A Treviglio si sforna il Pane del Miracolo: è uguale a quello che si mangiava 500 anni fa
Frumento integrale, avena, segale e miglio: ecco la ricetta "recuperata" dopo una lunga ricerca storica. "È perfetto con lo stracchino..."
L'hanno chiamato "Pane del Miracolo", e ovviamente fa riferimento al Miracolo della Madonna delle Lacrime che nel 1522 salvò Treviglio dalla distruzione. Ma quello presentato martedì 21 febbraio dalla Pro loco cittadina è in realtà un vero e proprio progetto di "rievocazione storico-gastronomica", che punta a riportare nei panieri dei trevigliesi una pagnotta simile in tutto e per tutto a quelle che probabilmente si producevano e si consumavano nella Geradadda cinque secoli fa.
Il Pane del Miracolo a Treviglio
L'idea è del vicepresidente della Pro loco Stefano Cerea, che nei mesi scorsi ha messo in piedi una rete costituita da cinque intraprendenti panificatori trevigliesi. A sostenere il progetto ci sono però anche l'Amministrazione comunale, il Distretto del Commercio e la Parrocchia. Dopo aver consultato esperti e scartabellato tra "grida" e documenti d'archivio, la Pro loco e i prestinai cittadini sono arrivati alla formulazione di una ricetta per una pagnotta che probabilmente persino il perfido generale Lautrec avrebbe mangiato senza battere ciglio. Non esiste infatti una formulazione esatta della miscelazione di farine utilizzata all'epoca, perché la ricetta dipendeva in gran parte dall'andamento di mercati e raccolti. Ma quella scelta dalla Pro loco sarebbe una versione molto verosimilmente assimilabile a quelle che dovevano circolare all'epoca, nelle cucine dei trevigliesi. Sì, nelle cucine: come poi nel Seicento dei Promessi sposi, l'abitudine invalsa era, infatti, solitamente quella di impastare il pane in casa, per poi cuocerlo nei "forni". A Treviglio, nel forno a legna del Comune.
Unica "concessione" all'oggi, per il Pane del Miracolo, è una piccola correzione in fatto di salinità, per venire incontro al gusto dei trevigliesi contemporanei. La percentuale di sale prevista è infatti (probabilmente) un po' maggiore di quella che avrebbero utilizzato i trevigliesi del Cinquecento.
La ricetta come cinque secoli fa (più o meno)
La produzione prevede l'utilizzo di farine provenienti da agricoltura biologica (che era del resto l'unica praticata all'epoca) e macinate con una grana grossa. La ricetta prevede tre parti variabili tra il 10% e il 15% in peso di miglio bruno, avena e segale. Si utilizza poi frumento integrale, oppure farina di tipo 1. La lievitazione è data dall'utilizzo di lievito naturale o di pasta di riporto. Il sale, come detto, è presente ma soltanto con una dose inferiore all'1,5% in peso: una caratteristica che rende il Pane del Miracolo simile al pane sciapo toscano, sebbene al palato si sentano chiaramente i sapori di miglio, avena e segale. E sotto i denti scrocchino non solo la spessa crosta, ma anche i semi di miglio, macinati grossolanamente.
Perfetto con lo stracchino
Chi l'ha assaggiata (nei giorni scorsi si è tenuta una presentazione ufficiale all'Amministrazione comunale e al Duc) assicura che è perfetta anche con un altro prodotto tipico della Bassa: lo stracchino, che durante la presentazione di stamattina nella sede della Pro loco è stato fornito dal produttore di Pagazzano Giovan Battista Arrigoni. Presente alla presentazione questa mattina anche il presidente dell'associazione Commercianti di Treviglio Gabriele Anghinoni.
"Sono felice di vedere cinque commercianti trevigliesi della stessa categoria che si sono messi in rete per perseguire lo stesso obiettivo" ha commentato Anghinoni.
I produttori del Pane del Miracolo
A produrre il Pane del Miracolo nei prossimi mesi saranno cinque panettieri trevigliesi, gli stessi che l'hanno "inventato" e che ora lo commercializzeranno al prezzo di 10 euro al chilogrammo: si tratta di "Ferrandi" (in via dei Mille), Antico Forno (via Sant'Agostino), La Primula (via Pontirolo), Panificio Testa (via Zara), Panificio "Mirella" di via Mazzini. Nella foto in alto: alcune pagnotte di Pane del Miracolo.
Le tre croci simbolo delle tre ville... trevigliesi
Sulla crosta infarinata è disegnato, in negativo, il logo della Pro loco di Treviglio: rappresenta le tre chiese originarie Pisgnano, Portoli e Cusarola, le celeberrime "tre ville" che unendosi diedero vita a Treviglio.
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