Cividate ricorda Don Elia, sacerdote calzolaio, a ventun’anni dalla scomparsa

Domani, sabato, il paese si ferma per onorare Don Elia, il fondatore del Sacro Cuore di Urbino

Cividate ricorda Don Elia, sacerdote calzolaio, a ventun’anni dalla scomparsa
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Domani, sabato, il paese si ferma per onorare Don Elia, il fondatore del Sacro Cuore di Urbino

Il programma della giornata

Alle 10 recita del rosario davanti alla tomba di don Elia nella cappella dei sacerdoti al cimitero. Alle 11 celebrazione della messa alla santella del Sacro Cuore nello stabilimento «Alltub». Ingresso in via Indipendenza. In caso di maltempo la messa sarà celebrata nella chiesa parrocchiale. Si chiude il ricordo con un pranzo conviviale in oratorio alle 12.30.

La storia del sacerdote

Elia Bellebono nacque a Cividate nel 1912, penultimo figlio di una famiglia molto numerosa e molto povera, ma ricca di fede. Fu in particolare la madre, donna devotissima, a crescere ed educare Elia e i suoi fratelli secondo i principi cristiani che le erano particolarmente cari. Dopo la terza elementare, a meno di 10 anni, il piccolo Elia abbandonò gli studi per aiutare e sostenere economicamente la famiglia, entrando come apprendista nella bottega di un calzolaio, mestiere che suo padre e suo nonno avevano svolto prima di lui e al quale ancora oggi alcuni membri delle nuove generazioni della famiglia si dedicano con passione. Ma gli insegnamenti della madre non cessano di guidare la vita del giovane artigiano che, a 28 anni, decide di entrare nel noviziato dei Gesuiti.

Il Sacro Cuore di Urbino

Dopo l’ordinazione sacerdotale don Elia fu mandato a risiedere all'eremo di Monte Giove nelle Marche, sede del convento dei Monaci Camaldolesi. Una vita straordinaria, che è stata di ispirazione anche per due libri, opera di un sacerdote gesuita e di un salesiano. È il 2 settembre del 1996 quando Don Elia, provato da una lunga malattia, si spegne nella sua cella delll'Eremo di Monte Giove. Il suo corpo viene portato a Cividate e, dopo i funerali, viene sepolto nella cappella dei sacerdoti al cimitero del paese, in attesa di essere un giorno traslato nella cripta del santuario di Urbino.

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