Misano

Una pietra d'inciampo a ricordo imperituro del tenente Emanuele Carioni

Una cerimonia molto partecipata stamattina in Municipio nel ricordo del soldato 22enne trucidato nell'eccidio di Fossoli del 1944 dalle SS naziste, martire per la libertà e la democrazia.

Una pietra d'inciampo a ricordo imperituro del tenente Emanuele Carioni
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E' stata posata stamattina, venerdì 27 gennaio 2023, in occasione della Giornata della Memoria la pietra d'inciampo che a Misano terrà vivo il ricordo del tenente Emanuele Carioni, trucidato all'età di 22 anni, insieme ad altri 66 internati nel campo di concentramento di Fossoli, al poligono di tiro di Cibeno, allora una frazione di Carpi, il 12 luglio 1944 per mano delle SS naziste. Una cerimonia molto partecipata da parenti, autorità, associazioni del paese e d'arma alla presenza degli alunni di quanta elementare e terza media.

Un pietra d'inciampo per ricardare il tenente Emanuele Carioni

E' il cittadino più illustre di Misano di Gera d'Adda, martire di guerra nel secondo conflitto mondiale. Il tenente Emanuele Carioni, in paese, è ricordato con una via a lui dedicata e alla sua memoria sono intitolate le scuole Primaria e Secondaria di via Maestri. Do oggi, però, chiunque varchi il portone del Municipio in via Roma troverà a terra, tra il porfido, la pietra d'inciampo alla sua memoria così che il suo sacrificio e la sua storia rimanga impressa nelle menti, soprattutto delle giovani generazioni. I familiari del tenente e l'Amministrazione comunale hanno al progetto voluto dall’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea di Bergamo (Isrec) - e sposato, tra gli altri, dalla Provincia e dal Comune di Bergamo -, in occasione dell’anno 2023 che vede Bergamo e Brescia Capitali della cultura, al quale collaborano l’Associazione Nazionale ex Deportati, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, il Museo delle storie di Bergamo e l’Associazione Italia-Israele, a ricordo delle vittime della repressione nazista.

Il progetto di memoria storica

Il progetto dell'Isrec vuole essere stimolo di una memoria attiva per la cittadinanza e, oltre alla posa di pietre d’inciampo, prevede la pubblicazione online di materiale d’archivio, il coinvolgimento delle scuole in progetti didattici per affidare alle nuove generazioni il messaggio insito nelle pietre d’inciampo e ha portato alla realizzazione di un libretto didattico che illustra le pietre d’inciampo presenti nelle due province di Bergamo e Brescia. Le pietre sono opera dell'artista Gunter Demnig che ha già realizzato oltre 70mila pietre d'inciampo che si trovano in tutta Europa.

La cerimonia a Misano

A fare gli onori di casa nel cortile del Municipio, per la cerimonia in memoria del tenente Emanuele Carioni, è stata il sindaco Daisy Pirovano, senatrice della Repubblica e prima firmataria di un progetto di Legge che prevede l'istituzione di un fondo nazionale per incentivare i viaggi della memoria nelle scuole superiori del nostro paese. Al fianco della prima cittadina la nipote del tenente, Maria Lucia Donadoni che ha raccolto il testimone dalla madre Ersilia Carioni, sorella di Emanuele, compianta ex maestra ed ex sindaco di Misano per 24 anni, nel preservare e divulgare la memoria del martire misanese. Tra il pubblico gli ex sindaci del paese Alessandro Tosetti, Roberto Allevi e Gianfranco Trevisan, i primi cittadini di Caravaggio, Claudio Bolandrini, di Calvenzano, Fabio Ferla, di Vailate, Paolo Palladini e il vicesindaco di Capralba Roberto Macchi. Presenti anche tutte le associazioni misanesi con i rispettivi labari, tra loro anche il Gruppo Alpini e rappresentanti di altri Gruppi di penne nere del territorio. E poi le scuole che, in collaborazione con l'Amministrazione comunale e la nipote del tenente Carioni, Maria Lucia, in questi anni hanno approfondito la figura del loro concittadino più illustre. Gli alunni di quinta elementare e di terza media hanno letto pensieri e ricordi dei deportati nei campi di concentramento nazisti. Il ricercatore dell'Isrec Gabriele Fontana e la dottoranda in Storia e Culture dell'Europa all'Università La Sapienza di Roma Francesca Baldini hanno raccontato la figura di Emanuele Carioni durante la seconda guerra mondiale sottolineando la scelta che, dopo l'8 settembre, portò l'ufficiale dell'esercito italiano a schierarsi per la Patria contro l'oppressione nazista. Sino al sacrificio massimo, quello della vita, nella lotta per la libertà e per la democrazia.
La posa della pietra d'inciampo, affidata dalla nipote del tenente Carioni ad un'alunna della scuola, è stata seguita dalla benedizione impartita dal parroco di Misano don Stefano Zoppi.

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La cerimonia di posa della pietra d'inciampo a Misano per il tenente Emanuele Carioni

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La nipote Lucia: "Riportiamo a casa Emanuele!"

Tra le prime a prendere la parola durante la cerimonia per la posa della pietra d'inciampo alla memoria del tenente Emanuele Carioni è stata la nipote Maria Lucia Donadoni.

Riportiamo a casa Emanuele! E' questo il commento che io e Francesca Baldini abbiamo fatto quando l'Isrec ci ha confermato la pietra d'inciampo alla sua memoria. Lo stiamo riportando a casa perché tutti possano inciampare nella sua breve vita. Aveva solo 22 anni e tanta voglia di vivere quando è stato ucciso dai nazisti. Io l'ho conosciuto leggendo le sue innumerevoli lettere che mia madre ha gelosamente conservato. Emanuele scriveva tanto, a tutti i componenti della sua famiglia, non tralasciando mai di salutare a fine lettera nonni, zii e cugini. Aveva sicuramente il dono della scrittura perché riusciva a portarti dov'era lui, ti faceva vivere con lui in ogni dove si stesse trovando, riuscendo anche a trasmettere le emozioni più profonde che lo stavano attraversando. Da quello che ha scritto, da come lo ha scritto, Emanuele non può che apparire come un ragazzo buono, profondamente innamorato della vita, positivo e propositivo anche nelle situazioni difficili. Perché riusciva sempre a declinare nel suo quotidiano gli ideali di giustizia, libertà ed eguaglianza che lo muovevano nel suo profondo. Aveva voglia di vivere e vivere una vita dove la forza dell'uomo non stava nella supremazia o nell'oppressione del potere, ma dal potere dato dalle parole, dal dialogo e dal confronto sulle idee. Solo per questo è stato ucciso. Ecco perché una pietra d'inciampo. Una pietra che deve fare scandalo - il termine greco scandalon si traduce in italiano con inciampo - che deve romperci dentro e interrogarci. Mi piace pensare questa pietra per Emanuele come uno dei tanti nodi di una rete che unisce tutte le pietre sparse per l'Europa. Che devono fare scandalo. Una pietra, un nome e un cognome che rimandano non solo alla sua storia ma anche a quella dei 66 che sono stati meschinamente uccisi con lui a Fossoli. La memoria di Emanuele con questa pietra è veramente consegnata alla storia, soprattutto alla storia delle giovani generazioni qui rappresentate, la storia che sapranno loro scrivere.

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