Gibì Baronchelli è profeta in patria grazie alla Pro loco
Nella sala comunale Turoldo fotografie, coppe e trofei, maglie e ritagli di giornale raccontano la carriere di uno dei campioni del ciclismo italiano. Imperdibili gli aneddoti narrati da Gianbattista e il fratello Gaetano.
Grazie al ciclismo è diventato un campione e per un weekend Gianbattista GiBì Baronchelli è anche "profeta in patria", ad Arzago, paese in cui vive da decenni. Ieri, venerdì, grazie alla Pro loco locale nella sala comunale "Padre Turoldo" ha aperto una mostra di trofei, cimeli, maglie, fotografie e ritagli di giornale che ripercorrono la lunga carriera del ciclista. Ed è stato lui stesso all'inaugurazione a raccontarla ai visitatori.
Il campione Gibì Baronchelli si racconta
La sala è rasa di ricordi di una carriera lunga e vincente. Gianbattista Baronchelli, 68 anni, ha al suo fianco il fratello maggiore Gaetano e la voce un po' gli trema nel raccontare come è nata la sua passione per la bicicletta e come è diventata una professione. Gibì ha corso da professionista dal 1974 al 1989 vincendo due Giri di Lombardia, un Giro del Piemonte, sei Giri dell'Appennino consecutivi e cinque tappe al Giro d'Italia. "Da Esordiente le prime gare le vincevo allo sprint. Poi ho scoperto che mi piaceva andare in fuga, l'idolo a quei tempi era Eddy Merckx - ha raccontato illustrando la ricca mostra che la Pro loco di Arzago gli ha dedicato -. Ho iniziato a correre in bici perché lo faceva mio fratello, bisognava fare fatica perché il ciclismo è un sport di fatica. Noi eravamo una famiglia numerosa e a 8/9 anni eravamo abituati a faticare, andando in stalla a lavorare". Nativo della provincia di Mantova, a Ceresara, sportivamente la sua terra adottiva, la bergamasca, lo ha sempre un po' snobbato. "Quando correvo negli allievi la società di Treviglio mi ha snobbato - ha ricordato con un aneddoto -. Il direttore sportivo dell'epoca disse: "Se Gianbattista diventa un ciclista... io mi faccio prete". Quella frase è passata alla storia e alle cene per lui c'era sempre la sorpresa... un cappello da prete". Il campione è un fiume in piena e ripercorre la sua carriera prima tra i dilettanti e poi con il passaggio al professionismo.
Le sfide al giro con Merckx e la rivalità con Moser
Passato dilettante, ha ricordato Gibì Baronchelli, l'anno migliore è stato il 1973 con la vittoria al Giro d'Italia. Pronto a passare nei professionisti, con un contratto già in tasca con Colnago, la chiamata della Federazione per partecipare in azzurro al Tour dell'Avvenire in Francia. Dopo un periodo di tentennamento il ciclista di Arzago e suo fratello vi partecipano e Gianbattista trionfo all'arrivo di Parigi dopo aver staccato gli avversari sui Pirenei, nonostante un infortunio al ginocchio e i medici che volevano si ritirasse. La carriera da professionista è segnata dal primo Giro d'Italia che Gibì perdette dal "cannibale" Merckx per soli 12 secondi dopo essere stato in maglia rosa a lungo.
Un secondo posto che non lo ha fermato. "Ho vinto 99 gare in carriera, anche se qualcuna me l'hanno tolta...", ha raccontato ancora introducendo la rivalità con il tentino Francesco Moser. "Ai tempi ci salutavamo a fatica, adesso se ci incontriamo a qualche evento o cena si siede sempre vicino a me... Mi fa sorridere". Gli aneddoti di Gibì e del fratello Gaetano proseguono e raccontano tutta la sua carriera incantando i presenti.
La mostra resta aperta oggi e domani
La mostra "Forza Gibì", allestita dalla Pro loco di Arzago nella sala Padre Turoldo in piazza Indipendenza ad Arzago, resterà aperta ai visitatori oggi, sabato, dalle 17 alle 22 e domani, domenica, al mattino dalle 10 alle 12 e al pomeriggio dalle 17 alle 22. La dottoressa Patrizia Figliuzzi, presidente della Pro loco, e i suoi collaboratori hanno voluto ringraziare Gianbattista e Gaetano Baronchelli con un omaggio. All'inaugurazione della mostra sono arrivati tanti amici e conoscenti dell'ex campione di ciclismo - che da due anni e mezzo ha chiuso il suo negozio di biciclette ad Arzago -, una coppia persino da Torino per ritrovare il grande Gibì.