Folla per i funerali di Casimiro Brembati, 102 anni, ultimo reduce di Russia nella Divisione Cosseria
Il soldato, l'imprenditore, il nonno: Pontirolo saluta il suo "immortale" Miro, eroe della normalità
Il silenzio della tromba che spezza l'aria, e il suono della cornamusa che accompagna la preghiera del Fante, davanti a una chiesa gremita e commossa. Sono stati celebrati questa mattina, lunedì, i funerali di Casimiro Brembati, uno degli ultimi reduci bergamaschi della campagna di Russia che si è spento venerdì alla veneranda età di 102 anni.
L'ultimo saluto a Casimiro Brembati
Alla celebrazione hanno partecipato diverse centinaia di cittadini di Pontirolo Nuovo e non solo: erano una ventina infatti i labari e le insegne di pressoché tutte le associazioni d'arma del territorio, dal Fanti fino all'Unione nazionale reduci di Russia (era presente anche il presidente nazionale), agli Alpini, ai Bersaglieri, ai Fanti. Presente in fascia tricolore anche il sindaco Gigliola Breviario, che dall'altare ha salutato "Miro" e sottolineato il suo lungo impegno in favore della comunità, impegno che nel corso del Novecento si era tradotto anche nell'attività politica, quando Brembati divenne prima consigliere e poi vicesindaco del paese.
Chi era Casimiro Brembati
Fante Esploratore dell’89esimo reggimento fanteria “Salerno”, nel 1942 per mancanza di truppe Casimiro partì per la Russia, nonostante i suoi due fratelli maggiori fossero già arruolati. Classe 1921, era figlio di una famiglia povera di contadini, orfano di madre dal 1940 e terzo di quattro fratelli maschi. Combatté in prima linea sul fiume Don, rischiando più volte la vita e dovette anche compiere l'intera ritirata a piedi, senza rifornimenti e assistenza, fino in Ucraina. "Con lui se ne va l'ultimo reduce di Russia della Divisione Cosseria e uno degli ultimi testimoni della drammatica Campagna di Russia" ricorda l'associazione Combattenti e reduci provinciale. Ma se ne va anche un grande imprenditore, che appena tornato dal fronte si rimboccò le mani e fondò insieme ai familiari l'azienda agricola "Brembo Farm", che ora è portata avanti dalla seconda e terza generazione della famiglia. Fu anche presidente locale dell'associazione Coldiretti, ma anche consigliere comunale e vicesindaco a Pontirolo.
I 102 anni di un soldato, di un imprenditore, di un nonno
Toccante il ricordo che i commilitoni dell'associazione nazionale Combattenti e reduci hanno tracciato di Casimiro Brembati. Citando don Carlo Gnocchi che ricordava commosso i suoi compagni protagonisti della drammatica campagna di Russia, Samuele Chiodelli, rappresentante del consiglio provinciale provinciale ha ricordato così "Miro" e la sua esperienza durante la sanguinosa campagna di Russia.
"Scriveva don Carlo Gnocchi: 'In quei giorni fatali posso dire di aver visto finalmente l'uomo nudo, completamente spogliato, per la violenza degli eventi troppo grandi per lui, da ogni ritegno e convenzione, in totale balia degli istinti più elementari, paurosamente emersi dalle profondità dell'essere... Eppure, in tanta desertica nudità umana, ho raccolto anche qualche raro fiore di bontà, di gentilezza e di amore - soprattutto dagli umili - ed e il loro ricordo dolce e miracoloso che ha il potere di rendere meno ribelle e paurosa la memoria di quella vicenda disumana'.
Oggi siamo qui consapevoli di avere davanti uno degli ultimi testimoni della nostra Storia passata.
Quante volte attraverso le sue parole commosse Casimiro rievocava la gelida steppa russa, il fiume Don, i compagni mai tornati a casa... La sua testimonianza resterà un'eredità preziosa per i giovani, ai quali "Miro" si è sempre rivolto, quegli stessi giovani che oggi lo ringraziano per aver condiviso il dolore del Ricordo; con la promessa di mantenere viva la Sua memoria e di non dimenticare il suo messaggio di Pace: 'La guerra è un disastro per tutti, anche per chi vince' ".
I ricordi dei familiari
Alla veneranda età di 102 anni, per i parenti "nonno Miro" era ormai diventato una specie di supereroe immortale: una "eroe della normalità". Di Casimiro la pronipote Chiara e la nipote Monia hanno tracciato un ritratto più domestico e quotidiano
"Caro bis nonno Miro, la tua improvvisa scomparsa ci ha creato un vuoto incolmabile. Le abitudini di alcuni verranno cambiate come per esempio la nonna che abitualmente cucinava per te, la zia Agnese che veniva a farti compagnia, la zia Giusy che ti veniva a preparare, o quando ti interessavi della stalla e facevi domande a raffica al nonno Damiano mentre mangiavate - così lo ricorda la pronipote Chiara -
Ricordo la gioia nei tuoi occhi quando ci vedevi e iniziavi a stringerci la mano a raffica e la prima cosa che ci dicevi è che eravamo bravi bravi... Magari noi non abbiamo mai capito cosa intendevi veramente con questa frase ma per te a quanto pare era molto importante. Mi dicevi sempre ch eero cresciuta tanto e mi facevi sempre ridere. Visto che alle persone cui si vuole bene si augura sempre buon viaggio e buona fortuna, anche noi lo faremo con te e speriamo con tutto il nostro cuore che ora tu ti sia incontrato con la nonna Rita e ora siate due angioletti sulla vostra nuvola e che ci osserviate dall'alto. Dopotutto era il tuo sogno e i sogni si realizzano sempre. Ed è così che ora auguro buon viaggio a nostro bisnonno soldato, che ora ha due ali".
"Semper alègher, ci ripetevi..."
"Arrivederci nonno... E adesso chi mi chiamerà "Belì?" Con la tenerezza che solo la tua voce e il tuo sguardo così dolce sapevano regalarmi. Chi stringerà forte forte le mie mani, con quell'inesauribile energia ed entusiasmo che solo tu sapevi trasmettermi per darmi il coraggio di andare sempre avanti? Chi mi saluterà con quel sorriso che spalancava il cuore e metteva subito allegria ogni volta che tornavo a trovarti nella tua casa, che sentivo come mia?
Come l'acqua delle tue amate rogge tutto passa, tutto scorre. Ma tu no, per me eri immortale. Una roccia a cui potevo aggrapparmi sempre. Una roccia contro cui le tempeste della tua incredibile vita si sono infrante tutte. Perché hai sempre vinto tu.
E anche ora che la morte ti allontana dai nostri occhi ce l'hai fatta un'altra volta: è arrivata serenamente nella tua casa, come volevi, accanto alla tua adorata azienda. Il lavoro è vita, dicevi, con formidabile impeto. E quanto ne hai fatto, nonno, quanto... Hai lasciato il tuo regno nelle campagne, è vero, ma so che sei già in sella alla tua BCS anche in cielo, per sistemare un po' anche i giardini del paradiso. Abbraccia la nonna Rita e gli zii per noi, ci mancano tanto. Eri come un padre, per me. Continua a proteggermi. Semper alègher, ci ripetevi. Oggi è dura, nonno, ma ci proveremo per te".