Treviglio

In attesa di residenza e medico di base: "Io, trapiantato, vittima della burocrazia"

Senza residenza, senza medico di base e con la "spada di Damocle" di dover assumere farmaci salvavita ogni giorno, è’ una battaglia contro la burocrazia quella di Michele Albano, 66 anni, da aprile residente a Treviglio.

In attesa di residenza e medico di base: "Io, trapiantato, vittima della burocrazia"
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Senza residenza, senza medico di base e con la "spada di Damocle" di dover assumere farmaci salvavita ogni giorno, è’ una battaglia contro la burocrazia quella di Michele Albano, 66 anni, da aprile residente a Treviglio.

Senza medico di base

E’ una battaglia contro la burocrazia quella di Michele Albano, 66 anni, da aprile residente in città. Nel 2013 ha subito un trapianto di fegato, mentre due anni fa uno di reni. Motivo per cui dovrà assumere per tutta la vita farmaci anti-rigetto. "Il problema è che sto incontrando parecchie difficoltà, nonostante io sia un cosiddetto “fragile” e quindi avrei diritto ad assistenza prioritaria - ha sottolineato Albano, che sino a due mesi fa viveva a Viareggio, in Toscana - Per ora ho circa un mese e mezzo di autonomia con i farmaci salvavita, ma spero di non dover più affrontare le peripezie che sto vivendo da quando sono arrivato a Treviglio".

Trasferimento dalla Toscana

Una storia travagliata quella di Michele Albano. Nel 2013 gli venne diagnosticato un tumore al fegato. Il 66enne, che all’epoca viveva in Brianza, si rivolse all’ospedale Niguarda, ma la risposta fu glaciale: "Purtroppo non c’è più niente da fare". "Tramite conoscenze, come purtroppo funziona in Italia, sono riuscito a mettermi in contatto con il dottor Franco Mosca, luminare di Oncologia a Pisa - ha raccontato Michele Albano - Pur dandomi poche speranze, tentò la strada del trapianto. E fortunatamente andò bene, visto che sono ancora qua. Successivamente, però, cominciai ad avere dei problemi ai reni e dal 2014 fu necessaria la dialisi, che facevo all’ospedale di Viareggio, dove nel frattempo mi ero trasferito per stare più vicino al team di medici che mi seguiva. Nel 2021 ho finalmente fatto il trapianto di reni e mi sono quindi liberato della dialisi. Mi resta solo da prendere la pastiglia anti-rigetto, indispensabile per chi ha subito trapianti: senza morirei nel giro di una settimana".La situazione sanitaria toscana, però, comincia a vacillare: i dottori che seguivano Albano a Pisa lasciano i loro incarichi e lo stesso 66enne rimane senza medico di base. Da qui la decisione ad aprile di trasferirsi a Treviglio. "E’ stato mio fratello, che vive qui, a convincermi - ha proseguito Albano - Pensavo di fare un salto di qualità visto quello che si dice sull’efficienza della Lombardia. Ma mi sono ricreduto presto. Sono ancora in attesa di avere la residenza e senza di quella non posso avere il medico di base. Anche se ho scoperto che ci sono comunque parecchi problemi per riuscire ad averne uno".

L'appello

Nei giorni scorsi, l’uomo stava finendo la scorta di farmaci salvavita e si è quindi rivolto alla Guardia medica. "Premetto che parliamo di medicinali che costano molto e che quindi le farmacie non hanno mai in magazzino - ha spiegato il 66enne - Quindi è necessario rivolgersi alle farmacie ospedaliere. La Guardia medica mi ha fatto la prescrizione, ma non è quella idonea per ottenerli. Infatti, quando mi sono recato alla farmacia dell’ospedale di Treviglio, giustamente non hanno potuto accettarla e mi hanno invitato a rivolgermi a un nefrologo per ottenere la ricetta giusta. Così ho fatto, presentando anche il mio “piano terapeutico”, ma il medico al quale mi sono rivolto non ne voleva sapere perché la documentazione non era della Regione Lombardia. Ho fatto presente che in questi anni, ogni volta che mi trovavo in altre regioni, semplicemente veniva cambiato il piano terapeutico mettendo il “marchio” della regione che mi ospitava. Addirittura, qualche anno fa mi trovavo in Campania e mi venne fatta perfino la dialisi". Solo dopo molte insistenze e "minacce", Michele Albano è riuscito a ottenere la prescrizione, ma con l’invito, la prossima volta, a rivolgersi altrove. "E’ un’assurdità - ha detto il 66enne - i pazienti fragili non possono essere abbandonati così al loro destino. Ora cercherò di capire perché non mi arriva la residenza e poi mi recherò all’Ats per capire se posso avere la priorità nell’ottenere il medico di base. L’alternativa - ha concluso ironico - sarà quella di fare il pendolare per Viareggio una volta ogni mese e mezzo per poter avere i farmaci che mi tengono in vita".

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