Il Papa Giovanni XXIII sfonda quota duemila trapianti in 26 anni di attività
L'organo del trapianto di sabato è arrivato dalla Grecia ed è stato destinato a una donna di 55 anni, che aveva già subito un un intervento simile
Duemila trapianti, duemila speranze di vita. All'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo c'è grande soddisfazione per il traguardo raggiunto, sabato 29 luglio, grazie a un trapianto di fegato che porta a duemila il totale di questa tipologia di interventi in poco più di mezzo secolo. Il primo venne fatto ormai 26 anni fa, ma ciò che colpisce è la capacità della struttura di aumentare il numero di trapianti di fegato ogni anno. Per questo 2023, infatti, la proiezione è di un aumento del 30 percento.
Nel 2022 91 trapianti, nel 2023 sono già 70
Non è solo il numero, infatti, a fare il record, ma anche l'arco di tempo nel quale è stato raggiunto.
"È un altro traguardo che il nostro programma trapianti raggiunge - sono le parole di Michele Colledan, direttore del Dipartimento insufficienza d'organo e trapianti che ha portato Bergamo tra i migliori centri trapianti del mondo - Il traguardo dei duemila trapianti di fegato è stato abbondantemente superato da altri centri, che però avevano iniziato oltre 10 anni prima di noi".
Sono stati 91 i trapianti eseguiti nel 2022 su adulti e bambini, un volume di attività che pone il Papa Giovanni XXIII tra i centri più attivi a livello europeo, nonché quinto in Italia.
"Siamo al settantesimo trapianto di fegato dall’inizio dell’anno con una proiezione attorno ai 120 - conferma Colledan - Finora il picco era stato di 99 trapianti in un anno. L’incremento è dovuto prevalentemente ad un forte impulso che la Regione Lombardia è riuscita ad imprimere alle donazioni".
Un fegato dalla Grecia per una donna di 55 anni
L'organo del trapianto di sabato è arrivato dalla Grecia ed è stato destinato a una donna di 55 anni, che aveva già subito un un intervento simile, ma che era andata nuovamente in insufficienza. Alla base di questo passaggio, c'è una Convenzione bilaterale tra l'Italia e e la Grecia prevede che gli organi dei donatori non utilizzati nel Paese ellenico possano essere destinati ai pazienti italiani in attesa di trapianto. Per la buona riuscita di un trapianto sono necessarie numerose figure di specialisti e diverse fasi, tanto che l'operazione risulta sempre molto lunga (sette ore e mezza nel caso di sabato).
Team numeroso per 7 ore e mezza di intervento
Il prelievo dell'organo è stato eseguito dagli specializzandi Arianna Trizzino e Lorenzo Macone, che lo hanno trasportato in volo nella notte di venerdì. L’intervento di trapianto è iniziato alle 8.20 e si è concluso dopo 7 ore e mezza sotto i ferri del primo operatore, affiancato dallo specializzando Stefano Agnesi, dagli anestesisti Ester Clemenza e Micol Maffioletti, dagli strumentisti Mattia Sana e Federica Personeni, nonché dagli infermieri Valeria Brignoli, Cristiana De Pirro, Viviani Letizia e dalle tutor anestesiste Ester Mulas e Barbara Rasella. E poi ancora l'infermiera Michela Bassetti di notte e in mattinata dalla chirurga Annalisa Amaduzzi si sono occupate del coordinamento dei tempi tra il donatore e il ricevente.
L'unione fa la forza
Subito dopo l'intervento la donna è stata ricoverata in Anestesia e Rianimazione 3, diretta da Fabrizio Fabretti per essere trasferita in reparto ordinario, per il proseguo delle cure con i medici della Gastroenterologia 1 – epatologia e trapiantologia, diretta da Stefano Fagiuoli.
"Per ogni percorso trapiantologico, per la preparazione dei candidati, l’organizzazione e l’attuazione dell’intervento, la gestione post operatoria intensiva e la degenza pre dimissione, di fatto non c’è struttura sanitaria, amministrativa o logistica che non sia attivamente coinvolta in una o più fasi - ha concluso Fagiuoli - E si conferma come l'attività trapiantologica abbia introdotto e continui a consolidare il principio del lavoro in team".