Giovane picchiato, rapinato e ricattato in stazione a Treviglio
Per restituire lo smartphone rubato il malvivente ha chiesto 50 euro di riscatto. Ma all'incontro si è presentata la polizia...
Picchiato, rapinato e poi ricattato. Vittima dell’aggressione da parte di tre nordafricani, un 20enne residente a Treviglio che nella tarda serata di martedì 10 ottobre 2023 era appena sceso dal treno in stazione Centrale.
L'aggressione e poi la tentata estorsione
Il giovane, che era in compagnia di un amico, poco prima delle 23 ha ricevuto un pugno nell’addome e uno al volto. Dopodiché gli sono stati portati via lo smartphone e i soldi. I tre malviventi si sono poi dati alla fuga. Il ventenne li ha inseguiti per un tratto di strada, ma quando uno dei rapinatori lo ha avvisato che erano armati, ha preferito desistere. A quel punto ha allertato il "112" e ha avvisato il padre di quello che gli era accaduto. Quest’ultimo ha quindi provato a chiamare il numero di telefono del figlio trovando dall’altra parte il rapinatore. "Se rivuoi il cellulare mi devi dare in cambio 50 euro", ha detto il delinquente al genitore del ragazzo. E’ stato quindi organizzato l’incontro per lo scambio, proprio nella stessa serata della rapina.
Arrestato grazie a una "trappola"
Un appuntamento al quale si sono presentati anche gli agenti del Commissariato di Polizia di Treviglio che, nel frattempo, avevano raggiunto il 20enne ferito. Quando il rapinatore ha capito di essere finito in una "trappola", ha lanciato lo smartphone a terra e ha tentato la fuga. Ma inutilmente, perché è stato raggiunto e ammanettato dopo pochi metri. Si tratta di un cittadino marocchino di 26 anni, senza fissa dimora. Risulta incensurato, ma a suo carico risulta anche una denuncia per furto di alcolici all’IperCoop di Treviglio, rimediata giusto qualche giorno prima. Il maghrebino mercoledì mattina è comparso quindi in tribunale a Bergamo per il processo in direttissima, per rispondere dei reati di rapina e tentata estorsione. La seduta è stata rinviata al 17 ottobre, ma il giudice ha stabilito la misura cautelare in carcere, vista la pericolosità del soggetto.