Verdello

Vivaio "tagliato fuori" dalla tangenziale: "Vogliamo solo lavorare in sicurezza e con dignità"

Il titolare dell'azienda florovivaistica "Nozza" di via Ravarolo chiede la sistemazione di 300 metri di strada campestre.

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Due anni di richieste negate, di tentativi di far sentire la propria voce puntualmente caduti nel vuoto e ora che, con l’apertura della tangenziale, i lavori sono conclusi, deve fare i conti con le conseguenze di quegli stessi errori che ha tentato invano di far notare.

"Mi sento beffato dalle istituzioni che, in questi anni, mi hanno più volte rassicurato e che alla fine, invece, mi hanno abbandonato".

"Tagliati fuori" dalla tangenziale

L'azienda florovivaistica di via Ravarolo

La delusione è palpabile nelle parole di Nicola Nozza, titolare con la sorella Cristina, dell’azienda florovivaistica di via Ravarolo che dall’inizio dei lavori per la realizzazione della nuova tangenziale si è trovato a fare i conti con il "muro di gomma" degli enti coinvolti nel progetto atteso a Verdello da almeno vent’anni.

La famiglia Nozza

"Sia chiaro, io non sono contro alla tangenziale - ha chiarito subito Nozza - ma non accetto nemmeno che a farne le spese siano le aziende che da anni operano in paese e portano un indotto. La mia azienda è famigliare, fu mio padre Luciano nel 1984 ad avviarla, ma oggi contiamo 20 dipendenti e abbiamo raggiunto, in Italia e non solo, un livello di tutto rispetto. Credo che tutte le attività debbano poter lavorare in sicurezza e dignitosamente".

Lo svincolo negato

I problemi che oggi l’azienda, che si sviluppa a est del nuovo tracciato, si trova ad affrontare Nozza li aveva già paventati ormai due anni fa.

"Non siamo mai stati coinvolti nella fase progettuale - ha spiegato - Di fatto hanno stravolto la nostra viabilità senza mai interpellarci. Nonostante questo riuscii a suo tempo a presentare un’osservazione per chiedere la realizzazione di uno svincolo che avrebbe risolto sul nascere qualsiasi problema, ma era stato negato nonostante fossi disposto anche a contribuire a livello economico, se fosse stato necessario. Mi risposero che la Provincia non prendeva nemmeno in considerazione la richiesta, eppure di rotonde e svincoli mi pare ne abbiamo realizzati".

Per Nozza si tratta, in primis, di un problema di sicurezza dato che l’attività viene raggiunta quasi quotidianamente da diversi mezzi pesanti.

"Vista la risposta chiesi allora di allargare quantomeno la strada secondaria che porta all’azienda - ha proseguito - la prima parte è stata fatta, per la seconda ho dovuto sollecitare continuamente. Un vero calvario".

Quel sottopasso è pericoloso

La situazione, però, è tornata a farsi pericolosa con la realizzazione del sottopasso ciclopedonale che termina proprio sulla curva della strada campestre che porta al vivaio e che molto spesso è frequentata da podisti e famiglie che vogliono passeggiare in campagna.

"Anche in questo caso l’hanno realizzato senza dirci nulla - ha sottolineato - l’uscita del sottopasso va ulteriormente a stringere la curva e rende davvero difficile il transito dei mezzi pesanti e pericoloso il passaggio dei pedoni".

Bilico "incastrato"

Verdello vivaio Nozza tangenziale
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Verdello vivaio Nozza tangenziale
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Una situazione che è venuta a palesarsi venerdì scorso, quando un bilico carico di biomassa utilizzata per il riscaldamento delle serre è rimasto incastrato sulla curva dove, tra l’altro, sono stati posizionati anche delle colonnine elettriche.

"A quel punto ho perso la pazienza e ho chiamato la Polizia locale - ha raccontato - Nonostante le tante pec che ho inviato ai vari enti, Regione compresa, non ho mai ricevuto risposta. Dopo il caos di venerdì la strada è stata un pochino allargata, ma si tratta di una pezza e messa pure male. Quando piove, con le buche che si sono create ora, è un disastro. Non è certo un bel biglietto da visita per accogliere i clienti. Spesso mi vergogno. Ma la cosa che più mi preoccupa è la sicurezza. Se uno dei miei autisti dovesse fare un incidente, o peggio investire qualcuno? Non credo di chiedere molto. Si tratta di 300 metri di strada e basterebbe asfaltarla e metterla in sicurezza magari anche con un percorso ciclopedonale che faccia sentire al sicuro chi passeggia lungo la strada e si trova i mezzi pesanti di fianco".

E conclude: "Crediamo nel nostro lavoro e vogliamo solo poterlo continuare a fare in sicurezza e con dignità".

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