A "Torre de Zurli" la Soprintendenza blocca la vendita per fare delle perizie

Battuta d'arresto per l'antica struttura che dovrebbe ospitare alloggi per anziani e padri separati.

A "Torre de Zurli" la Soprintendenza blocca la vendita per fare delle perizie
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A «Torre de Zurli» la Soprintendenza blocca la vendita, necessarie perizie. Ha subito una dura battuta d’arresto il progetto di riqualificazione dell’antica struttura alle porte del paese abbandonata e in vendita ormai da tempo. La dimora storica si dovrebbe trasformare in parte in una struttura sanitaria assistenziale per anziani e dall’altra una residenza per padri separati e divorziati.

La proposta della cooperativa

Una cooperativa bergamasca ha infatti avanzato la proposta di realizzare entro i locali di Torre de Zurli una residenza per anziani bisognosi e genitori con difficoltà economiche e sociali ma l’Ente preposto alla salvaguardia del patrimonio artistico ha bloccato le operazioni per effettuare delle perizie sull’immobile.La costruzione, infatti, risale al ‘700, in quel periodo le famiglie aristocratiche di Crema avevano ampie proprietà fondiarie sulle quali costruivano residenze di campagna o ville e i conti Zurla decisero di stabilirsi proprio nel paese bagnato dalle acque della palata «Menasciutto».

La struttura dell'edificio

La torre, unico elemento che resta del castello originario, presenta una pianta rettangolare, caratteristica singolare nel mondo dell'architettura fortificata italiana, e tuttavia relativamente frequente nel territorio cremonese, che si sviluppa in altezza per una ventina di metri. Fino a qualche anno fa al suo interno vi erano residenze e appartamenti, oggi chiusi e in attesa di un compratore. La sommità dell’edificio, coronata da merlature posticce aggiunte nell'Ottocento in sostituzione del coronamento originare andato perduto, regala alla struttura un’aria del tutto aristocratica e sontuosa.

La richiesta dello stop

L’edificio più importante è senza dubbio la cappella, costruita in fregio alla strada nel XVIII secolo e in forme roccocò. La struttura, di proprietà di un privato cittadino, è ormai in vendita da tempo e il trascorrere del tempo è stato impietoso. Prima dell’eventuale riapertura saranno necessari lavori di recupero e ristrutturazione e con ogni probabilità è anche per questo motivo per cui la Soprintendenza ha deciso di intervenire. «Lo stop sarà di sei mesi - ha spiegato il sindaco di Pianengo Roberto Barbaglio - La soprintenza ha avanzato la richiesta di eseguire alcune perizie. Mi auguro occorra anche meno tempo ma non possiamo che attendere».
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