunciare

Moira e i due bambini hanno vissuto per sei mesi con le valigie in macchina, dormendo ogni notte da amici e parenti diversi, per non farsi trovare. Ha trovato in lei la forza di parlare con una psicologa e di denunciare tutto l’accaduto. Suo marito è stato condannato con il massimo della pena a 4 anni di reclusione e 5 anni di interdizione ai pubblici servizi. Da dodici anni la donna è tornata a vivere, ora sa cosa significa «vedere la luce in fondo al tunnel». 
Ha raccontato la sua esperienza con l’obiettivo di accendere i riflettori su questo tema sempre molto attuale e trasmettere forza a tutte quelle donne e a quei figli che ogni giorno si trovano a vivere una vita che non gli appartiene.

Il volto crudele dell'amore

Maurizio Vecchi, ha voluto supportare Moira Cucchi in questo suo percorso di divulgazione e informazione, mettendo nero su bianco la sua vita nel libro «Il volto crudele dell’amore». Nei capitoli del testo, oltre a descrivere come avvengono e come nascono gli episodi di violenza, sono presenti anche degli spunti su come si possono superare certe situazioni.
La protagonista si chiama Angela, la giovane donna si è rivolta ad una psicologa che l’ha aiutata ad aprire sé stessa e a farle capire in autonomia che stava subendo violenze e che poteva superarle, ribellandosi.

«Anche l’aiuto delle amiche è stato determinante - aggiunge l’autore - sia quello delle nuove amiche conosciute su Facebook che delle vecchie amiche che le hanno dato il consiglio di reagire per non arrivare al limite, come certe vittime che ormai non possono più parlare».

Nella serata, Moira è stata affiancata da suo figlio Sean Maggi e dalla psicologa Rita Basso. Presenti anche il sindaco Gianni Forlani, l’assessore alla Cultura Gloria Chitò e il maresciallo dei carabinieri Giovanni Ranieri.

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