Dopo anni di botte e umiliazioni il compagno tenta di strangolarla: "Ho visto la morte in faccia"
Ha trovato la forza di denunciare il suo aguzzino che l'ha quasi uccisa, ora lancia un appello alle donne vittime di violenza: "Non aspettare, fatevi aiutare"
Tre anni e mezzo di umiliazioni, minacce, insulti e botte. Tante botte. Sino al culmine, un mese fa, in cui lui ha tentato di strangolarla.
L’ennesima storia di violenza domestica, un incubo dal quale Chiara (nome di fantasia), trevigliese di 50 anni, ha deciso di uscire dopo aver letteralmente visto la morte in faccia. Anche se difficilmente dimenticherà quanto successo alla fine di aprile.
Tenta di strangolare la compagna con un cavo
La donna e il compagno, suo coetaneo, erano entrambi nell’azienda di cui lui è titolare e dove lei gli dava una mano. Come ormai accadeva quasi quotidianamente, l’uomo era arrabbiato per futili motivi e ha cominciato a sfogare la sua ira su Chiara. Dapprima urlandole contro e insultandola, poi gettando a terra tutto ciò che gli capitava tra le mani. Un copione già visto più volte, purtroppo. E che è sfociato nell’ennesima aggressione.
Il compagno ha cominciato a prenderla a pugni sulla testa e su tutto il corpo. Chiara si è chiusa a riccio per parare i colpi e nel frattempo ha cercato una via di fuga. Quel giorno, però, l’uomo si è spinto oltre. Accecato dall’ira ha preso un cavo e per ben due volte ha tentato di strangolarla. Chiara è fortunatamente riuscita a divincolarsi e a raggiungere l’esterno dell’azienda. Inseguita dall’«orco», è riuscita a salire a bordo della sua auto ed è fuggita, mentre il compagno sfondava a calci la portiera.
"Ero terrorizzata, da quel giorno ho detto basta!"
«Ero terrorizzata - ha raccontato Chiara - mi sono addirittura fatta la pipì addosso. Mentre guidavo ho chiamato il 112, ma lo shock era tale da non riuscire a parlare. Ho raggiunto l’abitazione del fratello di lui e della moglie e ho chiesto aiuto».
Vedendola ferita e sanguinante, la coppia l’ha soccorsa e ha poi allertato i carabinieri. Sul posto è giunta anche un’ambulanza che ha condotto Chiara al Pronto soccorso di Treviglio, dove gli sono state riscontrate diverse lesioni in tutto il corpo.
«Da quel giorno ho deciso di dire “Basta!” - ha raccontato la donna - Basta alle umiliazioni e agli insulti. Basta ai pugni e ai lividi. A causa sua ho perso tutto: le amicizie, il lavoro, ma soprattutto la serenità. Vivo costantemente nel terrore di incontrarlo sulla mia strada».
"Mi ha manipolato per anni"
Chiara, come succede spesso a chi subisce maltrattamenti in famiglia, ha sopportato per oltre tre anni, con la speranza che lui cambiasse. Una spirale che invece l’ha avvolta e trascinata in un incubo senza uscita.
«E’ stata una escalation - ha raccontato la donna, che ha iniziato la relazione con il suo “aguzzino” nel febbraio del 2020 - Prima mi ha fatto terra bruciata attorno, per farmi capire che io appartenevo a lui. Mi ha manipolato. Poi ha cominciato con le offese e gli insulti. Da lì è passato agli spintoni e infine alle botte vere e proprie. Già due volte ero finita in ospedale prima dell’ultimo episodio e ogni volta mentivo con i medici, dicendo che ero caduta».
Botte e umiliazioni
Il primo episodio risale all’aprile 2021, quando l’ormai ex compagno, durante una delle solite aggressioni le fece sbattere il viso contro lo stipite di una porta provocandole una profonda ferita alla fronte, per cui erano stati necessari dei punti di sutura. Nel novembre del 2022, invece, dopo averla violentemente picchiata, le aveva puntato alla gola un coccio di bottiglia, provocandole un taglio al mento. Nel marzo del 2022, infine, l’aveva sbattuta contro un muro e provocandole un grosso ematoma a un braccio. In quell’occasione non si recò in ospedale ma, forse finalmente conscia che la situazione stesse degenerando, Chiara si è rivolta alla Casa delle Donne di Treviglio, un centro che aiuta le vittime della violenza domestica.
Il supporto della Casa delle donne e l'appello: "Denunciate"
«Cercavo un aiuto psicologico, perché ancora mi illudevo di poter salvare la mia relazione - ha raccontato Chiara - Invece la situazione è precipitata. Ora sono ancora assistita da loro e mi stanno fornendo supporto legale. Ho deciso di denunciarlo e ora, in attesa che si concludano le indagini, lui ha l’obbligo di starmi a un chilometro di distanza. Devo rimettere in ordine la mia vita: sono senza lavoro e a breve dovrò anche cambiare casa, ma almeno ora posso tornare a vivere».
Poi un appello alle donne che si trovano nella sua situazione.
«Denunciate o quantomeno fatevi aiutare. Non aspettate che la situazione degeneri: alle prime avvisaglie rivolgetevi a un centro antiviolenza. Soprattutto non arrivate al punto di vedere la morte in faccia, come è successo a me».
Chiedi aiuto
Se ti trovi in una situazione simile chiedi aiuto: è possibile chiamare il numero 1522 un numero gratuito e attivo 24 h su 24 che accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. Oppure puoi rivolgerti ai Centri antiviolenza più vicini a te: a Treviglio sono attivi lo sportello antiviolenza di Sirio e la Casa delle donne, a Bergamo e Dalmine è attiva le Rete istituzionale antiviolenza Aiutodonna.