Verdellino

Macchinari trasferiti, sciopero e presidio permanente alla Maier Cromoplastica

L'azienda sta delocalizzando. Il 6 luglio una riunione dei soci deciderà il futuro dello stabilimento di via Madrid.

Macchinari trasferiti, sciopero e presidio permanente alla Maier Cromoplastica
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Alla Maier Cromoplastica di Verdellino continua a oltranza lo sciopero e il presidio permanente dei lavoratori che stanno protestando contro il trasferimento dei macchinari e il futuro, sempre più incerto, dello stabilimento. Sabato, davanti ai cancelli, si sono presentati anche il segretario provinciale del PD Davide Casati insieme agli ex sindaci di Verdellino Giovanni Bacis e Giuseppe Maci e alla capogruppo in consiglio comunale Helga Ogliari della lista civica “Vivere”.

Macchinari traferiti dalla Maier

Da giovedì i lavoratori della Maier Cromoplastica di Verdellino, un'azienda che impiega 92 addetti e che si occupa di stampaggi plastici e cromatura, stanno presidiando i cancelli della fabbrica dopo la notizia del trasferimento di alcuni macchinari per la produzione. Per scongiurare la perdita di posti di lavoro nello stabilimento bergamasco i lavoratori hanno manifestato - e continuano a farlo - davanti ai cancelli di via Madrid.

La vicenda che ha portato alla decisione di presidiare gli ingressi della Maier, che da qualche anno vive un periodo economicamente poco stabile, è iniziata sabato scorso: cinque stampi, che corrispondono circa al 23% della capacità produttiva totale, sono stati prelevati ad azienda chiusa e trasferiti. Di fronte alle preoccupazioni dei sindacati, la proprietà ha giustificato il trasloco con il fatto che i clienti avevano deciso di internalizzare alcune produzioni fino ad allora in carico allo stabilimento di Verdellino.

Azienda in difficoltà

Ma a peggiorare una situazione già preoccupante è la voce, non confermata, che ha cominciato a girare tra i lavoratori, secondo cui almeno una parte dei macchinari sarebbe stato portato in Repubblica Ceca, dove il gruppo possiede un'altra fabbrica. Quando i delegati e i funzionari delle organizzazioni sindacali hanno chiesto rassicurazioni, l'azienda non ha voluto confermare né smentire la notizia. Da qui, la decisione di proclamare sciopero e presidio a oltranza.

"Le difficoltà dell'azienda non sono nuove - spiega Vittorio Tornaghi della Fiom CGIL di Bergamo - tanto è vero che negli ultimi anni il personale è stato fortemente ridotto: la produzione ha perso circa 100 lavoratori somministrati, più 20 tempi indeterminati che hanno scelto le dimissioni volontarie. L'azienda, in tutti gli incontri, ci aveva sempre garantito che l'organico non sarebbe stato ulteriormente toccato ma che, al contrario, si sarebbe puntato sul rilancio anche attraverso il rinnovamento delle linee. Sabato pomeriggio abbiamo avuto questa brutta sorpresa, e speriamo vivamente che l'azienda possa smentire con chiarezza le voci che circolano. I lavoratori sono ovviamente delusi per le mancate promesse, ma hanno scelto di lottare: per questo il presidio andrà avanti fino a quando non avremo informazioni precise, e serie rassicurazioni sul futuro. Invitiamo già da ora politica e istituzioni a mostrare solidarietà ai lavoratori, ma soprattutto a contribuire a risolvere una situazione che desta preoccupazioni per il futuro".

Lo spettro della delocalizzazione

Preoccupazioni più che legittime quelle dei lavoratori dopo la conferma arrivata dall'azienda ai sindacati, circa l'incertezza del futuro dello stabilimento.

“L’azienda ha confermato di aver spostato gli stampi ad azienda chiusa proprio perché i lavoratori non se potessero accorgere, ed evitare così proteste e ritardi – spiega Vittorio Tornaghi, Fiom CGIL, membro della delegazione sindacale che questa mattina ha incontrato i rappresentanti della Maier – Anche il trasferimento dei macchinari all’estero è confermato: non in Repubblica Ceca, come le voci di ieri sembravano far pensare, ma in un altro stabilimento del gruppo situato nei Paesi Baschi spagnoli. La sostanza comunque non cambia: è, nei fatti, una delocalizzazione”.

Il 6 luglio si decide il futuro

L'azienda ha fatto sapere che il prossimo 6 luglio si terrà una riunione dei soci del gruppo Maier, con l’obiettivo di decidere il futuro della fabbrica bergamasca.

“Dovranno decidere se tenere aperto il sito orobico – continua Tornaghi – e le prospettive, visto quanto è accaduto fino ad ora, non sono affatto buone. La protesta quindi continua: vogliamo tutelare il lavoro a Verdellino e impedire all’azienda ulteriori trasferimenti, per cercare una nuova prospettiva occupazionale”.

I lavoratori sono d’accordo: riuniti in una nuova assemblea hanno deciso compatti di proseguire lo sciopero e di continuare a presidiare i cancelli dell’azienda, per evitare che le macchine su cui da anni lavorano vengano portate altrove.

Il Pd in visita a presidio dei lavoratori

Per questo, sabato mattina, davanti ai cancelli, si sono presentati anche il segretario provinciale del PD insieme agli ex sindaci di Verdellino e alla capogruppo in consiglio comunale della lista civica “Vivere”.

"Abbiamo portato il nostro sostegno ai lavoratori e alle lavoratrici che stanno manifestando davanti all'azienda - spiega Casati - e abbiamo voluto incontrarli per ascoltare le loro richieste; c'è preoccupazione per il futuro lavorativo di queste persone e delle loro famiglie, soprattutto dopo la decisione della società di spostare alcuni impianti e macchinari".

Dopo l'incontro con i sindacati, Casati spiega che "il PD si impegnerà per favorire un confronto con la proprietà, coinvolgendo anche le istituzioni, al fine di individuare soluzioni idonee ed efficaci e rispondere al meglio alle legittime richieste dei lavoratori".

 

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