La storia

Un brasiliano alla ricerca dei suoi "cugini" trevigliesi

Allysson Pinto, avvocato 38enne che vive a Vitória, in Brasile, lancia un appello per ricostruire una storia che è stata brutalmente spezzata a fine Ottocento

Un brasiliano alla ricerca dei suoi "cugini" trevigliesi
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Quasi 150 anni fai suoi antenati erano partiti da Treviglio per cercare un futuro migliore in Sud America. Oggi Allysson Pinto, avvocato 38enne che vive a Vitória, capitale della provincia dell'Espírito Santo in Brasile, lancia un appello per trovare i suoi «cugini» e ricostruire una storia che è stata brutalmente spezzata a fine Ottocento.

Dal Brasile in cerca dei "cugini" trevigliesi

Eppure, nonostante la distanza geografica, ma soprattutto quella temporale, l’amore per l’Italia è come se fosse stampato indelebilmente nel suo Dna. Un sentimento profondo che pervade i milioni di discendenti italiani, molti dei quali non hanno mai nemmeno messo piede nel Bel Paese. I loro antenati erano partiti con tanti sogni e speranze, con l’obiettivo di un futuro migliore rispetto alla vita di stenti che, oggi sembra incredibile, caratterizzava il Nord Italia nel 19esimo secolo. Tra questi c’erano anche Giovanni Battista Colombo, classe 1831, nativo di Casirate (figlio di Pietro e Maria Elisabetta Crippa), e la moglie Antonia Rozzoni, di 13 anni più giovane.

Il sogno di una vita nelle Americhe

Basta pensare al film «L’albero degli zoccoli» per capire la quotidianità nella Lombardia rurale dell’epoca. Dall’altra parte dell’oceano, nelle «Americhe», c’era invece un mondo da costruire e cominciarono a moltiplicarsi le pubblicità per attirare le masse di contadini italiani. E così, alla fine del 1876, con l’inverno alle porte e la pressione del caos sociale, Giovanni Battista Colombo e la moglie, insieme ai loro otto figli di età compresa tra 0 e 13 anni, presero una difficile decisione: navigare in quelle acque sconosciute.

Tra questi figli c’era Giuseppe Emilio Colombo, 6 anni, trisavolo di Allysson che era nato il 26 febbraio 1870 nella casa di Treviglio in via Casirate 393.

«La decisione di venire nelle Americhe era forse l'ultima e unica possibilità di sopravvivenza per loro - ha spiegato Allysson Pinto - Partendo da Treviglio, i miei antenati portarono con sé solo il necessario al porto di Genova. Guardando alla traversata del Mediterraneo e dell'Atlantico, che poteva durare tra i 40 e i 60 giorni a bordo di una nave con centinaia di altre famiglie vulnerabili, in condizioni insalubri, si può capire che era più un istinto di lotta disperata per la sopravvivenza che una scelta basata sulla semplice ricerca di ricchezza, come molti pensano ancora oggi, a muovere questi immigrati. In queste lunghe e pericolose traversate, molti perirono durante il viaggio. I registri di sbarco degli immigrati nei porti brasiliani mostrano la dura realtà. Molte famiglie salivano a bordo complete e scendevano incomplete, distrutte dalla perdita di figli, fratelli, mariti, mogli. Questi poveri immigrati non sapevano che la loro saga stava appena iniziando. Le condizioni di accoglienza da parte dello stato brasiliano erano precarie. Presto i nostri antenati si resero conto che non era esattamente come veniva pubblicizzato in Europa».

La nuova vita oltreoceano

Giuseppe Emilio Colombo

Il 9 dicembre 1876, la nave «Italia» attraccò a Vitória, portando da Genova 902 immigrati italiani, la maggior parte dei quali proveniva dalla Lombardia. Tra cui appunto la famiglia Colombo. Gli immigrati furono destinati alla Colonia di Santa Leopoldina. Tuttavia, a causa della mancanza di condizioni e terreni assegnati, la maggior parte si disperse nella provincia dell'Espírito Santo.

