Archiviata la posizione di Conte e Speranza, lo sfogo dei famigliari: "Un bavaglio sulla morte di migliaia di persone"
E' stata accolta, dal Tribunale di Ministri, la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Brescia per i reati di omicidio colposo ed epidemia colposa
E' stata accolta, dal Tribunale di Ministri, la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Brescia nei confronti dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'allora ministro della Salute Roberto Speranza per i reati di omicidio colposo ed epidemia colposa.
Inchiesta Covid, archiviate le posizioni di Conte e Speranza
Nessun colpo di scena nell'indagine sulla gestione della prima fase della pandemia che nel 2020 ha travolto in particolare la provincia di Bergamo causando migliaia di morti. Indagini che avevano riguardato anche l'ex presidente del Consiglio e il ministro della Salute ritenuti responsabili di non aver attivato la zona rossa per i territori della Valseriana. Era stata la Procura di Brescia, poi, a chiederne l'archiviazione: richiesta accettata dal Tribunale dei Ministri, presieduto da Maria Rosa Pipponzi, presidente della sezione Lavoro, perché "il reato non sussiste".
Secondo i giudici, "non è configurabile il reato di epidemia colposa in forma omissiva in quanto la norma in questione abbraccia la sola condotta di chi per dolo o per colpa diffonde germi patogeni e quindi la responsabilità per omesso impedimento di un evento che si aveva l'obbligo giuridico di impedire risulta incompatibile con la natura giuridica del reato di epidemia".
Ma il provvedimento prosegue specificando anche che "agli atti manca del tutto la prova che le 57 persone indicate nell'imputazione, che sarebbero decedute per la mancata estensione della zona rossa" - il riferimento è ai Comuni di Alzano Lombardo e Nembro - "rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che non ci sarebbero state se fosse stata attivata la zona rossa".
E' stata definita, infine, "irragionevole" l'ipotesi secondo cui Conte avrebbe dovuto istituire la zona rosso il giorno stesso, non avendo ricevuto nessuna comunicazione prima del 2 marzo 2020.
"Uno schiaffo in faccia all'Italia intera"
Delusi e e amareggiati i familiari della vittime del Covid19 dell'Associazione #Sereniesempreuniti che da oltre tre anni si battono per la verità.
"Ancora una volta ci è stato negato di poter conoscere la verità sulla morte dei nostri cari e di migliaia di persone che, come emerso dalle risultanze della coraggiosa indagine della Procura di Bergamo, si sarebbero potute salvare - commentano - Questa archiviazione è uno schiaffo in faccia a tutti noi e all'Italia intera che si merita un sistema politico e di giustizia più trasparente. Siamo intransigenti con quanto fatto dalla Procura di Brescia e dal Tribunale dei Ministri: l'archiviazione è un vilipendio alla memoria dei nostri familiari, un bavaglio, l'ennesimo in un'Italia corrosa dall'omertà contro cui ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo nelle sedi che ci restano, come quella civile”.
“Siamo amareggiati per la decisione che va in senso opposto alle risultanze cui era pervenuta la Procura di Bergamo dopo tre anni di indagini - aggiunge Consuelo Locati, del team legale dei familiari -. Attendiamo di conoscere le motivazioni addotte a fondamento della richiesta”.