Parla l'uomo gambizzato a Caravaggio: "È stato un commando"
Sette uomini a bordo di tre auto tra cui una Clio Bianca. Con loro c'era anche una ragazza che aveva con sé un bambino.
"Volevano costringermi a lasciare casa mia. Ma io di lì non me ne vado: non sono il proprietario, lo so, ma nemmeno loro. Non possono cacciarmi". È già tornato a Caravaggio B.A, alias "Pedro", come vuole farsi chiamare da tutti, il 41enne che ieri lunedì 5 settembre 2022 è stato aggredito e gambizzato con due colpi di pistola agli arti inferiori nella baracca abbandonata di via Pirolo. Qui Pedro vive, abusivamente, a poche decine di metri dal Santuario di Santa Maria del Fonte.
Gambizzato per una casa occupata: "È stato un commando"
Il racconto del 41enne è agghiacciante e traccia i contorni di un contesto inquietante: quelli di una periferia in cui disperazione, emarginazione, tossicodipendenza e criminalità sono fili della stessa, opaca quotidianità.
Stando a quanto riferito dal 41enne, ad aggredirlo sarebbe stato un vero e proprio commando formato da sette uomini. Con loro c'era anche una donna con un ragazzino.
"Viaggiavano su tre automobili, una delle quali era una Renault Clio Bianca - racconta - Non era la prima volta che li vedevo: già un paio di settimane fa erano venuti da me per convincermi a lasciare questa casa in cui vivo, perché la volevano prendere loro. Io so che non è mia, ma ora ci vivo io. E comunque non è neppure loro. Quindi, nonostante le minacce non me ne sono andato".
Ieri, i sette sono tornati intenzionati a finire il lavoro cominciato. E di fronte al nuovo rifiuto di lasciare lo stabile diroccato e fatiscente, hanno sparato.
Colpi di pistola alle gambe, che hanno trapassato entrambi gli arti da parte a parte. Poi un colpo alla spalla e poi una sprangata alla testa, dopo svariate minacce. "Mi ha anche puntato la pistola alla testa, e poi ha sparato contro un vetro". Che infatti è ancora forato.
Lo stabile come piazza di spaccio
Da tempo lo stabile è noto per essere frequentato da spacciatori e consumatori di droga. Formalmente di proprietà di una donna che vive in Liguria, e che risulta estranea ai fatti, è sostanzialmente abbandonato da anni, ma forse proprio per questo è diventato improvvisamente "interessante" dal punto di vista "commerciale" proprio per la malavita che organizza e gestisce il piccolo spaccio. Nelle scorse settimane, alcuni esponenti di un noto clan sinti della zona aveva preso informazioni, perché erano intenzionati ad acquistare lo stabile. Non certo una casualità: lo stesso Pedro ha riferito di aver riconosciuto tra i sette aggressori un giovane esponente di questo gruppo, lunedì, nel commando, anche se non è stato lui ad avergli sparato.
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