«I miei antenati si stabilirono a Santa Teresa, la prima città di immigrati italiani in Brasile - ha proseguito Allysson nel suo racconto - Pochi mesi dopo, verso la metà del 1877, il capofamiglia Giovanni Battista morì a causa delle complicanze di una grave ferita da ascia alla gamba, probabilmente tetano, mentre lavorava per sostenere la sua famiglia. E lasciò vedova Antonia e orfani i suoi otto figli».

La comunità italiana in Brasile

Con fatica la famiglia è però riuscita a tirare avanti. E così i tanti immigrati che, con i loro discendenti, oggi formano la più grande comunità italiana all’estero.

«Questi coraggiosi immigrati - ha spiegato Pinto - hanno perseverato e superato le avversità. E i loro figli, nipoti e pronipoti sono riusciti a continuare la loro linea di famiglia. L'italianità nella Provincia dell'Espírito Santo è una caratteristica molto evidente. I cognomi italiani delle famiglie sono più che comuni qui. L'attuale sindaco della capitale Vitória è un "Pazolini", mentre il governatore della Provincia è un "Casagrande". Ma qui sono comuni anche i cognomi Bianchi, Carminati, Colombo, Coser, Ferrari, Locatelli, Lorenzoni, Zanchi, Pezzin, Rossi e molti altri. Il nostro calendario annuale di feste ed eventi della cultura italiana è diffuso lungo tutto l'anno in quasi tutti i comuni del territorio. E’ molto comune che venga esibita orgogliosamente sulle balconate delle case, nei negozi e nei loghi delle attività imprenditoriali, la bandiera tricolore della nostra amata Italia. Qui, molte persone parlano ancora il "talian", tramandato attraverso le generazioni fino ai giorni nostri».

Il 150esimo anniversario

In occasione del 150esimo anniversario dell'immigrazione italiana in Brasile, che verrà celebrato nel 2024, la comunità italiana ha anche lanciato un timbro commemorativo come simbolo di apertura delle celebrazioni che si protrarranno fino all'anno prossimo.

«L'Italia è viva dall'altro lato dell'oceano - ha sottolineato l’avvocato 38enne - Il tempo non può cancellare la nostra italianità: come viviamo, agiamo, pensiamo e persino parliamo, compreso il linguaggio delle mani e i sorrisi».

Il sogno di tornare a Treviglio

Allysson Pinto

Il più grande sogno di Allysson Pinto è ovviamente quello di poter calpestare le strade di Treviglio. Là dove avevano camminato i suoi antenati quasi 150 anni fa. E’ già stato in Italia, in Veneto, regione di origine della moglie Sulaine Fassarella, dal cui amore sono nate le figlie Lara (10 anni) e Isabella (2). Purtroppo non ha però avuto l’opportunità di fare un salto nella terra dei suoi avi.

«Mi piacerebbe tanto trovare i miei "cugini lontani", discendenti dei parenti che sono rimasti in Italia - è il desiderio di Allysson - Grazie a Internet seguo sempre le notizie e le attività che riguardano Treviglio. Nei miei piani c’è sicuramente un viaggio nella mia terra di origine per provare a fare le ricerche genealogiche sul posto e, essendo io cittadino italiano all’estero, vorrei tanto farmi rilasciare la carta di identità dal Comune di Treviglio».

L'appello per trovare i "cugini"

Il suo è quindi un appello ai trevigliesi di oggi per poter cercare quell’anello di congiunzione che si è spezzato nel 1876. Tra gli indizi, un fratello di Giovanni Battista, Cesare Omobono Colombo, classe 1833, che nel 1867 sposò Serafina Comotti (vedova, classe 1830), figlia di Giovanni e Maria Pellegrini.
L’italianità di Allysson vacilla solo quando si affronta il tema calcistico. «Chi tiferei in una partita Italia-Brasile? Ovviamente la squadra che gioca meglio», ha tagliato corto con un pizzico di diplomazia.

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