Salviamo le api di Paolo, partita la gara di solidarietà per il caravaggino
Francesco Evora Galimberti, titolare del bar «Revel» di Treviglio, ha la lanciato la raccolta fondi a favore dell'amico.
"Quando giorni fa mi ha chiamato in lacrime mi ha detto che avava perso tutto. E da quel momento ho deciso che dovevo fare qualcosa per aiutarlo".
A parlare è Francesco Evora Galimberti, titolare del bar «Revel» di Treviglio, legato da profonda amicizia al caravaggino Paolo Ferri e ha la lanciato la raccolta fondi «Salviamo le api di Paolo».
"Salviamo le api di Paolo"
Ha deciso di rimboccarsi le maniche Galimberti e aiutare concretamente l'amico travolto dalla tragedia dell'alluvione in Romagna.
"Se n’è andato per amore e cambiare vita, ed era riuscito a mettere in piedi una piccolo allevamento di api, la sua passione, un’azienda familiare in cui lavora con la sua compagna - racconta - Adesso non ha più niente. Ho pensato di lanciare una raccolta fondi su internet: “Emergenza in Romagna - Bee kind, salviamo le api di Paolo”. Ho postato un suo video che è diventato virale e in quattro giorni sono arrivati già ottomila euro. Sto diffondendo volantini nei bar, dove è stampato un QR code e l’Iban dove poter fare un bonifico. Sto anche lasciando una cassettina dove poter mettere il proprio contributo. Se serve è possibile contattarmi al numero 3271648725".
In Romagna per amore e per realizzare un sogno
Tra le popolazioni flagellate dal maltempo, che ha devastato interi paesi, c’è purtroppo anche il caravaggino. Un musicista che anni fa ha deciso di cambiare vita e lasciare la terra bergamasca e vivere a Faenza con la sua compagna, per dedicarsi all’allevamento delle api. E ci è riuscito. Ora però tutto il lavoro fatto finora è stato spazzato via in un attimo dalle acque torbide e dal fango che hanno invaso case, aziende e campagne dopo l’esondazione dei fiume e dei canali, lasciando dietro di sé solo rifiuti, sfollati e vittime. Una tragedia di cui Ferri è stato testimone diretto, che racconta con l’angoscia di chi ha temuto per la sua vita e ha visto tutto quello che aveva all’improvviso sommerso, ma anche con la voglia di ripartire.
Danni incalcolabili
"Faccio l’apicoltore a livello professionale dal 2012, stimo di aver perso dalle 50 alle 80 arnie. Una trentina se ne sono andate trascinate via dalla corrente che si è mangiata metà del campo in cui si trovavano, nei pressi di un vicino corso d’acqua. Ma i danni sono in realtà incalcolabili perché lavorando in modo del tutto sostenibile possedevo arnie stanziali sulle colline e in montagna, dove ci sono stati frane e smottamenti, ed ora è impossibile raggiungere i centri abitati figuriamoci luoghi impervi. Gli insetti che si sono salvati moriranno di fame perché dopo un mese di piogge e e dieci giorni di alluvione non hanno raccolto nulla. Sicuramente persa anche tutta la produzione di miele d’acacia di quest’anno, se ne salverà davvero una piccolissima parte, un’inezia".
Tra acqua e fango
"Ero in casa, non ho dormito tutta la notte per tenere d’occhio il canale che scorre davanti alla mia abitazione: era pieno ma sembrava abbastanza stabile. Poi, alle 6, ho sentito la mia vicina che gridava e mi sono affacciato alla finestra: quello che ho visto è stata un’onda incredibile, proveniva dal Lamone, un fiume che aveva rotto gli argini. Si trova a tre chilometri di distanza in linea d’aria, era impensabile che arrivasse l’acqua fino a noi….".
Istanti terribili
"Io e la mia compagna abbiamo tentato di tenere chiuse le porte ma la corrente era così impetuosa che l’acqua penetrava all’interno persino dalle prese della corrente. In quei momenti non c’è tempo per aver paura, si cerca di salvare la pelle e tutto quello che si possiede… Il primo pensiero è stato mettere al sicuro la mia compagna, le chitarre, raccogliere tutto quello che potevo e i documenti ma in dieci minuti si è allagato tutto il primo piano della casa, e con lei il laboratorio attiguo e gran parte dei macchinari che i trovano all’interno sono stati irrimediabilmente rovinati. Due giorni, in mezzo all’acqua. Abbiamo chiamato i soccorsi, il sindaco e abbiamo persino scritto SOS sul tetto ma gli elicotteri non si fermavano. A quel punto il pensiero si concentra su cosa si può mangiare, quanto tempo si resterà isolati e quanto l’acqua rimarrà... Per fortuna poi il livello si è abbassato ma è rimasto il fango. C’è poco da fare o ti ai una mossa o resti impantanato, nessuno lo leva la tuo posto".
"Non perdo la speranza"
"Non voglio la compassione di nessuno ma ringrazio chi mi sta dando una mano. Non ho mai perso la speranza, nemmeno per un minuto, anche nei momenti peggiori non ho visto solo il buio davanti a me ma anche un futuro di rinascita: siamo come le api, lavoratori che vanno avanti senza mai fermarsi. Confidiamo comunque ancora nella natura e come l’araba fenice risorgeremo dalle nostre ceneri".
Un triangolare di calcio per aiutare Paolo
Per aiutare il caravaggino verrà organizzato anche un triangolare di calcio a 7 con ristorazione all'oratorio per raccogliere fondi per far ripartire azienda di Paolo Ferri e di altri apicoltori suoi amici e colleghi. Collaborano oratorio di San Luigi Gonzaga e Amici di don Maurizio che hanno coinvolto Scout e Iris Caravaggio.